Mafia Capitale, la rete che gestiva gli appalti per i campi rom

01/07/2016 di Redazione

Mafia capitale, foto e filmati proverebbero il passaggio di denaro tra un imprenditore e una dirigente del comune di Roma per gli appalti per la bonifica dei campi rom. La magistratura capitolina ipotizza che sia esistita una rete all’interno del municipio, che truccava gli appalti per beneficiare un imprenditore amico.

CORRUZIONE PER APPALTI SUI CAMPI ROM, LA RETE IPOTIZZATA DAI MAGISTRATI

Nelle settimane scorse l’imprenditore Roberto Chierici è stato arrestato per una partita di appalti truccati dalla corruzione per l’assegnazione della bonifica dei campi rom. Su Repubblica di venerdì 1 luglio sono mostrate le foto dell’imprenditore che si reca nell’ufficio di una dirigente del Comune di Roma, Emanuela Salvatori, per portarle del denaro. I magistrati però ritengono che la presunta corruzione effettuata da Chierici coinvolga una vera e proprio rete. Sarebbero coinvolti anche l’ex capogruppo del PD a Roma Francesco D’Ausilio, e il suo capo staff Calogero Salvatore Nucera. Come riporta il Messaggero, nell’informativa dei carabinieri di Roma Eur si legge come

Dal 2013 esisteva «nell’ufficio Rom, Sinti e Caminanti, un comitato di malaffare costituito da funzionari, imprenditori e rappresentanti di cooperative sociali, operanti nella gestione delle risorse destinate al sostentamento della popolazione Rom. Gli investigatori parlano di «sodalizi criminali», capeggiati dalla dirigente Emanuela Salvatori e dall’imprenditore beneficiario Roberto Chierici, che in un anno avrebbe ottenuto appalti irregolari per più di due milioni.

LEGGI ANCHE

Corruzione al Comune di Roma: arrestati imprenditori e funzionari nella gestione dei campi Rom

GLI ALTRI NOMI DELLA  RETE IPOTIZZATA DAI MAGISTRATI

I magistrati hanno trovato conferme di diversi incontri tra Chierici e D’Ausilio. Secondo l’accusa i due politici si sarebbero prodigati all’interno del Comune per eliminare gli ostacoli alla assegnazione degli appalti per l’imprenditore.

L’asse D’Ausilio-Nucera intercede con Isabella Cozza, direttore del Dipartimento Politiche Sociali, «a loro assoggettata politicamente». I due riescono a ottenere lo sblocco dei fondi. Arrivano addirittura a paventare la rimozione dall’incarico della dirigente troppo onesta. I carabinieri sostengono che i politici «ricevono sistematicamente utilità come contropartita». La Salvatori si rivolge a D’Ausilio in continuazione

Share this article