Mediatrade, la sentenza: «Pier Silvio Berlusconi volle frodare il fisco»

15/06/2016 di Redazione

Il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi, figlio dell’ex premier, e il presidente Fedele Confalonieri avrebbero «persino apertamente» perseguito «l’effetto, univoco e fisiologico, dell’evasione fiscale» e ciò «è l’ unica chiave di lettura possibile delle loro condotte». Lo scrive la Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 17 marzo, ribaltando la sentenza di primo grado ha condannato entrambi a un anno e due mesi per frode fiscale nel caso Mediatrade (irregolarità nella compravendita dei diritti tv Mediaset).

 

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I giudici nelle motivazioni spiegano anche che Berlusconi jr e Confalonieri «appaiono meritevoli delle attenuanti generiche, in primo luogo per la loro incensuratezza, e poi perché hanno nella sostanza ‘ereditato’ gli effetti di un meccanismo fraudolento che non hanno concorso ad instaurare». «Considerato tuttavia che le loro consapevoli omissioni hanno prodotto il riflesso di natura fiscale per molteplici annualità (e per importi di rilievo), appare equa una pena base svincolata dal minimo edittale assoluto, e pari in concreto a un anno e nove mesi di reclusione, diminuita, per le concesse attenuanti generiche, alla pena finale di un anno e due mesi».

Il 17 marzo scorso la Corte d’Appello di Milano, oltre a condannare il vicepresidente di Mediaset Pier Silvio Berlusconi e il presidente Fedele Confalonieri, ha assolto gli altri imputati. In primo grado, nel luglio 2014, tutti gli imputati erano stati assolti. La Corte d’Appello aveva ritenuto i vertici di Mediaset responsabili del reato di frode fiscale limitatamente all’anno di imposta 2007. Per il 2006, aveva dichiarato il non doversi procedere per prescrizione e li aveva assolti per il 2008.

(Foto di copertina: AP Photo / Luca Bruno)

 

 

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