Elezioni Roma 2016 | Giorgia Meloni si candida sindaco. Lo strappo del Pantheon | VIDEO

16/03/2016 di Alberto Sofia

Giorgia Meloni candidata sindaco alle elezioni Roma 2016 | Comunali

Lo strappo è servito, il centrodestra romano imploso. Da piazza della Rotonda, a pochi passi dal Pantheon, Giorgia Meloni scioglie le riserva, dopo la richiesta ufficiale di Fratelli d’Italia di candidarsi per il Campidoglio: «Dopo attenta riflessione, ho deciso di correre per la carica di sindaco. È una scelta d’amore». Dietro di lei, compare qualche bandiera tricolore, accanto una decina di militanti e il fedelissimo Fabio Rampelli, nelle vesti di “guardia del corpo”.

Giorgia Meloni: «Mi candido. Berlusconi mi dia una mano» – Guarda l’intervista – VIDEO

 

In piazza ci sono più giornalisti e turisti che attivisti, l’ex ministro della Gioventù, assaltata dai cronisti, prova a scusarsi per la confusione: «La prossima volta l’organizzazione sarà migliore». Non il massimo come inizio, per chi punta a gestire la complicata partita Capitale. Poi preferisce affidarsi alla retorica: «Voglio ridare orgoglio e dignità a questa città. Una volta dire “Civis romanus sum” era motivo di vanto. Ora il pensiero va subito a Mafia Capitale». Usa toni morbidi, schiva il nodo leadership («Non mi interessa») del centrodestra, così come l’ombra dell’eredità dell’esperienza Alemanno («Siamo distanti»). Non è ancora il tempo delle polemiche, dopo settimane di attacchi incrociati tra presunti alleati. Con un’eccezione: il caso della maternità, dopo le parole di Bertolaso, rilanciate pure dal Cav, sulla sua maternità: «Nessun uomo può dire ad una donna cosa deve fare. Per questo ho scelto di scendere in campo anche se incinta. In una città, Roma, che ha come simbolo una lupa che allatta due gemelli».

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GIORGIA MELONI E L’ “APPELLO” A BERLUSCONI: «MI DIA UNA MANO». MA IL CAV BLINDA BERTOLASO

Farà fronte comune con Matteo Salvini, in un derby alle urne contro il Cav e l’ex capo della Protezione Civile. Al di là del risultato delle Comunali e delle Elezioni 2016, basta un voto in più del candidato azzurro per provare ad archiviare il vecchio “padre padrone” del centrodestra. Berlusconi non sconfesserà il suo ex sottosegretario, ma nel giorno dell’investitura Meloni prova a usare toni morbidi nei confronti di Arcore. «Non mi interessano beghe e tatticismi di partito. La mia candidatura non è divisiva, vuole unire. Berlusconi? Voglio fare un appello, mi dia una mano per vincere». Tanto da chiedere pure un “passo di lato” a Guido Bertolaso, che il Cav non intende scaricare. Sarebbe come sconfessare se stesso. Non basta nemmeno una telefonata tra i due leader prima dell’annuncio della corsa per ritrovare la convergenza: «Bertolaso non ha saldato i cuori dei romani, ora rivolgo un appello anche a lui», insiste Meloni, provando a mediare e smussare la faida Capitale del centrodestra. Ma l’ex capo della Protezione Civile guarda già avanti: «Ho messo la freccia a sinistra, non a destra, e quindi cercherò di sorpassare gli altri che sono in fila. Berlusconi mi ha detto: vai avanti come una ruspa».

GIORGIA MELONI, STRAPPO CAPITALE

Tradotto, è l’implosione ufficiale della vecchia fotografia di Bologna, quella con il Cav gregario e fischiato e Meloni ospite nella piazza salviniana. Già archiviata nell’album dei ricordi, dopo pochi mesi di “convivenza” forzata. Il rischio ora è un effetto domino, tant’è che i più preoccupati sono gli stessi governatori del centrodestra, da Roberto Maroni a Giovanni Toti, così come i candidati sindaco già scelti. Trema pure Stefano Parisi a Milano, ma Meloni prova ad allontanare i fantasmi di una rottura che nel capoluogo lombardo non conviene a nessuno: «Non è in discussione il nostro sostegno, ora mi aspetto che anche gli alleati del centrodestra a Roma si rendano conto di quale sia la candidatura più competitiva», avverte. Ma è chiaro che nella Capitale il progetto è il laboratorio lepenista contro quel che resta di Fi. Il Cav è irritato, si è ormai convinto che il duo Salvini-Meloni intenda usare la carta Campidoglio per pre-pensionarlo.Così come ad Arcore sono certi che il Carroccio, quasi inesistente nella Capitale, sfrutterà Meloni per poi scaricarla. «Questa è casa mia, non mi strumentalizza né mi scarica nessuno», replica la candidata a Giornalettismo. Di fatto, però, l’unità è ormai un ricordo. Sarà una conta, sempre con Roma sullo sfondo: oggi per il Campidoglio, domani con vista Palazzo Chigi.

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