Omicidio Luca Varani: “Vi racconto Marco Prato e quelle feste folli fra droga e sesso”

11/03/2016 di Redazione

«Nessuno era sé stesso, e mostrava un lato di sé che mi faceva paura»: sono forti le parole di Alessio, ragazzo romano intervistato in merito a quel che è accaduto a Luca Varani, il ragazzo 23enne ucciso a martellate e a coltellate da Marco Prato e Manuel Foffo, i due rei confessi dell’omicidio del Collatino: Alessio parla delle feste chem-sex, i party a base di sesso a ripetizione e droga in abbondanza che Marco Prato organizzava nei locali romani; luoghi di divertimento, inizialmente, ma poi di perdizione secondo quanto racconta ora il ragazzo che, dice, come l’intero ambiente omosessuale romano, è profondamente turbato e un po’ più chiuso.

MARCO PRATO E QUELLE FESTE FOLLI A BASE DI DROGA E SESSO

Marco Pasqua intervista Alessio sul Messaggero.

«Ora hanno tutti paura. Non si muove più niente, nessun chill out». Alessio, il nome è di fantasia, non si collega più a Grindr, la chat per incontri tra persone omosessuali, da domenica scorsa, quando siti e telegiornali hanno iniziato a parlare dell’omicidio di Luca Varani. Adesso non se la sente. Poco più di 20 anni, un lavoro nella zona del Portuense, è preoccupato. Faceva parte del giro di Marco Prato, quello dei festini “chill out”. Sesso e droga a profusione, per quattro, anche cinque giorni di seguito, in gruppi di sette, dieci persone. Sempre più diffusi nella capitale, e non solo nell’ambiente omosessuale.

 

Alessio racconta come funzionano, e come è entrato, nel giro del chem-sex.

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Come sei entrato nel giro dei chill out?
«Mi hanno scritto su Grindr, chiedendomi se volessi partecipare a queste feste speciali. Ne avevo già sentito parlare, ma non credevo che mi sarebbe mai successo. Volevano una persona attiva (indica il ruolo sessuale, ndr)».

In cosa consistono?
«Generalmente iniziano il mercoledì o il giovedì, e si prolungano fino a lunedì. Io sono stato al massimo un giorno, perché lavoro e di più non mi era possibile. Erano delle vere e proprie maratone, che richiedevano anche un certo grado di resistenza».

Prato le organizzava?
«Sì, ho conosciuto diversi ragazzi che facevano parte di quel giro. Persone che adesso sono pietrificate e hanno paura di muoversi, perché temono che quella cosa atroce possa accadere di nuovo. La cosa assurda, è che a me Marco sembrava una persona davvero normale, siamo tutti choccati. Ma l’ambiente è paralizzato»

 

Nei chill out del chem-sex si consuma la cosiddetta “cocaina basata”, quella che si fuma e che “arriva alla testa”, ma Alessio non l’ha consumata perché chi l’ha contattato cercava «un soggetto attivo» che rimanesse lucido fino in fondo, visto che dopo due sere di rapporti sessuali e di abuso di droga la maggior parte dei partecipanti ai chill out è incapace di partecipare attivamente al rapporto sessuale.

E’ stato invitato spesso a queste feste?
«Sì, ormai le persone si conoscono nel giro, gli appartamenti sono sempre gli stessi. Ma adesso, con l’arresto di Prato, si è tutto fermato. Ora hanno paura che possa accadere qualcosa di simile. O che ci possano essere dei controlli. Nulla potrà più essere come prima».

Che ricordi ha di questi chill out?
«Io ne sono uscito, perché alla fine non riuscivo ad essere tranquillo. Nessuno era se stesso, e mostrava un lato di sé che mi faceva paura».

Tornerebbe a partecipare ad un chill out?
«No, non penso. Questa storia mi ha davvero colpito troppo. Non credo che riuscirei più a rilassarmi, a divertirmi. Penserei sempre che anche le feste alle quali partecipavo, potevano finire in tragedia»

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