Alice attraverso lo specchio: torna Johnny Depp con il cappellaio matto – RECENSIONE

Alice attraverso lo specchio

Ci sono stati grandi festeggiamenti l’anno scorso in terra d’Albione per celebrare i 150 anni di Alice nel paese delle meraviglie. Spettacoli, eventi, un musical scritto da Damon Albarn, frontman dei Blur. Insomma, cose in grande stile per uno dei romanzi per ragazzi più famosi e amati di tutti i tempi. Sarà per questo che la Walt Disney ha deciso di far uscire il seguito delle avventure di Alice a 2015 finito. Per il profondo rispetto che porta alla memoria di Lewis Carroll.

Nel 2010 Alice in Wonderland di Tim Burton fu un clamoroso successo, un miliardo di dollari al box office mondiale, spicciolo più, spicciolo meno. Un trionfo di 3D e computer graphic, spiritualmente lontano dall’eroina letteraria e dal suo creatore, ma anche dagli abituali standard del cineasta che ci ha regalato Edward Mani di Forbice e La sposa cadavere. Opera normalizzata, politicamente corretta, tendenzialmente sbagliata nelle intenzioni e nella messa in scena, resa ulteriormente problematica da un Johnny Depp senza controllo nei panni del Cappellaio Matto. Che è matto, non scemo.

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Alice attraverso lo specchio TRAMA

Sarà per questo che per una volta squadra che vince si cambia. Burton va in panchina e produce, subentra James Bobin che porta con sè il suo fuoriclasse, Sacha Baron Cohen, per cui dirigeva The Ali G Show. Buona mossa, perchè il mattatore è lui, narcotizzando Depp che alla fine ne trae addirittura giovamento. Trio femminile confermato, con la bionda Mia Wasikowska nei panni di Alice, Helena Bonham-Carter Regina Rossa (alla conferenza stampa per la premiere londinese non c’era, forse vedere l’ex marito Tim non è molto piacevole) e Anne Hathaway Regina Bianca.

Un mare in tempesta, un galeone inseguito da altre navi che lo cannoneggiano. Alice è al comando e con un’audace manovra salva natante e carico. Non è un sogno, ma la realtà, la ragazza ha preso il posto del padre, cosa che non piace alla mamma. Ma poco importa, ci sono cose più importanti del salvare la propria genitrice da una vita di stenti. Il Cappellaio sta male, vive nel rimorso d’aver perso la famiglia. Alice dovrà tornare indietro nel tempo delle meraviglie per scoprire cosa è successo e salvare il folle, non molto a dire il vero amico.

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Alice attraverso lo specchio RECENSIONE

Questa la trama di Alice attraverso lo specchio, in soldoni. Ben poco in comune con l’opera di Carroll, ma sarebbe stato inutilmente complesso. Meglio virare su una storia a cui non difettano idee e azione, sicuramente più indicata per raggiungere un vasto pubblico. Valori fondanti, la famiglia innanzitutto, come tradizione Disney insegna. Bobin ci mette del suo, concedendosi alcuni momenti di caustica ironia, soprattutto grazie al bel personaggio cucito addosso a Baron Cohen, il Tempo, eterno, narciso ed egocentrico (“Mi sono ispirato a Donald Trump” ha dichiarato Mr. Borat)’ e a una sempre meravigliosa Bonham-Carter. Purtroppo non basta, anche perchè il controaltare sono un Depp sin troppo misurato, una sciapa Wasikowska e una insopportabile Hathaway smorfie e mossettine.

Alice attraverso lo specchio non ha il peso cinematografico dimostrato dagli altri live action del nuovo corso Disney, Il libro della giungla su tutti, quello veramente magnifico, e ha l’ulteriore problema di non raggiungere un target preciso, troppo adulto per i più piccoli e non abbastanza strutturato per un pubblico cresciuto che da una storia del genere cerca ben altri sottotesti e suggestioni.

Ragazza interrotta, la povera Alice, che ha avuto le sue migliori riduzioni nelle sue forme più transmediali, dal meraviglioso e visionario videogame firmato American McGee, ai videoclip. Se volete rinfrescarvi la memoria, ecco due consigli: “What You Waiting For?” di Gwen Stefani e “Don’t Come Around Here No More ” di Tom Petty and the Heartbreakers. Saranno viaggi più brevi, ma più interessanti.

Photocredit copertina ANSA-NEWZULU

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