Gli studenti che si fanno i selfie davanti alla fossa dove è stato trovato Vincenzo Amendola

Davanti alla fossa in cui Vincenzo Amendola è stato seppellito dai suoi assassini, gli studenti napoletani si fanno i selfie: «Lo mando a mamma», dice uno di loro, ripresa dai fotoreporter in uno scatto che finisce su Repubblica Napoli. Scene dal quartiere San Giovanni a Teduccio, periferia orientale di Napoli.

Lo zaino con i libri sulle spalle, il cellulare in pugno. All’uscita di scuola, un gruppo di studentesse si ritrova sul luogo di un delitto: proprio davanti alla fossa dove, fino a poche ore prima, era sepolto il corpo di un ragazzo di appena diciotto anni. Qualcuna sorride, altre scattano foto con il telefonino.

 

 

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Ecco la foto delle ragazze intorno alla fossa, arrivata su Twitter.

 

 

vincenzo amendola fossa selfie

Parla, su Repubblica, il direttore del carcere di Nisida, Gianluca Guida.

Uno che di ragazzi ne ha conosciuti tanti, il direttore del carcere minorile di Nisida Gianluca Guida, intravede nel gesto di quelle studentesse i segnali di quella che, spiega a Repubblica, “alcuni osservatori hanno definito come la quiet generation: una generazione tranquilla, ma corazzata da un vuoto pneumatico che li circonda e li estrania da ogni emozione. Ai nostri occhi – aggiunge Guida – quella fossa rappresenta una persona che è stata uccisa. Guardandola, possiamo indignarci, commuoverci, provare rispetto verso chi non c’è più. Per questa generazione, invece, l’unico mezzo per entrare in relazione con i fatti è lo strumento mediatico. La foto è il modo con il quale si impossessano di un evento o di un luogo, ma lo fanno senza emozioni. Non lo sentono. Questa difficoltà educativa a entrare in empatia con le situazioni e con le persone rappresenta, a mio avviso, il vero campanello d’allarme”.

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