Vincenzo Nibali è maglia rosa! Il Giro d’Italia 2016 è suo

28/05/2016 di Boris Sollazzo

VINCENZO NIBALI MAGLIA ROSA –

Vincenzo Nibali che taglia il traguardo da sesto, a testa bassa, alla ricerca di ogni secondo su Valverde, dietro di lui in classifica, e Chaves, che era in maglia rosa. A poco meno di 2000 metri, alle 16.57, il siciliano aveva visto la fatica nei suoi avversari e la grinta e il sacrificio nei suoi gregari, Scarponi in testa (“devo fargli una statua” dirà il siciliano all’arrivo). E’ partito, come solo i capitani coraggiosi fanno, come solo chi sa affrontare trionfo e disfatta con grandezza sa fare. E ha macinato chilometri e secondi di vantaggio. Tagliato il traguardo, i genitori del suo avversario principale, venuti dalla Colombia, sanno già che loro figlio non ce la farà a mangiarsi lo squalo. E abbracciano Nibali, che ha rotto il loro sogno, si congratulano con lui.

Questo è il ciclismo. E il ciclismo è anche il piccoletto colombiano che dice “se lo è meritato, oggi non avevo la sua gamba. Sono felice e soddisfatto lo stesso, vincere non è la cosa più importante, nella vita conta altro: sono salito su una bicicletta a 8 anni e ora sono qua, non posso che essere orgoglioso del mio lavoro”. Lo dice col sorriso, mentre premiano il vincitore di tappa Taraamae, a Sant’Anna di Vinadio, 163 km durissimi e appassionanti (soprattutto gli ultimi 15).

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Domani si arriverà a Torino per la tappa conclusiva, ma si può dire: dopo la vittoria di ieri e il sesto posto di oggi, Nibali ha fatto il suo capolavoro: da quarto a primo, con l’Astana che ha fatto finalmente gioco di squadra e lui che ha stroncato gli avversari con l’impresa dolomitica della 19ima tappa e gli allunghi a strappo di oggi. Maglia rosa, quarto grande giro dopo la Vuelta 2010, il Giro 2013 e il Tour 2014.
Ormai lo Squalo è leggenda, con le sue lacrime ieri e lo sguardo stupido e pieno di infantile felicità oggi. Un campione fragile e allo stesso tempo fortissimo.

E soprattutto uno che non ha paura di nulla “Ora il Tour, dove c’è un gran campione come Aru, e poi le Olimpiadi a Rio”.

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