I 5 motivi che possono spingere Berlusconi verso un Nazareno bis

29/04/2016 di Alberto Sofia

Il Cav smentisce un suo ritorno, mezza Forza Italia lo teme come uno spauracchio, gli ex alleati ora “picconatori” Lega e FdI lo evocano per spingere Meloni al Campidoglio. L’ombra del Nazareno, il patto tra Renzi e Berlusconi archiviato nei giorni dell’elezione di Mattarella al Quirinale, si insinua ora nella campagna elettorale per le Amministrative.

Corsi e ricorsi storici, non è una novità. Almeno per gli oppositori del Cav e gli ex dissidenti azzurri «Quell’intesa non è mai morta…», denunciavano Fitto e i suoi seguaci ai tempi della scissione di Conservatori e Riformisti da FI. Ora a Roma finiranno per trovarsi a sostenere lo stesso candidato: Alfio Marchini. Al contrario, Salvini e Meloni denunciano il possibile «inciucio»: «Il ritiro di Bertolaso? Ci aspettiamo un’ulteriore semplificazione con la convergenza di Marchini e FI su Giachetti». Dal centro invece non manca chi – dagli alfaniani all’Udc di Casini – corteggia il Cav per riunire un centrodestra moderato, accanto al riformismo di Renzi. Berlusconi per ora si nega, smentisce di voler fare regali al premier. Così come di voler riabbracciare quel patto architettato da Denis Verdini, ora stampella renziana dopo il divorzio dallo stesso Cav. Ma in casa azzurra non tutti si fidano: «Non è che per salvare le sue aziende si è convinto di dover tornare alla pax?», è l’incubo ricorrente tra i corridoi parlamentari. Ecco perché il Cav potrebbe scegliere, magari dopo Comunali e referendum costituzionale, di cambiare strategia.

1) La regia del Cav per riunire i moderati accanto a Renzi contro l’asse lepenista

Matteo Salvini Milano
ANSA

«Sarà una rottura definitiva tra Berlusconi e l’asse Salvini-Meloni? Ma no, avremo modo di ricomporre la frattura. In fondo a Milano il centrodestra sarà unito con Parisi», spiegano da Montecitorio fonti azzurre. Più che altro, però, è quanto si augurano quegli amministratori (come Toti) e quei parlamentari eletti al Nord che temono che la rottura con la Lega metta a rischio sia la possibile rielezione futura che l’equilibrio nelle giunte. Ma è chiaro che le frizioni delle Amministrative a Roma non saranno semplici da ricomporre. Ma non solo. Come dimostrarono i fischi incassati nella piazza di Bologna, per l’elettorato lepenista non c’è spazio per il Cav. Rappresenta un centrodestra da superare, archiviato dal rampante Salvini. Tradotto,  Berlusconi –  tra l’altro ancora incandidabile e ormai sulla soglia degli 80 anni – non potrebbe che fare da comprimario accanto a Salvini e Meloni. Quasi sopportato. E deriso: «Il tempo passa per tutti».

Per questo – «sempre se il Cav avrà ancora interesse», azzardano in Transatlantico – Berlusconi può invece aspirare a riunire quei moderati che, accanto a Renzi, hanno un estremo bisogno di ritrovare un leader. Perché nessuno – né Alfano, né Casini, né lo stesso Verdini – sembra avere quelle capacità di “federatore” da sempre riconosciuta al Cav. Dal centro non a caso lo corteggiano, anche se tutto è ancora “prematuro“, ha spiegato lo stesso Alfano. Ma se Renzi, come rivendica, non cambierà la legge elettorale, riunire le forze moderate sarà obbligatorio per superare l’asticella della soglia di sopravvivenza. Per poi proseguire con il premier quel percorso di riforme da una posizione di non (totale) subalternità. E sostituire con i propri voti quella minoranza Pd che si mette di traverso al premier.

2) La stabilità, le aziende, il pressing di Confalonieri e Letta

Confalonieri

Berlusconi lo smentisce, nega i possibili “ricatti di Renzi” al premier sulle aziende evocati da Salvini. Ma non è certo un mistero che i fedelissimi Gianni Letta e Fedele Confalonieri, così come il suo impero aziendale non abbia mai digerito lo strappo del patto del Nazareno. Dalla partita Mediaset con «la legge sui diritti tv» sbandierata dallo stesso leader del Carroccio, passando per le nuove norme sul conflitto d’interesse già approvate alla Camera e al capitolo prescrizione-giustizia, diversi sono i capitoli spinosi per il Cav sull’agenda del governo. Renzi i numeri parlamentari li ha. E ha già mostrato più volte la capacità di portare a fondo quel che considera vada approvato: dal Jobs Act alle Unioni Civili, ma non solo. «Io ricattato da Renzi? Una stupidaggine assoluta. Quella parte politica ha consentito da anni il dumping alla Rai che ha penalizzato le mie reti e ha reso l’editoria in condizioni veramente pericolose», si è difeso Berlusconi dalle accuse. Ma da tempo l’area più moderata di Fi gli consiglia di abbandonare la linea dello scontro totale con il premier, la linea dell’opposizione alla Brunetta. E allontanarsi dal lepenismo. Gli stessi Letta e Confalonieri avrebbero avuto un ruolo decisivo anche nella scelta di abbracciare Marchini in vista delle Comunali a Roma.

