Primarie Usa 2016, guida al Super Tuesday

28/02/2016 di Andrea Mollica

Primarie Usa 2016 Super Tuesday

Alle primarie Usa 2016 arriva il Super Tuesday, il momento tradizionalmente più importante per la conquista della nomination presidenziale. Martedì 1 marzo 2016 ci saranno primarie e caucus in una dozzina di Stati che assegneranno la maggior parte dei delegati elettivi distribuiti in un singolo giorno di votazioni. Dopo le vittorie nelle primarie della South Carolina e nei caucus del Nevada Donald Trump e Hillary Clinton sono i favoriti per la vittoria nel Super Tuesday, che, come da origini, nelle primarie di Usa 2016 si concentrerà negli Stati meridionali.

Primarie Usa 2016 Super Tuesday
Marco Rubio, Donald Trump e Ted Cruz. Gary Coronado / Houston Chronicle

PRIMARIE USA 2016 CAUCUS

Le primarie di Usa 2016 sono iniziate in Iowa, nel Midwest, per poi svolgersi nelle altre tre regioni degli Stati Uniti: il Nordest, il Sud e l’Ovest, aree dove gli elettori hanno già votato in New Hampshire, South Carolina e Nevada. Dopo solo quattro consultazioni martedì 1 marzo 2016 sarà il momento del Super Tuesday, il giorno in cui da tradizione ormai quasi trentennale si svolge il maggior numero di primarie presidenziali. Gli Stati che svolgono primarie e caucus per distribuire delegati per le Convention di Cleveland e Filadelfia sono Alabama, Alaska, Arkansas, Colorado, Georgia, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont, Virginia e Wyoming. Mentre in Alaska e Wyoming sono organizzati caucus riservati ai soli Repubblicani, i Democratici svolgeranno caucus anche nel territorio federale delle Samoa americane, e quelli riservati agli elettori residenti all’estero. I caucus repubblicani del Colorado così come quelli del Wyoming non assegneranno però delegati per la Convention. Il Super Tuesday delle primarie di Usa 2016 è concentrato al Sud degli Stati Uniti: vanno al voto 7 Stati sui 13 complessivi della regione più conservatrice del Paese. La marcata collocazione geografica del Super Tuesday 2016 ha portato a definire le primarie di martedì 1 marzo come “SEC primaries”, dal nome della federazione degli Stati meridionali del basket universitario. Le primarie e i caucus del Super Tuesday 2016 distribuiscono circa un quarto dei delegati della Convention repubblicana, e poco meno di un quinto di quella democratica. Benché spesso le primarie presidenziali siano interpretate come una competizione per Stati, in realtà si tratta di una gara per la conquista del maggior numero dei delegati. Al Super Tuesday ne verrà aggiornata la messe più consistente, ma le regole dei Democratici così come dei Repubblicani fanno sì che anche un eventuale, improbabile, vincitore di ogni competizione di martedì 1 marzo non possa avvicinarsi alla maggioranza assoluta dei delegati per la nomination, almeno fino all’inizio della primavera.

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PRIMARIE USA 2016 DONALD TRUMP

I Repubblicani hanno strutturato il loro calendario delle primarie di Usa 2016 in modo tale da prolungare la competizione per diverse settimane. Alla luce dell’esperienza passata, il Gop come anche i Democratici ritengono che la loro nomination per la Casa Bianca possa essere favorita da una campagna di diversi mesi, che gli permetta di rafforzarsi nelle decine di Stati in cui è meno conosciuto, così da costruire una forza organizzativa poi utile per le presidenziali. Per questo motivo i Repubblicani hanno rimodulato la loro preferenza per primarie che assegnano tutti i delegati di uno Stato al solo candidato vincitore per distribuirli proporzionalmente, come fanno da sempre i Democratici, almeno fino al Super Tuedsay. Questa regola sembra poter penalizzare in questo momento Donald Trump. Il miliardario di New York City guida nettamente la corsa verso la nomination con un vantaggio già piuttosto cospicuo nei delegati, ottenuto grazie a tre vittorie piuttosto nette e a un secondo posto. Nel conteggio dei delegati Donald Trump è in testa con 81, davanti a Ted Cruz e Marco Rubio, appaiati a 17. Seguono John Kasich e Ben Carson a 4, lo stesso numero ottenuto da Jeb Bush ormai uscito dalla competizione. Visto che devono ancora essere assegnati 2339 delegati la competizione può essere considerata ancora aperta a livello teorico, ma a livello pratico i 661 delegati in palio al Super Tuesday avranno un impatto molto significativo. Secondo i sondaggi Donald Trump ha un primato demoscopico nella maggior parte degli Stati delle SEC primaries. Se il miliardario di NYC incrementerà di molto il suo vantaggio nel conteggio dei delegati, i tempi e i modi per evitare la sua nomination potrebbero esaurirsi per i vertici repubblicani, che finora non sono stati efficaci nel fermare l’avanzata del candidato anti establishment. Donald Trump dovrebbe vincere con facilità le primarie nel Nordest che si svolgono in Massachusetts e Vermont, mentre al Sud appare il favorito in Georgia, Virginia così come nel resto degli altri Stati. L’ unica importante eccezione è il Texas, lo Stato più popoloso e che assegnerà il maggior numero dei delegati, ben 155.

