Elezioni Roma 2016 | Giorgia Meloni sfida Berlusconi. Perché oggi si candida sindaco

15/03/2016 di Alberto Sofia

In gioco non c’è soltanto il Campidoglio. Ma una sfida al vecchio “padre padrone” del centrodestra, Silvio Berlusconi. Giorgia Meloni ha sciolto i suoi dubbi: alle elezioni di Roma 2016 l’ex ministro sarà in campo in prima persona. Bastano poche righe per anticipare l’annuncio ufficiale, che arriverà in mattinata: «L’Ufficio di Presidenza di Fratelli d’Italia-An all’unanimità è favorevole alla sua candidatura come sindaco di Roma. Meloni comunicherà domani (mercoledì, ndr) la decisione definitiva dopo aver sentito gli alleati del centrodestra».

Tradotto, il Cav è avvertito. Meloni è decisa a contarsi alle Elezioni 2016, nonostante la scelta dell’ex premier di confermare la fiducia a Guido Bertolaso come candidato azzurro. Di fatto, è un ultimatum lanciato ad Arcore, nel tentativo di costringere l’ex premier alla retromarcia in extremis. Sarebbe già una vittoria. Di certo, Meloni non tornerà più indietro. Prendere o lasciare. Tant’è che tutto resta nella mani di Berlusconi, tutt’altro che intenzionato però a scaricare il suo vecchio sottosegretario. Seppur a dir poco spiazzato dall’offensiva dell’ex ministra della Gioventù ai tempi del suo quarto governo. Non è un caso che la fuga in avanti di Meloni avesse fatto tremare pure l’ex capo della Protezione civile: «Cosa farò se si candida? Non lo so, lo decideranno i nostri leader politici», si era limitato a replicare il candidato azzurro, trincerandosi nel silenzio.

 

GIORGIA MELONI SI CANDIDA ALLE ELEZIONI ROMA 2016

Chiaro che le 24 ore di tempo lasciate da Giorgia Meloni al Cav servono per mettere pressione al leader di Forza Italia. Da Arcore però la sconfessione di Bertolaso non ci sarà. Non è un caso che il Cav avesse fatto già scudo sul suo candidato, respingendo pure le accuse di sessismo, dopo l’ “invito” contestato dell’ex sottosegretario: “Pensi a fare la madre”. Ora Meloni sogna la rivincita. E, confermano fonti interne, a metà giornata ufficializzerà la corsa per Palazzo Senatorio di fronte a cronisti e fedelissimi, dal centro della Capitale. Sarà la quarta candidata nel fronte imploso del centrodestra capitolino, dopo lo stesso Guido Bertolaso,  Francesco Storace e l’imprenditore Alfio Marchini, nei panni del civico (ma sostenuto da Ap e CoR di Fitto).

Si era sfilata dalla corsa, dopo l’annuncio della gravidanza imminente, l’ex ministra, già da mesi nel toto-nome del centrodestra. Aveva preferito restare ai margini, nonostante la difficoltà a trovare alternative: «Mi candiderei soltanto come extrema ratio», aveva precisato, nel pieno della faida Capitale tra Fi, Lega e il suo partito. Uno scontro tra (presunti) alleati, tra accuse incrociate, nomi evocati e puntualmente impallinati o bruciati, sgambetti tra i leader.  Ma per Meloni non mancavano nemmeno i timori di compromettere qualsiasi ambizione futura, in un passaggio tutt’altro che semplice, nel caso di bocciature alle urne.

Ora però lo scenario è diverso. E Meloni è pronta a sfidare pure il Cav. Con Matteo Salvini, che da tempo piccona e attacca la candidatura di Guido Bertolaso per racimolare consensi sulle ceneri del centrodestra berlusconiano, ora pronto ad aggregarsi.

GIORGIA MELONI, SALVINI E LA MOSSA ANTI-CAV

Un asse, quello Meloni-Salvini, che è pronto a ricomporsi contro Berlusconi, dopo i veleni incrociati tra l’aspirante candidata e il segretario federale leghista. «Alla Lega non importa nulla di Roma. Salvini gioca a sfasciare il fronte comune», denunciavano fino a poche settimane fa in casa Fratelli d’Italia. 

Ora, però, l’obiettivo e la strategia potrebbe essere comune. Perché se il Cav si ostinerà a blindare Guido Bertolaso, così come sembra dalle prime reazioni nel quartier generale azzurro, alle urne sarà inevitabile un derby “fratricida“. Ancora una volta. Quasi un remake delle scorse Regionali pugliesi, con la sfida Schittulli-Poli Bortone, dietro la faida Fitto-Berlusconi. Adesso però l’avversario è ben più ostico, i rischi moltiplicati. E le conseguenze di una disfatta non potrebbero che avere un riflesso nazionale. Con la leadership futura del centrodestra sul piatto.

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI, UN VOTO IN PIÙ NELLA CAPITALE PER “PENSIONARE” BERLUSCONI

Alla Meloni (e a Salvini) basterebbe un voto in più dell’ex sottosegretario per provare a “rottamare” il Cav, sullo sfondo del Campidoglio. Non è un caso che in casa Fi l’irritazione sia ormai evidente: perché il Cav è consapevole di aver legato il suo destino a quello dell’ex capo della Protezione Civile. E una sua sconfitta alle Comunali capitoline, magari senza nemmeno raggiungere il ballottaggio, sarebbe una sconfitta pure del leader azzurro. Di fatto, la mossa perfetta di Meloni e Salvini per “pensionare” l’ex premier.

Il tramonto politico definitivo per il vecchio leader. Altro che “uniti si vince“, il mantra ripetuto dai forzisti. La fotografia di Bologna, con il Cav gregario e Meloni ospite nella piazza salviniana, è già archiviata. È il passato. «Sfidiamo chi ci dice che a Roma la Lega vale l’1,4%, il nostro obiettivo è prendere un voto in più di chi ci ha sfidato. I conti si fanno alla fine», ha avvertito pure Gian Marco Centinaio, commissario di “Noi con Salvini” nel Lazio. Il fronte è imploso, il futuro sembra ormai in salsa lepenista, in versione Fdi-Carroccio, contro quel  Forza Italia.

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