Perché un sopravvissuto di Utoya è “felice” che i diritti umani di Breivik siano stati riconosciuti

21/04/2016 di Redazione

Una persona si è salvata dalla mano di Anders Breivik, l’estremista di destra norvegese che nel luglio 2011 uccise 77 persone. Bjorn Ihler si trovava all’isola di Utoya ed è stato uno dei pochi ad evitare la sparatoria. Ora il tribunale di Oslo ha stabilito che i diritti umani di Breivik sono stati violati durante la sua detenzione in carcere. Ihler, una delle vittime, non ha ceduto però alla vendetta. «Che il tribunale abbia dato ragione a Breivik è il segno che il nostro sistema giudiziario funziona e rispetta i diritti umani anche nei casi estremi», ha twittato. In Italia, basti pensare al caso Doina Matei, quella di Bjorn sarebbe decisamente una posizione impopolare.

Anders Breivik

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«La nostra migliore arma contro il terrorismo è l’umanità. Il verdetto dimostra che noi riconosciamo l’umanità anche degli estremisti», ha poi cinguettato Ihler, in un messaggio ripreso dai media internazionali.
C’è chi non comprende la posizione della vittima. «Il mio cuore certamente non sanguina», commenta una utente. Bjorn Ihler risponde: «Nemmeno il mio sanguina, dopotutto ha ucciso i miei amici e ha tentato di uccidere me, eppure è comunque un punto importante da ribadire».

(foto EPA/LISE ASERUD NORWAY OUT)

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