«Portami due fionde»: così i sospetti terroristi parlavano delle armi

11/05/2016 di Redazione

Spuntano nuovi dettagli sull’operazione condotta ieri a Bari che ha portato al fermo di tre rifugiati afghani, sospettati di stare progettando attentati terroristici in Italia: il Corriere della Sera riporta, in un articolo a firma Giovanni Bianconi, stralci delle intercettazioni di uno dei giovani facente parte della presunta cellula jihadista, che che userebbe la parola “fionde” per riferirsi a delle armi:

Nel cellulare di Hakim Nasiri — il ventitreenne dell’autoscatto col sindaco di Bari, l’unico inquisito per terrorismo, arrestato — sono state trovate sue istantanee del luglio scorso mentre imbraccia un fucile d’assalto M16 (non si sa se vero o finto), e sul suo profilo Facebook ci sono foto di un mitra kalashnikov. Armi non sono state trovate, ma nelle intercettazioni telefoniche si sente Gulistan Ahmadzai, afghano di 29 anni arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, accennare «fionde». In un colloquio recentissimo, registrato la settimana scorsa, Gulistan dice: «Senti, lì come me le puoi far trovare? Come si chiamano… due fionde!… Mi servono per una cosa molto importante, zio mio! Lì, avevo molto aiutato quei ragazzi e figli di p…, che non lavorano bene, e ora mi mandano parolacce!». Secondo gli inquirenti le «fionde» sono armi, che Gulistan voleva procurarsi «per risolvere contrasti per la gestione dell’attività di traffico di clandestini poiché dei soggetti, saputo del suo allontanamento, pare abbiano preso la gestione degli affari illeciti estromettendolo dai guadagni».

NEI CELLULARI LE FOTO DEGLI OBIETTIVI DEGLI ATTENTATI?

Nei cellulari dei tre fermati, così come in quelli dei due sospettati ancora in fuga, sono state ritrovate anche foto di armi, di soldati statunitensi mutilati e filmati di guerra e campi di addestramento dell’Isis:

«La documentazione fotografica e video — scrivono i pubblici ministeri nell’ordine di arresto — è relativa non a luoghi di valore turistico visitati (Roma a parte, ndr), ma a veri e propri sopralluoghi compiuti insieme, di luoghi e personaggi istituzionali. Le immagini possono essere lette (nella pluralità delle stesse, unitamente al materiale informatico) solamente come sopralluoghi da parte della cellula al fine di commettere attentati».

TRAFFICO DI MIGRANTI

Il sospetto degli inquirenti è che dietro a tutto questo possa esserci anche il traffico di migranti:

Le telefonate dimostrano un’intenso traffico di migranti irregolari sulla rotta balcanica (con tariffe che variano da 1.200 a 3.700 euro a persona, mentre per un più agevole passaggio del confine francese ne bastano 700). I clandestini vengono definiti «cose», «piccioni», «capre o pecore». Il 22 marzo scorso — giorno degli attacchi terroristici a Bruxelles — Gulistan lamenta che «il lavoro è rimasto tutto bloccato», ma l’interlocutore insiste: «Ho quattro cose, quanto vuoi?… Stanno qui a Esfahan (Iran)… Vogliono andare attraverso il mare in Grecia». Gulistan avverte che «la via della Grecia è bloccata», ma quello insiste: «Vogliono arrivare in Italia»

(Photocredit copertina: ANSA)

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