Roberto Giachetti lancia la corsa al Campidoglio. Rebus capolista Pd alle Amministrative a Roma

15/04/2016 di Alberto Sofia

C’è lo slogan per la corsa al Campidoglio, l’evocativo «Roma torna Roma», lanciato dall’ex Dogana di San Lorenzo, la “stazione” che ospiterà il suo comitato nell’anima popolare della Capitale. C’è pure una data già cerchiata in rosso: il 21 maggio, quando svelerà via Facebook la squadra che porterà in Giunta se verrà eletto sindaco. Ora Roberto Giachetti, candidato Pd alle Elezioni Comunali 2016, ha lanciato pure ufficialmente la sua campagna per le Elezioni Amministrative del 5 giugno. Il via alla riconquista di Palazzo Senatorio, dopo la fine traumatica dell’esperienza Marino.

ROBERTO GIACHETTI E LA “PRIMA” DA CANDIDATO SINDACO

Come quartier generale, Giachetti sceglie la stessa cornice dove aveva festeggiato la vittoria contro Roberto Morassut alle primarie dem. E per la “prima” ufficiale non mancano i nomi di peso a sostegno del candidato sindaco alle Elezioni Comunali. C’è il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, così come il presidente Matteo Orfini, con accanto il senatore Francesco Verducci. E spiccano tra i presenti pure il capogruppo al Senato Luigi Zanda e il ministro Dario Franceschini. Ma non solo. Si fanno vedere anche Umberto Marroni e gli ex sfidanti alle primarie Mascia (Verdi) e Pedica, più ex assessori e consiglieri. Non c’è invece lo stesso Morassut. Ma è un’assenza giustificata: «Nessuna nota polemica, solo questioni personali», spiegano i suoi fedelissimi. Tanto che la stessa Valeria Baglio, l’ex presidente dell’Assemblea capitolina e a capo del comitato dell’ex assessore ai tempi della giunta Veltroni, è in prima fila. Sul palco, invece, è Roberto Giachetti a prendere la scena. Parla per un’ora, «forse troppo», c’è chi prova a fargli cenno. Lui replica sarcastico, ma quasi si indispettisce: «Mi dicevate che non avevo un programma, ora fatemi parlare…».

LA RINCORSA DI ROBERTO GIACHETTI A VIRGINIA RAGGI: «L’ONESTÀ? LA MIA STORIA PARLA PER ME»

È l’inizio della sua rincorsa a Virginia Raggi e al Movimento 5 Stelle. Perché, sondaggi alla mano, il deputato renziano parte ancora dietro alla candidata pentastellata. Sarà un testa a testa, da qui all’ultimo giorno utile di campagna elettorale. E non è certo un caso che il vicepresidente della Camera abbia lanciato dal palco gli attacchi più pesanti proprio contro la candidata grillina. Difendendosi e rivendicando quell’«onestà» che in casa M5S sbandierano come un mantra: «I romani ce la chiedono. Ma l’onestà non si dichiara, va praticata. E io l’ho sempre fatto, per me parla la mia storia». Al contrario, l’accusa a Raggi e ai grillini è quella di affidarsi soltanto alla propaganda. «Se eletta – aveva rivendicato la candidata M5S – il primo atto sarà il taglio della carta di credito affidata al sindaco». Soltanto demagogia per Giachetti: «Io il problema degli scontrini l’ho risolto alla radice, nemmeno la ritirerò la carta. Ma mi spaventa il pressapochismo. Cosa c’entra la carta di credito? Non può essere un punto principale del programma», attacca.

Raggi è il bersaglio principale. O meglio, quasi l’unico. Perché il centrodestra, ancora in lotta fratricida tra le multi candidature di Bertolaso, Meloni, Marchini e Storace, quasi nemmeno viene preso in considerazione. Per Stefano Fassina, volto di quella Sel-Sinistra Italiana che ha strappato al Campidoglio come altrove, Giachetti riserva invece appena un affondo sul tema Olimpiadi: «Non possono spaventarci, le opportunità vanno colte». Ma è chiaro che sia l’elettorato della Raggi, oltre agli indecisi e a chi rischia di rifugiarsi nell’astensionismo, quello che il candidato dem vuole recuperare. Anche in vista di un ballottaggio di fatto ormai scontato. «Quando si va al secondo turno non è che votiamo solo con gli “amici nostri”. Bisogna prendere quel voto in più. E se non lo rubi e non lo ricatti lo devi prendere convincendo le persone, anche quelle di centrodestra e del M5S», avverte Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI E LE LISTE «PULITE» CHIESTE AL PD

Rivendica di puntare sulla «competenza» e rilancia i temi del suo programma per la Capitale: dalla «sicurezza alla mobilità, fino alle opere incompiute da completare». Per poi promettere di voler puntare sulla qualità della vita dei romani: «Voglio restituirvi trenta minuti del vostro tempo». Ma non solo. Con il referendum sulle trivelle alle porte, per rivendicare la sua autonomia al di là dell’etichetta del candidato renziano, si smarcherà pure dalla linea dei vertici: «Il tema della illegittimità non esiste, c’è il tema della opportunità e per me è opportuno andare a votare». Ma è la corsa al Campidoglio a restare centrale nella prima ufficiale della sua campagna elettorale. Così come il suo identikit di «persona specchiata», sul quale Giachetti insiste e ritorna: «Mai ricevuta una chiamata dalla Procura o dalla Corte dei Conti».

