Beppe Grillo: «Gianroberto Casaleggio è morto a causa dei giornalisti»

27/04/2016 di Redazione

Gianroberto Casaleggio, dice Beppe Grillo nella data catanese di Grillo Contro Grillo, «è morto per quegli articoli dei giornali», proprio le stesse testate che ora lo incensano e lo ricordano: verso tutte, Casaleggio aveva sporto querela. E sarebbe quindi inspiegabile, dice il comico, tutto l’interesse della stampa dopo il decesso del fondatore del Movimento: come al solito, dice Grillo, si tratterebbe di interesse strumentale. D’altronde le parole del comico rivolte ai giornalisti presenti in sala non sono certo tenere.

BEPPE GRILLO: «GIANROBERTO CASALEGGIO E’ MORTO A CAUSA DEI GIORNALISTI»

Repubblica Palermo aveva un reporter al teatro Metropolitan di Palermo.

La frase choc arriva assieme al ricordo commosso. Beppe Grillo parla degli editoriali scritti dopo l’addio di Casaleggio e ricorda che “tutti i giornali che li hanno pubblicati erano stati querelati da Gianroberto”. E il comico, nel ricordare l’amico scomparso, traccia il profilo di un uomo che ha sofferto le critiche della stampa: “E’ morto per quegli articoli”. Dice proprio così, Grillo, nel bel mezzo dello spettacolo di Catania che racconta il conflitto interiore fra lo showman e il politico ma accoglie pure un nuovo atto d’accusa – pesantissimo – nei confronti dell’informazione. A volte ironico: “Per chi lavori tu? Per Repubblica?”, chiede il fondatore di M5S prima di buttarsi all’indietro sul palco a braccia allargate.

 

Manca, Casaleggio a Beppe Grillo – dice il comico: nei suoi gesti semplici, come l’essere un collezionista di Tex e un esperto di libri Urania: sono queste le cose di cui Grillo parlava con Casaleggio, e per cui, continua il comico, “gli manca molto”.

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Nel resto dello spettacolo, Grillo, al solito, si connette al territorio che visita: e la Sicilia, dice Grillo, non ha davvero nulla da invidiare ad altre regioni d’Italia.

Per la Sicilia Grillo ha parole al miele: “Avete tutto, questo è uno dei pochi posti dove vale la pena vivere. Fate uno scavo e trovate un normanno, un altro e spunta un mafioso”. Ma la mafia, l’ha ripetuto nei giorni scorsi, è “emigrata al nord”. Qui, sul palco del Metropolitan, rimane solo oggetto di scherno: il comico immagina Matteo Messina Denaro arrabbiato con il proprio figlio (“testa di c. perché non vai in tivù pure tu?”) e dice che “in un’associazione a delinquere ormai trovi un notaio, un commercialista, un banchiere e non per forza un delinquente”.

 

Le elezioni siciliane si avvicinano (si terranno nel 2017) e il Movimento è sicuro di ottenere un buon risultato, visti anche i magri risultati in termini di consenso della giunta presieduta da Rosario Crocetta – quello che (ricorda Grillo, testualmente) – si faceva gli “sbiancamenti anali”. L’incoronazione del candidato in pectore, Giancarlo Cancelleri, è esplicita.

l resto risiede invece nella benedizione che il vate ligure dà ad alcuni militanti, facendo ingoiare loro grilli veri, con il caramello sopra, come fossero delle ostie. L’ultimo della fila è il deputato siciliano Giancarlo Cancelleri: “Tu diventi me – gli dice – Tu diventi leader”. Ed è, con toni da show, un’investitura a tutti gli effetti, in vista della ricandidatura a governatore di Cancelleri. Un altro abbraccio è per Andrea Bortoli, il notaio che a Favara ha inventato il Farm cultural park: “Quest’uomo ha preso un quartiere ad altissimo tasso di criminalità e l’ha riqualificato”.

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