Primarie Usa 2016 Super Tuesday
Marco Rubio. Joe Raedle/Getty Images

PRIMARIE USA 2016 MARCO RUBIO

Il Texas è lo Stato rappresentato al Senato da Ted Cruz dal 2013. Il vincitore dell’Iowa non può fare a meno di vincere per rendere ancora credibile una candidatura per la Casa Bianca che appare in questo momento destinata alla sconfitta. Ted Cruz ha ottenuto un ottimo risultato grazie a una rilevante mobilitazione evangelica nei caucus dell’Iowa, ma nelle elezioni successive è sembrato incapace di andare oltre i limiti della destra cristiana. Donald Trump è riuscito a superarlo tra i molto conservatori così come tra gli evangelici sia in Nevada che in South Carolina, evidenziando tanto la sua forza quanto la debolezza del senatore del Texas. Dopo quattro elezioni in Stati relativamente piccoli Marco Rubio si è imposto come l’avversario più credibile di Donald Trump agli occhi dei vertici repubblicani, anche se per ora si è dimostrato poco competitivo. Benchè il senatore della Floridia sia il candidato preferito dall’establishment ìper le sue maggiori chance nei confronti dell’elettorato centrista alle presidenziali, al momento i consensi di Marco Rubio sono sensibilmente inferiori a quelli di Donald Trump tra gli elettori cosiddetti moderati. In Iowa, New Hampshire, South Carolina così come Nevada il miliardario di NYC ha costantemente battuto il senatore della Florida tra i votanti che si autodefinisco moderati, con margini talvolta superiori ai 20 punti. Tra gli abbastanza conservatori, il segmento più consistente della base repubblicana, il senatore della Florida ha vinto solo in Iowa, mentre è stato doppiato in Nevada come in New Hampshire. L’addio di Jeb Bush , la debolezza di Ted Cruz e la scarsa o nulla competitività di John Kasich al Sud potrebbero permettere a Marco Rubio di sopravvivere al Super Tuesday, per poi sperare di ottenere successi nelle primarie dei grandi Stati come la sua Florida, l’Illinois, o l’Ohio che assegnano tutti i loro delegati al candidato vincitore. Una strada per la nomination che appare particolarmente stretta, ma non completamente impossibile, visto che per il momento Marco Rubio è il vincitore tra gli elettori che votano il candidato più competitivo per le presidenziali così come tra i votanti che decidono all’ultimo momento. Il problema, per il momento, è che questo tipo di elettori sono relativamente pochi e schiacciati dalla massiccia mobilitazione per Donald Trump.

