Bertinotti: «In Comunione e Liberazione ho ritrovato un popolo»

Per Fausto Bertinotti il movimento operaio è morto e solo la Chiesa sta cercando di reagire. L’ex segretario di Rifondazione Comunista lo ripete ormai spesso. È da tre anni infatti che ha intrapreso un dialogo con il mondo cattolico e in particolare con il movimento di Comunione e Liberazione. La scorsa estate è anche intervenuto al Meeting di Rimini e in queste settimane ha partecipato in diverse città alla presentazione del libro di Julian Carron, successore di don Giussani, dal titolo ‘La bellezza disarmata’. In un’intervista rilasciata a Cesare Zapperi per Il Corriere della Sera oggi racconta di aver trovato un popolo:

Da cosa nasce il suo interesse per il mondo cattolico?
«Bisogna affacciarsi sull’abisso per scongiurare il pericolo. Oggi il rischio di una catastrofe è avvertito solo dalle coscienze più radicali, sociali e religiose. La politica, invece, si è chiusa in una corazza di ovatta che le impedisce di vedere. Quella che avanzo è una nuova istanza di dialogo con un mondo che ha tanto da dirci».
Quale è stato, per dirla alla don Giussani, il suo «nuovo inizio»?
«Due anni fa scrissi un libro, frutto di una conversazione con don Roberto Donadoni (direttore editoriale di Marcianum), che intitolammo Sempre daccapo. La mia parabola parte da quel libro, che aveva la prefazione del cardinal Gianfranco Ravasi, e arriva a una settimana fa con un dibattito con l’arcivescovo di Bologna Matteo Zucchi, un incontro tra posizioni radicali, avvenuto, pensate un po’, dentro un palazzo occupato…».

Bertinotti parla di una politica «priva di riferimenti»:

Il rapporto più stretto è nato con Comunione e liberazione. Perché?
«L’incontro è nato nel quadro della crisi di civiltà di cui ho detto, con una economia che spinge sempre più l’acceleratore sulla disumanizzazione del lavoro. Per uscirne serve un dialogo tra diverse fedi. Il problema della politica, se vogliamo vederla da questo versante, è che, distrutte le ideologie si è ritrovata depredata, priva di riferimenti. Il dialogo con chi ha una fede può essere la scintilla che ridà speranza».
Tra lei e Cl chi ha preso l’iniziativa?
«Il primo contatto è avvenuto con i referenti di Cl di Sestri Levante, tre anni fa, per un dibattito estivo. Sembrava uno dei tanti incontri e invece…».
È arrivato l’invito a Rimini.
«Dove ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l’intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava “una connessione sentimentale”. Lì l’ho trovata».

(Foto di copertina:  Elena Aquila / Pacific Press / ZUMAPRESS.com)

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