Referendum Trivelle 17 aprile: vogliono solo abbattere Renzi, del mare non importa a nessuno

16/04/2016 di Marco Esposito

Il Referendum delle trivelle di Domenica 17 Aprile è tutto politico. Della trivelle, delle piattaforme, del mare e delle concessioni non interessa nulla a nessuno (o quasi). Il quesito referendario – in sé molto trascurabile – non è diventato altro che un enorme tentativo di abbattere il governo di Matteo Renzi.

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE: DATI AFFLUENZA LIVE | QUORUM

Cosa del tutto lecita in politica, ma – per onestà e trasparenza – va detto: il quesito referendario si è trasformato in qualcosa che va oltre il referendum stesso. E visto che domani avremo davanti a noi un quesito puramente politico, è giusto parlare di politica. Del referendum e del suo quesito e delle conseguenze del voto referendario su Giornalettismo abbiamo parlato abbondantemente e da tempi non sospetti. Quando si pensava fosse “solo” un referendum. E per quel che concerne il quesito vi rimando alla nostra guida:

REFERENDUM TRIVELLE 17 APRILE – LA GUIDA

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REFERENDUM 17 APRILE CHI VINCE CHI PERDE

Si diceva che il Referendum del 17 Aprile è tutto politico. A dimostrarlo è il fatto che tutte le opposizioni – da CasaPound a Possibile, passando per Lega e M5S – voteranno nello stesso modo: Si al referendum. Ma la vera partita non si giocherà tra i SI e i NO, ma tra chi andrà a votare e chi deciderà di disertare le urne. Ad ulteriore dimostrazione che siamo davanti ad un quesito che ha assunto solo un significato politico ci sono anche le parole di Beppe Grillo che più di una volta ha invitato gli elettori ad andare a votare “Si” al Referendum del 17 aprile, anche senza capire bene quale sia l’oggetto del referendum: una spallata al governo Renzi. Il presidente del Consiglio, invece ha invitato gli elettori a  disertare le urne. Quindi, la competizione, tutta politica, si gioca sul quorum. E qui possiamo disegnare il primo confine tra chi vince e chi perde. Se il Referendum del 17 aprile raggiunge il quorum, Matteo Renzi subisce la prima vera e secca sconfitta elettorale da quando è a Palazzo Chigi. Vuol dire, in quel caso, che oltre la metà degli elettori è andata alle urne soprattutto per dare un segnale inequivocabile al governo: le cose non vanno bene.

Nonostante le parole di Piepoli, che ritiene possibile il raggiungimento del Quorum soprattutto in caso di una buona affluenza alle 12, personalmente ritengo che il Quorum difficilmente sarà raggiunto.  Per cui – qualora non fosse raggiunto – sarebbe una forzatura parlare di “vittoria di Renzi”. La disaffezione alla politica di una parte dei nostri cittadini rimane un fattore di astensione molto forte, e sarà conseguentemente molto difficile parlare di “astensione motivata rispetto al quesito”. Comunque, qualora l’affluenza fosse così scarsa da rimanere molto lontana dal quorum – per esempio sotto il 40% – ci troveremmo davanti ad una sconfitta delle opposizioni, anche interne, al governo Renzi. Vorrebbe dire che – tutte insieme – le opposizioni non sono in grado di mobilitare una parte consistente del paese. Se coloro che votano al referendum del 17 aprile rimanessero sotto il 40%, ci troveremmo davanti a due evidenze. La prima è che le opposizioni, come dicevamo, non sono in grado di mobilitare una fetta consistente del paese, né su questi temi, né contro il governo o contro Matteo Renzi ( e questa conseguentemente sarebbe una buona notizia per il presidente del Consiglio); la seconda è che il dibattito pubblico portato avanti sui giornali e sui siti web d’informazione non solo non appassiona i nostri lettori, ma che costoro non vengono nemmeno sfiorati da un dibattito politico che rimane sempre più rinchiuso dentro il recinto degli addetti ai lavori.

E non sarebbe una bella notizia.

(foto copertina credits ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)

 

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