Il coinvolgimento dell’Arabia Saudita nell’11 settembre

19/04/2016 di Redazione

11 settembre

, gli Stati Uniti hanno coperto diversi esponenti sauditi sospettati di esser coinvolti negli attacchi terroristici dell’11 settembre. L’allora ambasciatore dell’Arabia Saudita, Bandar bin Sultan, avrebbe perfino aiutato finanziariamente gli attentatori, ma gli indizi sul suo ruolo non sono stati indagati da Fbi e Cia.

11 settembre 2001

28 pagine del rapporto ufficiale sugli attentati terroristici dell’11 settembre sono ancora segretati. Barack Obama ha aperto alla possibilità di rendere pubbliche le informazioni contenute, che proverebbero i numerosi legami tra gli attentatori di al-Qaida e l’Arabia Saudita. Un articolo del quotidiano New York Post elenca alcuni di questifatti trascurati dalle autorità americane durante il loro lavoro di indagine. Nelle 28 pagine secretate ci sarebbero prove incontrovertibili raccolte da Fbi e Cia dell’aiuto dato dai funzionari dell’Arabia Saudita ad almeno due attentatori provenienti dal loro Paese, che risiedevano a San Diego.

LEGGI ANCHE

Tutte le bufale dell’11 settembre

 

11 settembre Arabia Saudita

Secondo queste informazioni uno degli attentatori suicidi avrebbe telefonato all’ambasciata saudita a Washington prima dell’11 settembre, e la famiglia del principe , Bandar bin Sultan avrebbe erogato un bonifico di oltre 100 mila dollari a un membro del commando che ha abbattuto il World Trade Center. Nel rapporto secretato sarebbero contenute accuse contro l’amministrazione americana, che invece di indagare bin Sultan, membro della famiglia reale dei Saud e ambasciatore saudita negli Stati Uniti dal 1983 al 2005, lo avrebbe coperto. Tanto da assegnargli un programma speciale di protezione per la sua residenza privata in Virginia, e bloccando ogni indagine su di lui per tutelare la sua immunità diplomatica.

11 settembre Fbi Cia

Un ex agente dell’Fbi, John Guandolo, afferma come Bandar avrebbe dovuto essere un sospettato chiave nell’indagine sugli attentati dell’11 settembre. L’ambasciatore saudita invece si sarebbe incontrato con il presidente George W Bush due giorni dopo la strage di New York, in cui morirono più di 2 mila persone. Dopo quell’incontro la polizia federale Fbi ha evacuato diversi funzionari dell’Arabia Saudita presenti negli Stati Uniti. 15 dei 19 attentatori di al-Qaida provenivano dal più grande e influente Paese della penisola araba. Ulteriore sospetto sulle indagini lacunose delle autorità americane riguarda Anwar al-Awlaki, guida spirituale dei terroristi e rilasciato nel 2002 dopo esser stato fermato all’aeroporto JFK grazie all’intervento di un funzionario saudita. Awlaki è stato poi ucciso nel 2011 da un drone della Cia.

Share this article