Unioni Civili, il niet M5S al canguro riapre i giochi. Ora la legge è a rischio

17/02/2016 di Alberto Sofia

«Cosa faremo adesso? A questo punto andiamo in Aula e votiamo il supercanguro. Se lo bocciano, ognuno si prenderà le responsabilità. Ma almeno il bluff dei grillini sulle Unioni Civili sarà evidente». Palazzo Madama, attimi finali di una giornata convulsa destinata a proseguire, tra trattative e incontri riservati, fino a notte fonda. Va in scena la reazione dem, rabbiosa, contro il M5S, accusato di essersi sfilato sul maxi-emendamento del renziano Andrea Marcucci. Era la mossa per cancellare gran parte delle richieste di modifica e blindare il disegno di legge Cirinnà dalle trappole leghiste e dagli assalti dei centristi di Ap, dei cattodem e di chi voleva affossare la legge. «Una forzatura», secondo l’area cattolica che rischiava di veder stralciati anche gli emendamenti sull’articolo 5  sulla discussa step child adoption. «Si sarebbe potuto discutere per decidere “come” regolamentarla, ma non per sopprimerla», chiarivano dalla minoranza Pd. Ma è finita con i pentastellati che si sono smarcati, contrari sul metodo di «tagliole e canguri» già contestati su riforme e legge elettorale. E con il fronte pro-Cirinnà costretto a votare per il rinvio, chiesto da Sel e passato con 155 favorevoli e 141 contrari, con i verdiniani di Ala ancora decisivi. Una tattica per guadagnare tempo. E «non rischiare di affossare tutto», come ha rivendicato la vendoliana Loredana De Petris. Di fatto, però, la partita è riaperta, tra accuse reciproche e rimpalli di responsabilità. Proprio quando ormai il traguardo – numeri alla mano – sembrava alla portata.

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UNIONI CIVILI, PARTITA RIAPERTA. PD E M5S SI RIMPALLANO LE RESPONSABILITÀ

Ora il cerino è in mano al Partito democratico, che dovrà decidere una via d’uscita dopo una giornata che i vertici del Nazareno avevano provato a giocare con la formula win-win. O vincente, o quantomeno sufficiente a non vedersi attribuite colpe su eventuali frenate nell’iter della legge. Perché, è la ricostruzione rievocata tra i corridoi di Palazzo Madama, con un partito diviso alle spalle e la fronda cattolica ancora in trincea, si poteva o «tentare il grande colpo di incassare il voto blinda-Cirinnà, stepchild compresa, o scaricare tutte le responsabilità sui 5 Stelle». Si è tentato l’azzardo. Ma in scena è andata la seconda delle opzioni, con il M5S che ha preferito sfilarsi, al di là degli appelli dei laici. E di chi, come Scalfarotto, si era «messo nelle loro mani». Una decisione che, accusano non a caso dal Nazareno, è stata subito contestata come «un assist a chi voleva affossare la legge». «Il M5S tradisce il suo popolo e tutta l’Italia. Soltanto per fare uno sgambetto al Pd, giocando sulla pelle delle persone», è stato l’affondo della vicesegretaria dem Debora Serracchiani. Una linea confermata con un coro quasi unanime in Senato. Non solo dal Pd. «Sono fiero di essere stato espulso. Ora è chiaro che il M5S non vuole far passare la legge», ha spiegato l’ex pentastellato Fabrizio Bocchino, ora nel Misto in quota Altra Europa con Tsipras.

UNIONI CIVILI, I TORMENTI PENTASTELLATI

Ma che il “canguro day” fosse pieno di ombre, riavvolgendo il nastro della giornata in Senato, si era capito già nel primo pomeriggio. Con i cattodem che insistevano per la votazione per parti separate, staccando quella sull’adozione speciale e l’articolo 5 per salvare l’emendamento sull’affido rafforzato (e non solo). Dai vertici del Pd avevano scelto di non accogliere la richiesta. Ma era chiaro che decisivi sarebbero stati i voti dei 5 Stelle, a dir poco tormentati sul da farsi. Fin dalla prima riunione intorno all’ora di pranzo, quando dal gruppo pentastellato avevano provato a rassicurare Cirinnà sui numeri: «In 25 sono per votare il canguro».. Poi le prime crepe, sull’eventuale decisione del voto sullo spacchettamento. Alle 16, poco prima di rientrare in Aula, un nuova riunione del gruppo era terminata con la scelta di tenere le carte coperte. «Il Pd ritiri il canguro, con poche centinaia di emendamenti è possibile affrontare la discussione», aveva anticipato Vincenzo Santangelo a Giornalettismo. Con la riunione che sarebbe continuata anche tra i banchi di Palazzo Madama, in attesa che la Lega scoprisse le carte sul taglio degli emendamenti.