Primarie Usa 2016 Super Tuesday
Hillary Clinton. Mark Makela/Getty Images

PRIMARIE USA 2016 HILLARY CLINTON

Il Super Tuesday rappresenta la grande occasione di Hillary Clinton per mettere in sicurezza la nomination. Dopo il deludente esordio nei caucus dell’Iowa, dove il successo è stato oltremodo risicato, e la netta sconfitta in New Hampshire, l’ex segretario di Stato si è risollevata prima con la vittoria in Nevada e poi con il trionfo in South Carolina. Due successi che, benchè diversi per importanza e dimensioni, hanno evidenziato come Hillary Clinton possa contare su un alleato fondamentale per vincere la nomination alle primarie di Usa 2016: il voto degli afro-americani. Nelle primarie del 2008 la percentuale dei votanti neri a livello nazionale era pari a più del 20%, e tra gli afro-americani Barack Obama aveva ottenuto un plebiscito capace di ribaltare gli iniziali rapporti di forza contro l’allora senatrice di New York. Nel 2016 Hillary Clinton è la candidata percepita più vicina al primo presidente nero della storia, e anche grazie a questo posizionamento ha riconquistato in modo davvero convincente il consenso degli afro-americani, che da ormai molti decenni rappresentano il gruppo demografico più fedele ai Democratici. In Nevada così come in South Carolina gli exit poll hanno indicato come la candidata che guida il conteggio dei delegati tra i Democratici abbia vinto tra i neri con un margine di vantaggio superiore ai 50 punti. Un divario che appare incolmabile, e che dovrebbe condannare alla sconfitta il suo avversario, Bernie Sanders, nei tanti Stati del Sud dove gli afro-americani rappresentano tra un terzo e la metà dei votanti. Hillary Clinton potrebbe trovare nel Super Tuesday delle primarie Usa 2016 un successo comparabile a quello ottenuto da suo marito Bill nel 1992. Il quarantaduesimo presidente, dopo una partenza stentata alle primarie del 1992, aveva ottenuto le sue prime vittorie proprio negli Stati del Sud, per poi trionfare al Super Tuesday grazie al voto dei neri e così diventare il candidato democratico alle elezioni poi vinte con George H W Bush. Alla luce del voto in Nevada e soprattutto South Carolina Stati come Alabama, Arkansas, Georgia e Virginia appaiono destinati a esser vinti in modo netto da Hillary Clinton.

Primarie Usa 2016 Super Tuesday
Bernie Sanders. John Gress/Getty Images

PRIMARIE USA 2016 BERNIE SANDERS

La ripartizione proporzionale scelta dai Democratici per assegnare i delegati della Convention presidenziale assicura una competizione potenzialmente anche assai prolungata, come visto nella lunga sfida delle primarie Usa 2008 tra Barack Obama e Hillary Clinton. Un candidato capace di inanellare un numero cospicuo di vittorie può però porre fine anche con largo anticipo alla lotta per la nomination, visto che chi è attardato poi fa molta più fatica a raccogliere i fondi per finanziare la propria campagna elettorale. Il successo nella raccolta delle donazioni è stata una delle chiavi della corsa di Bernie Sanders, che negli ultimi mesi è riuscito a eguagliare il fundraising di Hillary Clinton, grazie al sorprendente entusiasmo diffusosi intorno alla sua candidatura . Il Super Tuesday rappresenta un momento decisivo per la campagna del senatore del Vermont, anche se Bernie Sanders sarà costretto a giocare le sue chance in Stati a lui demograficamente sfavorevoli. Alle primarie di Usa 2016 si sono palesate divisioni tra diversi segmenti elettorali comuni tra i vari Stati andati al voto. Il senatore del Vermont ottiene consensi plebiscitari tra giovani e indipendenti, ed è particolarmente forte tra i votanti a reddito medio-basso così come tra chi si identifica come liberal. Bernie Sanders va sorprendentemente molto bene anche nelle zone rurali più conservatrici, che tendenzialmente penalizzano i candidati più progressisti. Il senatore del Vermont ha recuperato consensi in queste aree grazie alle sue posizioni pro armi, così come alla sua lotta contro gli accordi di libero scambio. Al Super Tuesday andranno però al voto Stati dove è particolarmente forte il segmento più ostile finora alla sua candidatura, gli afro-americani. Il senatore del Vermont ha bisogno di un recupero sensibile tra gli ispanici per evitare una sconfitta netta come quella subita in South Carolina per non pregiudicare la prosecuzione della sua candidatura. Oltre al suo Vermont dove otterrà un probabile plebiscito, Bernie Sanders ha bisogno di vittorie o di ottimi risultati nelle primarie del Massachusetts e del rurale e sudista Oklahoma, dove ci sono pochi afro-americani, e nei caucus del Colorado e del Minnesota per assicurare credibilità alla sua campagna presidenziale. Sarà decisivo il risultato in Texas: il senatore del Vermont può arrivare solo alla nomination solo se saprà vincere tra gli ispanici, che rappresentano una parte rilevante degli elettori del secondo Stato americano per popolazione, oltre che una quota crescente dell’elettorato democratico.

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