Tradotto, niente ombre. Certo, non può bastare che sia lui a non averne, ne è consapevole Giachetti. Perché dopo lo scandalo di Mafia Capitale i timori si addensano dietro il tema delle liste. Quelle del Pd sono quasi pronte, come conferma a Giornalettismo Matteo Orfini, con il rebus ancora aperto di chi le guiderà: «Il capolista? Lo scoprirete il 19», si rifugia nel silenzio il commissario capitolino e presidente del partito.

Giachetti però rilancia sul tema della legalità: «Ho chiesto che le liste siano pulite e rinnovate e che ogni candidato consegni anche il proprio certificato di carichi pendenti. Saranno pure valutate dalla commissione antimafia». La stessa però, c’è chi ricorda scettico tra i presenti al lancio del comitato, che «ha poteri limitati, come ha già denunciato Rosy Bindi». Senza dimenticare le solite accuse sulle «filiere e correnti», rilanciate pure da Pedica. Ma Giachetti insiste, rivolto verso la platea: «Sarete anche voi a controllare le liste, saranno consultabili sul mio sito. Così come l’analisi patrimoniale e le spese». Ovvero, il chiaro tentativo di rilanciare su un altro tema simbolo del M5S, quello della trasparenza.

Non è un caso che Giachetti insista nell’attacco a Raggi: «Forse scopriremo anche i loro programmi, c’è tempo….», provoca. Così come stuzzica la candidata pentastellata sulla squadra che la affiancherà. Lui, avverte, la sua la sceglierà «da solo»: «La conoscerete il 21 maggio, via Facebook. Non ci saranno né consiglieri, né parlamentari», avverte. Ma dietro le prime file c’è chi rumoreggia in casa dem: «Speriamo di non ripetere l’errore di Marino, che non dialogava con il partito». Qualcun altro teme «il solito Cencelli». Ma sono voci isolate, almeno per ora. Perché Matteo Orfini e i vertici dem invece lo difendono e lo blindano: «Fa bene sulla giunta». E sulla discontinuità lo stesso commissario romano rilancia: «La stiamo mostrando con le scelte che abbiamo fatto nell’ultimo anno».

IL REBUS CAPOLISTA PER IL PD E GLI ALTRI NOMI

Resta però l’attesa per conoscere i nomi di chi farà parte della lista del Pd. E soprattutto chi ne sarà a capo. Perché il primo nome pensato da Matteo Orfini, quello della giornalista di Repubblica Federica Angeli che vive sotto scorta per le sue denunce sulla mafia a Ostia, sembra ormai essere stato archiviato. Il motivo? La stessa Angeli avrebbe declinato l’ipotesi. Ma l’identikit della donna a fianco di Giachetti, da contrapporre alle candidate sindaco Meloni e Raggi, piace ancora in casa dem. Si era fatto anche il nome della moglie di Dario Franceschini, Michela di Biase, consigliere uscente che sarà ricandidata. Ma, tra le voci raccolte in casa dem, c’è chi è convinto che il nome del capolista sarà alla fine un profilo civico. «Un simbolo di legalità», si rilancia.

Quel che è già certo è che la lista dem sia ormai quasi completata, eccetto solo qualche tassello da completare. Sarà un mix tra uscenti, nomi nuovi e candidati della società civile. Una decina o poco più saranno quelli confermati. Oltre a Di Biase, certa l’orfiniana Giulia Tempesta. Punta alla ricandidatura Erica Battaglia, così come Valentina Grippo. Ci sarà il renzianissimo Orlando Corsetti, “sponsorizzato” dalla parlamentare Bonaccorsi. Allo stesso modo come sarà in lista anche Marco Palumbo, di area zingarettiana. Nel “Cencelli” della lista spazio tra gli uscenti anche per la Popolare Cecilia Fannunza. Mentre non ci sarà Fabrizio Panecaldo, così come non dovrebbe esserci nemmeno Athos De Luca.

Ma nelle liste, spiegano i ben informati, ci sarà pure il bettiniano Marco Tolli. E chances ci saranno anche per Giulio Pelonzi e altri orfiniani come Claudio Mancini e Andrea Baldini, ex coordinatore dei Giovani democratici. Nell’area Morassut, sarà confermata invece Valeria Baglio. C’è chi la voleva capolista, lei esclude la possibilità, contattata da Giornalettismo. Con la possibilità della doppia preferenza di genere, nel “gioco delle coppie” con lei ci sarà – sempre dal comitato Morassut – anche Andrea Sgrulletti, ex segretario del Municipio IV.  Altro nome possibile in lista è quello di Elena Improta, figlia dell’ex questore Umberto, tornata in casa dem dopo un’esperienza nella lista Marchini, abbandonata per la sua virata a destra. E poi quello di Carla Fermariello, altra “figlia d’arte”: suo padre Carlo fu sindaco di Vico Equense, noto dirigente Pci e amico dell’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. Infine, si fa il nome di Riccardo Corbucci. Sui civici, invece, ancora stretto riserbo. Come sul capolista. Maria Fida Moro, figlia di Aldo, dovrebbe invece guidare la lista dei moderati e cattolici che sosterrà Roberto Giachetti, accanto a quella del Pd e alla civica. Tutto mentre le scadenze sulle liste si avvicinano, con il termine ultimo di un mese prima delle Comunali. Poi sarà sfida quartiere per quartiere, a caccia di voti. La campagna è appena iniziata.

Share this article