Gomorra 2, quelli che non la pensano come Roberto Saviano

Ieri su Sky Atlantic ha debuttato Gomorra 2. Roberto Saviano, autore dell’omonimo libro che descrive le dinamiche dei clan campani, ha lanciato la nota serie tv sui social. Qualcuno però ha cercato di commentare sotto lo status offrendo un diverso punto di vista. Si tratta di un barista siciliano che spiega come in realtà la serie cambi la visione delle cose.

Fino a quando si trattava di un libro, fino a quando era il teatro, il fine era la denuncia. Con il film si era già fuori strada. Con la “fiction” il risultato è che i ragazzetti vengono al locale parlando e imitando quelli che nella realtà sono degli sporchi criminali e assassini e grazie alla serie TV sono diventati i loro idoli. Degli esempi cazzuti da seguire. Sappia sig. Saviano che sono questi i risultati del suo lavoro, ben lontani da quell’azione di denuncia per cui l’ho sempre stimata. Perché non fare una fiction sulla vita di Peppino Impastato allora? Perché non una su Pippo Fava? Perché non ricordare e raccontare a questi giovani le vite di grandi personaggi come Falcone, Borsellino, Mario Francese o chissà quale altra vittima di mafia dimenticata? Vorrei che i ragazzi venissero al bancone emulando Rostagno e non il più pezzente dei camorristi di Scampia.
Un barista siciliano sdegnato e amareggiato.

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ROBERTO SAVIANO E L’AMAREZZA DEI SUOI FAN PER GOMORRA 2

L’utente Hmora non è il solo a pensarla in questo modo. «No mio caro Saviano – commenta Luca – era un “progetto “quando scrivesti il libro, sopravvisse alla trasposizione cinematografica perché, anche se odio i luoghi comuni, il cinema è per pochi: quel cinema, fatto in quel modo li è per pochi; ma con ” Gomorra – La serie” le cose cambiano, e con l’inizio della seconda stagione si è confermato un semplice prodotto mediatico di intrattenimento. Nient’altro. Non attribuiamoci meriti che non gli spettano». «Caro Saviano – commenta Ernani – ma lo sai quanta gente vedendo sta schifezza si fa l’idea che a Napoli Ciro e Savastano sono la normalità». E ancora: «Lessi il tuo libro tutto d’un fiato. Per me significava una forte denuncia contro tutto questo schifo che ci sta divorando. Poi è arrivata la prima stagione della serie tv e adesso la seconda! Allora ho capito che è stata tutta un’illusione», ha concluso Elisabetta.

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Gomorra 2 è una serie tv e come tale, chiaro, va presa. Appassiona tanti spettatori e la creatura di Stefano Sollima è un ottimo prodotto televisivo. Tra la sana ironia che si è sempre fatta sull’opera distribuita su Sky e il confine dell’emulazione da “Il Padrino” c’è un mondo. Eppure in tanti ieri hanno criticato il post di uno scrittore simbolo della lotta contro le mafie. Amarezza su una pellicola che, durante le riprese, ha anche coinvolto realtà locali che affrontano la loro guerra quotidiana tra mille piccoli Savastano. I fan di Saviano sono semplici guastafeste? Si tratta di benaltrismo? Oppure c’è bisogno di raccontare la Gomorra di oggi? E se sì come? «Prima se ne parlava nei teatri del libro», spiega tra i commenti il barista siculo. «Si facevano dibattiti in tv – ha aggiunto – sulla camorra e i Casalesi. Adesso chi ne parla e di cosa? Non credo che alle 22:45 finita la pubblicità di Sky, ci saranno le famiglie riunite intorno al tavolo a discutere sul mostro che è la camorra o la mafia. Trovo più verosimile l’ipotesi di tanti ragazzi intenti a raccontarsi le ultime gesta del capo clan della nuova “fiction”».

(in copertina foto ANSA/UFFICIO STAMPA)

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