Boschi e la pretestuosa polemica sull’Anpi e i partigiani

Ed anche oggi abbiamo la nostra polemica strumentale. Ed inutile. Dopo aver passato un fine settimana intero commentando la presa di posizione di un universitario che ha letto alcune contestazioni alla riforma costituzionale in presenza del ministro Maria Elena Boschi, spacciando una cosa normalissima per chissà quale atto rivoluzionario, domenica è “scoppiata” una nuova – noiosa – polemica.

Il fatto lo conoscete. Maria Elena Boschi, ospite di Lucia Annunziata su Rai Tre, parlando del referendum sulla riforma costituzionale, si è soffermata pochi secondi anche sull’Anpi, distinguendo tra il direttivo Nazionale, e i partigiani “veri” che l’ha resistenza l’hanno fatta sul serio.

Ora, intorno a questa frase, che riportiamo di seguito, è stata fatta una vera e propria strumentalizzazione, ad iniziare da Pier Luigi Bersani, ex segretario del Pd, che – dopo tre anni – evidentemente ancora non si è fatto una ragione di non essere più il leader del centrosinistra.

Ecco le parole della Boschi, prima in un video, poi messe nero su bianco.

“Anpi, sicuramente come direttivo nazionale ha preso una linea, poi dentro Anpi ci sono molti partigiani quelli veri quelli che hanno combattuto la resistenza, non le generaizoni successive, che votano si alla riforma”

Insomma, non è vero che il ministro Boschi, come riportato da alcuni, ha detto che i partigiani veri sono quelli che voteranno si alla riforma e che quelli che non la votano sono falsi partigiani. Ha messo in luce una piccola ma significativa diversità, tra quello che hanno deciso i vertici di Anpi e i «molti partigiani» che invece hanno detto che voteranno la riforma. Come – ha poi proseguito – molti elettori del M5S o di Forza Italia potrebbero votare Si al referendum.

Oltretutto che all’Anpi il ministro Boschi non stia particolarmente simpatica lo avevamo scoperto un anno fa, quando i vertici locali dell’Anpi non vollero il ministro per le riforme a celebrare il 25 Aprile ad Alessandria, e il fuoco di fila che oggi arriva dai vertici dell’associazione verso la riforma quindi non sorprende.

Sorprende, invece, la capacità della sinistra del Pd di imbarcarsi in polemiche pretestuose e poco significative. Con tutto il rispetto, il paese sembra oggi abbastanza indifferente a questa polemica, rivolta essenzialmente ad un pezzo di schieramento interno al centrosinistra. Si conferma, anche questa volta, che la sinistra del partito democratico sembra tutta orientata alle polemiche interne, perché la partita, l’unica partita a cui Bersani&Co. sono interessati, riguarda la guida del partito democratico. Non avendo mai accettato il risultato delle primarie del 2013, quando Cuperlo prese solo il 18%, ora la loro ossessione è “riprendersi” quello che nella loro testa è “loro”, ovvero il Partito.

Ma da questa polemica, esce l’ulteriore conferma sul tafazzismo di sinistra. Riuscire a dividersi e a litigare sui partigiani, nel 2016, è un qualcosa che appartiene alla storia recente del centrosinistra. Con i cittadini che guardano probabilmente basiti

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