Referendum costituzionale, Napolitano: «Se vince il No, paralisi per le riforme»

03/05/2016 di Redazione

Giorgio Napolitano sul referendum costituzionale di ottobre non usa mezze misure. «Il No comporterebbe la paralisi definitiva, la sepoltura dell’idea di revisione della Carta», dice oggi l’ex presidente della Repubblica. In un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo per Il Corriere della Sera il senatore a vita critica chi vorrebbe usare la consultazione per far cadere il governo Renzi:

Sulla riforma costituzionale emerge un fronte vasto del No. Che impressione le fa?

 

«Vedo tre diverse attitudini. Quella conservatrice: la Costituzione è intoccabile, non c’è urgenza né bisogno di rivederla. Quella politica e strumentale: si colpisce la riforma per colpire Renzi. E quella dottrinaria “perfezionista”. Dubito molto che tutti i 56 costituzionalisti e giuristi che hanno firmato il manifesto contro siano d’accordo su come si sarebbe dovuta fare la riforma. Ma questa è una posizione insostenibile: perché il No comporterebbe la paralisi definitiva, la sepoltura dell’idea di revisione della Costituzione».

 

Intende dire che si sta saldando nel Paese un fronte conservatore?

 

«Non bisogna fare di ogni erba un fascio tra coloro che esprimono riserve, fanno valutazioni contrarie, fanno campagna per il No. Occorre rispetto per le riserve; per quanto se ne siano espresse in Parlamento con grande abbondanza. Non dimentichiamo quanto tempo è stata discussa dalle Camere la legge di riforma, quante consultazioni sono state fatte con l’esterno, quanti emendamenti sono stati avanzati, sia pure spesso per ostruzionismo. Occorre rispetto per chi obietta che ci sono elementi non ben risolti: del testo approvato si continuerà a discutere. Una volta confermata la legge, bisognerà mettersi al lavoro per costruire davvero questo nuovo Senato, e trarre dall’esperienza ogni possibile conseguenza».

 

Non sarebbe stato meglio mantenere l’elezione diretta?

 

«In Europa non esiste quasi più nessun esempio di Senato eletto direttamente dai cittadini: un elemento di base per farne il doppione della Camera. In Germania il Bundesrat è fondato sulla rappresentanza dei Laender, in Austria pure. In Francia esisteva un Senato come in Italia; ora non è più eletto direttamente, ma dai rappresentanti delle Regioni e dei Comuni».

 

La nostra Costituzione è davvero superata, secondo lei?

 

«La prima parte esprime in piena luce principi e valori fondamentali di convivenza civile e politica. La seconda parte, sull’ordinamento della Repubblica, ha presentato da subito gravissime fragilità. Nell’equilibrio dei poteri l’esecutivo è stato fin dall’inizio debole. I costituenti avevano previsto la necessità di dispositivi per evitare l’instabilità dei governi e le degenerazioni del parlamentarismo; ma questi dispositivi non sono mai arrivati. Presto apparve chiaro che il bicameralismo paritario era indifendibile. Siamo in ritardo gravissimo. I tentativi sono stati molti: la bicamerale presieduta da Bozzi, la commissione De Mita-Iotti, la commissione D’Alema, che vide collaborare tutte le forze politiche e fu silurata alla fine. Se si affossa anche questo sforzo di revisione costituzionale, allora è finita: l’Italia apparirà come una democrazia incapace di riformare il proprio ordinamento e mettersi al passo con i tempi. E questo lo devono capire tutti; anche quelli che vorrebbero usare il referendum per far cadere Renzi».

(Foto di copertina da archivio Ansa. Credit:  Maria Consiglia Izzo / Pacific Press via ZUMA Wire)

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