“Cameriera? Devi essere sexy se vuoi lavorare”

02/03/2012 di Dario Ferri

Il titolare di un bar del vicentino chiede alle aspiranti cameriere di poter “verificare” di persona la loro “sensualità”

Un’aspirante cameriera vicentina è stata sottoposta ad un piccante colloquio di lavoro da parte del titolare di un bar al quale si era rivolta per cercare un impiego. “Devo vederti in privato per verificare la tua sensualità”, si è sentita dire la ragazza 21enne.

LA PROPOSTA INDECENTE – “Il gestore mi ha detto di avere respinto una bellissima brasiliana perché aveva poco seno”, ha raccontato al Giornale di Vicenza. Riporta le sue parole un articolo a firma di Giulia Armeni:

«Siete entrambe molto carine, ma se non vi dispiace preferirei vedervi ancora una volta, magari in privato, per verificare la vostra sensualità». L’inequivocabile frase, di quelle che farebbero gridare allo scandalo, viene rivolta a due ragazze al termine di un colloquio di lavoro l’altro pomeriggio in un bar-caffetteria del Thienese. Ma si trattava dell’assunzione per un lavoro come modella o attrice hard? No, semplicemente un colloquio per un impiego da cameriera, anche se rappresentava di più una selezione da coniglietta di play boy. A raccontare la piccante vicenda, una studentessa universitaria di 21 anni di Dueville che, in cerca di un lavoretto che le consentisse di arrotondare le magre entrate, si è imbattuta in un annuncio su un noto portale online di offerte.

L’ANNUNCIO: “ASSORBIRE CLIENTELA” – L’annuncio di lavoro al quale aveva risposto la giovane aspirante cameriera spiegava esplicitamente che il bar si era messo alla ricerca di una ragazza provocante per “assorbire clientela”:

Il singolare annuncio, ancora visibile sulla paginaweb, recita così: «Cerco hostess, cameriera, barista disposta ad indossare vestiti provocanti per assorbire clientela». Sì, avete letto bene, «assorbire clientela ». In calce, due soli, fondamentali requisiti richiesti: disinibizione e bellezza. Nessun accenno ad un minimo di esperienza nel campo della ristorazione, come ci si aspetterebbe da una barista, ma la totale disponibilità ad abbigliarsi in modo seducente e provocante, con largo sfoggio di vertiginose scollature, tacchi a spillo e minigonne. La giovane protagonista di questo incontro dai palpabili contorni boccacceschi, parla di un colloquio allucinante, in cui l’unico intento del titolare, sulla cinquantina, era conoscere le misure di reggiseno, vita e fianchi, e sottolineare la necessità, in caso di assunzione, di portare sempre e rigorosamente, abiti scollati, minigonne inguinali e perizomi. «Quando sono arrivata al locale per l’appuntamento, il gestore stava visionando un’altra ragazza – racconta Laura – e mentre attendevo il mio turno ho sentito chiaramente che le chiedeva che misura di reggiseno portasse e se le interessasse entrare nel mondo dello spettacolo, tra festini, discoteche e calciatori. In quel momento ho cominciato a sentirmi a disagio, maormai ero lì».

LO STRANO COLLOQUIO – Nel colloquio tra titolare del bar e ragazze non si parlava di come approcciarsi ai clienti in abiti succinti. Continua Il Giornale di Vicenza:

La domanda che viene spontanea fare a Laura, è che leggendo l’annuncio web c’era da immaginare che cosa cercasse il titolare dal locale. Le caratteristiche della candidata erano a chiare lettere. «Iniziamo col dire che stiamo parlando di un locale pubblico e in ogni caso pensavo che contasse di più saper spillare una birra e preparare un cocktail, piuttosto che la taglia di reggiseno. Quando poi è stato il mio turno, ho subito capito qual era l’unica filosofia del gestore: più una ragazza si scopre, più la clientela maschile sarà disposta a stazionare nel locale e quindi a consumare». A detta di Laura, il titolare marpione, è un milanese di origini meridionali che ha lavorato nell’universo dei nightclub, locali di lap-dancee festini a base di belle ragazze e calciatori. «Mi ha rivelato di possedere più di un locale notturno e ci ha parlato di conoscenze nel mondo del calcio e del cinema hard – ricorda la ragazza -, promettendoci di presentarci alle persone giuste. Ci ha proposto di posare per dei calendari osè e ci ha mostrato alcune immagini del genere di mise che dovremmo indossare dietro al bancone del suo bar». Il genere di mise è facile immaginarlo. «Insomma, abiti striminziti, volgari, adatti ad un locale a luci rosse – prosegue Laura -, ma non certo ad un bar. Poi, oltre al vestiario, ha cominciato a parlarci delle nostre mansioni, che non includevano certo preparare caffè e bruschette, bensì conversare ed approcciare in modo soft con i clienti, ancheggiare sinuosamente per attirare gli sguardi ed esibirsi in particolari serate a tema del tipo “danza del ventre” o “conigliette di Playboy”». Alla domanda se Laura ha avuto la sensazione che dietro alla facciata di bar-caffetteria si celasse qualcos’altro, risponde: «Non credo, anche perché il bar è aperto da poco e il titolare ha sottolineato più volte che il suo obiettivo non è creare un altro nightclub, ma certo ho avuto la sensazione di un ambiente poco serio in cui, come ormai accade troppo spesso, una donna viene vista solo come una bambolina e non come una lavoratrice ». «Mentre ci selezionava – sottolinea la giovane – il gestore ci ha raccontato che proprio qualche ora prima di noi aveva respinto una ragazza brasiliana a suo dire bellissima, ma con un unico, imperdonabile difetto: aveva poco seno e dunque non avrebbe catturato abbastanza l’attenzione degli avventori maschili. A quel punto ne ho avuto abbastanza, il colloquio per me era finito. Mi sono sentita offesa e umiliata, vittima di una concezione maschilista dura a morire. E me ne sono andata, la misura era colma».

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