3) Riforme e referendum

Riforma costituzionale

Immaginare un nuovo dietrofront sulle riforme costituzionali di Forza Italia e Berlusconi, approvate in ultima lettura in Parlamento in attesa del referendum di ottobre, è ormai complicato. Improbabile, forse impossibile. Ma, il Cav, si sa, è politico realista. Abituato ai colpi di scena, proprio come l’ultimo nella partita delle Comunali a Roma.

Non va dimenticato come, prima della sconfessione del Nazareno, il partito del Cav abbia avuto un ruolo decisivo nella scrittura del disegno di legge Boschi. Votato da Fi, prima che Berlusconi sbandierasse i presunti rischi di “deriva autoritaria” post-rottura nazarena. In fondo, è quello che rivendicano Denis Verdini e i suoi seguaci per giustificare l’addio a FI per abbracciare Renzi: «Quelle riforme sono le nostre, noi le rivendichiamo». Ora pronti, dopo l’entrata di fatto in maggioranza, a partecipare attivamente ai comitati del “” per la consultazione referendaria. Lì dove Renzi ha intenzione di formare la nuova classe dirigente. Una parte di Fi ha sempre mal digerito lo stop al percorso condiviso di riforme con Renzi. Se strappo definitivo sarà con Lega e Fdi, immaginare l’ennesimo colpo di scena potrebbe non essere così fantapolitico. Anche perché, nel fronte del “no”, Berlusconi rischia di trovarsi a sua volta isolato, in mezzo a un asse eterogeneo, dai lepenisti di Salvini-Meloni al M5S, fino a Sinistra italiana. E con il rischio di scomparire politicamente in caso di sconfitta e una vittoria larga dei “sì”.

4) Il ruolo di padre nobile 

Italy: Silvio Berlusconi meets his supporters in Palermo

Ma qualche spazio per ritrovare un’intesa larga potrebbe esserci anche dopo il referendum costituzionale, magari se il risultato non sarà così netto. Perché comunque un’eredità Berlusconi e la sua stagione l’hanno comunque lasciata, rivendicano da ALA. Il Pd di Renzi non è più quello di Bersani. Dal rapporto con la magistratura (sfidata dal premier), al tema del lavoro (con il superamento dell’articolo 18), fino alla finanza (basta pensare alle polemiche sull’aumento del tetto all’uso dei contanti), molti sono i punti di possibile contatto. «Renzi ha il coraggio di fare quella rivoluzione liberale che Berlusconi aveva soltanto promesso. Tra Salvini e Renzi, non possiamo che scegliere di stare con il premier», è il mantra ripetuto dai verdiniani. Tornando alla pax nazarena il Cav potrebbe provare a intestarsi, nei panni del “padre nobile”, il percorso  che ha portato alla stagione renziana.

5) Mettere in difficoltà il premier con il suo “abbraccio”

Elezioni Amministrative Roma

In fondo, c’è anche un altro scenario, anche se più complicato. Perché se a destra lo spazio politico è occupato da Salvini-Meloni, Berlusconi, obbligato a guardare verso il centro, potrebbe anche scegliere di ricreare le condizioni per una pax nazarena anche soltanto per provare a mettere in difficoltà il premier. Quasi, un “bacio di Giuda“, come immaginavano pure dentro Fi in tempi di riforme condivise. Si sa che un solo complimento dell’ex Cavaliere a Renzi, farebbe insorgere un pezzo di sinistra Pd. Se addirittura si tornasse al Nazareno Renzi dovrebbe vedersela con una vera e propria rivolta. Tutto mentre Berlusconi, invece, potrebbe cominciare a porre le basi per un nuovo centrodestra moderato alternativo al renzismo.

Certo, Renzi è politico astuto. Perché, una volta approvate le sue riforme, dovrebbe cedere a un ritrovato abbraccio del Cav? Meglio puntare, al massimo, al suo elettorato. Tradotto, per Berlusconi una nuova intesa potrebbe essere quasi un’impresa.

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