Lo studio rivela: «Più sono indebitati, più i giornali danno ragione alle banche»

17/05/2016 di Redazione

Le banche condizionano la stampa. Più sono indebitati, più i giornali danno ragione agli istituti di credito. Non è il giudizio avventato di un lettore deluso da una linea editoriale, ma quanto dimostrato da uno studio realizzato dall’economista di fama internazionale Luigi Zingales, ex membro del cda di Eni e Telecom, docente a Chicago ed editorialista per Corriere della Sera e Sole 24 Ore.

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I QUOTIDIANI INDEBITATI CONCORDANO CON LE BANCHE

Nel suo lavoro Zingales ha analizzato la copertura data dai principali giornali italiani e stranieri a due grandi avvenimenti finanziari, ovvero la riforma delle banche popolari e la nascita del fondo salva istituti. Poi ha classificato in negativi, neutri e positivi gli articoli pubblicati nei primi dieci giorni. Infine, ha collegato il giudizio espresso da ogni giornale al livello di indebitamento. È quindi emerso che i quotidiani maggioramente esposti nei confronti delle banche sono stati più critici verso la riforma sgradita alle banche (quella delle popolari) e più favorevoli a quella gradita (il fondo salva istituti). Lo racconta Carlo Di Foggia sul Fatto Quotidiano:

Il risultato è stato pubblicato su promarket.org , il blog dello Stigler Center della Chicago Booth School of Business (da lui diretto). Cosa è emerso? Che i giornali più legati agli istituti sono quelli che sono stati più critici sulla riforma delle popolari (sgradita alle banche) e i più entusiasti su Atlante (gradito alle banche). “Pure quelli non molto indebitati hanno motivi per essere influenzati dagli interessi delle banche – si legge –. Per esempio, Il MessaggeroeIl Mattino sono di Caltagirone, un industriale che ha una quota in Unicredit (la più beneficiata da Atlante, ndr). L’Editoriale L’Espresso è controllata da De Benedetti che, durante il periodo considerato, ha negoziato con le banche per Sorgenia, una sua controllata. Il solo giornale che non è molto indebitato o dipendente dalle banche per altre ragioni è Il Fatto Quotidiano”. I giornali internazionali hanno invece fatto il contrario, lodando la riforma e criticando Atlante.

Secondo Zingales i risultati dello studio confermano che ci sono dei rischi per il dibattito democratico:

“I dati sono ancora troppo scarsi per un giudizio definitivo – spiega Zingales – ma certo emerge che più i quotidiani sono indebitati, più concordano con le banche. Così la competizione non sembra aver funzionato bene perché non c’è diversità di interessi. Nessun giornale aveva un interesse anti-banche. Questo non giova al dibattito democratico”.

(Foto di copertina: SNAIDERO / ANSA / PAT)

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