UNIONI CIVILI, LA DIFESA M5S: «PD VUOLE COMPATTARSI SCARICANDO SU DI NOI LE SUE COLPE»

Poi, dopo l’annuncio del Carroccio di lasciare “soltanto” 600 proposte di modifica, la decisione, nervosa, di non appoggiare il canguro. Perché l’ostruzionismo, a detta dei 5 Stelle, non era più in campo. Una decisione annunciata con voce tesa e tremante da Alberto Airola, paradossalmente tra i senatori più vicini alle istanze Lgbt nel gruppo, come si faceva notare alla buvette. «Non posso costringere il mio gruppo a votare il canguro», ha replicato, attaccando il Pd. Questione di coerenza, si sono difesi i 5 Stelle. «Ma non ci sentiamo responsabili, è il Pd che scarica le colpe su di noi per ricompattarsi. Noi abbiamo assicurato e assicuriamo i nostri voti sulla legge, in maggioranza pure sulla stepchild. Ma nel rispetto del Parlamento», hanno rivendicato a Giornalettismo diversi senatori M5S. Compreso Maurizio Buccarella, anche lui tra i più convinti sostenitori del ddl.

Anche dalla minoranza dem e da sinistra non erano mancate le perplessità per la scelta del “supercanguro”. Ma, alla fine, tra «una questione procedurale e la legge non c’era dubbio su quale fosse la priorità», rivendicavano in casa Sel. Dal M5S, invece, niente convergenza, niente forzature sulle regole. Di fatto, però, lasciando non poche ombre su una legge che rischia di finire in un binario morto, tra voti segreti e possibili votazioni emendamento per emendamento. E, soprattutto, con la parte relativa all’adozione del figlio del partner che, secondo il clima respirato in Senato, ora «rischia e non poco di venire archiviata».

UNIONI CIVILI, IL PRESSING DEI CENTRISTI PER UN CAMBIO DI STRATEGIA

«I numeri ci sono ancora. E in quest’Aula abbiamo anche votato 400 emendamenti in un giorno…», è la replica dei 5 Stelle a chi, nel Pd, riflette su un cambio di strategia. «Era tutto già scritto, non vedevano l’ora di trovare una scusa per rivotare all’interno di una cornice di maggioranza, con un compromesso al ribasso», hanno protestato fonti pentastellate. Chi aveva l’espressione felice, senza nasconderlo, erano invece i centristi di Ap e i cattolici dem, che ora puntano a rientrare in gara e risultare decisivi: «I grillini sono inaffidabili, adesso è l’ora delle mediazioni. Si decida di stralciare la stepchild adoption per salvare la legge», pressano non a caso dal fronte centrista. E anche dal Pd, tra i renziani, c’è chi accusa: «Fino alla riunione del pomeriggio dal M5S non avevano mai avanzato proteste sul canguro». Secondo rumours da Palazzo Madama, smentiti dai grillini, sarebbe stato Casaleggio in persona da Milano a dettare la linea: «Niente pasticci».

UNIONI CIVILI, LA LUNGA NOTTE

Tra i vertici dem, intanto, sarà una notte lunga. Renzi è in volo, di ritorno dall’Argentina. Ma ha già precisato di voler lasciare «sovrano» il Parlamento. C’è chi contesta la forzatura del capogruppo Zanda e la stessa gestione della partita, soprattutto nella minoranza dem. Chi, tra i ribelli, la mancata intesa interna: «Non dovevamo arrivare fino a questo punto». «Cosa faremo? Bella domanda, non lo so, vedremo se la notte porterà consiglio», nicchia Tonini. Mentre Maran attacca: «Votiamo sul super canguro, così il M5S si prenderà le sue responsabilità». Resta l’ipotesi di spacchettare la votazione e chiedere ai cattolici di votare il maxi-emendamento senza la questione dell’articolo 5. Per poi trovare un’intesa sulle adozioni, magari richiamando sempre quel divieto dell’utero in affitto già evocato con la mozione Finocchiaro. Il punto di caduta? C’è sempre l’ipotesi Pagliari, con il “foglio rosa” di due anni prima che scatti l’adozione speciale. Ma tra i cattolici ora sono convinti di poter puntare al colpo grosso. E c’è chi non si accontenta. La partita è ricominciata. Si riparte dalle 9.30 di mercoledì mattina. Andare alla conta sul supercanguro, con una bocciatura quasi scontata? Dividere il maxi-emendamento e provare a ricompattare il Pd? O accogliere gli inviti centristi e assicurarsi la legge senza adozioni allontanando le ombre di voti singoli, magari con lo scrutinio segreto, emendamento per emendamento? Sono tutti i dubbi che attanagliano casa dem. Con una sola certezza. Tutto si è riaperto, la strada che porta al riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali è a dir poco in salita. E c’è chi è convinto che «sia stato già celebrato il funerale» della stepchild adoption.

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