Alfano: «Referendum? Si voti in due giorni come per le Amministrative»

16/05/2016 di Redazione

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Già annunciata per le Comunali, in attesa del decreto legge in arrivo che permetta il voto anche lunedì 6 giugno, ora la proposta di votare in due giorni è stata rilanciata dal ministro dell’Interno Angelino Alfano anche per il referendum costituzionale.

VOTO IN DUE GIORNI PER LE COMUNALI. ORA ALFANO LO PROPONE PER IL REFERENDUM COSTITUZIONALE

Una scelta contestata perché, come ha ribadito l’ex premier Enrico Letta, comporterebbe un costo extra di 120 milioni:

Referendum costituzionale

Alfano però guarda già avanti, come riporta il quotidiano La Repubblica:

«Mi sembra giusto che il quesito d’autunno, che può realizzare la più grande riforma dopo la Costituente, si voti anche il lunedì», dice il ministro dell’Interno in un’intervista all’”Arena di Verona. Alfano non esclude neanche una legge che ripristini sempre i due giorni di voto: «Ne discuteremo», annuncia. La parola del titolare del Viminale non è certo ininfluente. Dipendono dal ministero dell’Interno, infatti, le regole elettorali, compresi i giorni di votazione. E fin dal primo momento in cui si erano ipotizzate le urne anche per il 6 giugno e il 20, si capiva che la formula avrebbe potuto essere bissata al referendum sulla legge Boschi. Significa naturalmente favorire la partecipazione, ovvero ridurre il fenomeno dell’astensionismo criticato da tutte le forze politiche. Una misura dunque che appare inattaccabile, sostenuta da tutte le forze politiche, anche quando, come nel caso delle comunali, viene presa nel pieno della campagna elettorale, con le liste già presentate.

 

Resta però il nodo dei costi, evocato da Enrico Letta, con il raddoppio che va contro la logica della spending review:

Il turno in una sola giornata costa circa 300 milioni, quando al voto è chiamato l’intero corpo elettorale. Una cifra che comprende i compensi per gli scrutatori, gli straordinari garantiti alle forze dell’ordine e ai militari che presidiano i seggi e ne garantiscono la sicurezza, l’organizzazione tecnica delle urne, dalle schede alle liste elettorali, ai contenitori dei voti espressi. La seconda giornata non raddoppia i costi, cioè non costa altri 300 milioni. Il maggiore costo si può quantificare invece in 100 milioni aggiuntivi. Sempre che alle urne siano chiamati tutti gli elettori, come avviene per le politiche o per i referendum. È un gioco che vale la candela? A dare retta al coro di tutti i partiti contro la disaffezione dei cittadini per le urne, sì. La percentuale di affluenza è destinata crescere, sicuramente. Così, il decreto oggi si farà senza sollevare polemiche. Anzi, la richiesta all’esecutivo è arrivata direttamente dalle opposizioni, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia. Ma il provvedimento del consiglio dei ministri si limiterà, almeno per ora, al turno amministrativo e non riguarderà il referendum.

 

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