Guido Bertolaso spaventa il centrodestra: «Con lui perdiamo le Elezioni Roma 2016»

«Nemmeno al ballottaggio»: è questo lo spauracchio, la paura, che agita i sonni del centrodestra in corsa per le elezioni 2016 nella Capitale. La candidatura di Guido Bertolaso, richiesta e lanciata all’unanimità dai leader del centrodestra nazionale, sembra già in una situazione di impasse non indifferente: le prime dichiarazioni del (presunto?) candidato unitario del fronte conservatore scontentano prima di tutto i luogotenenti dei partiti che l’hanno candidato. Sembra persino che il nome dell’ex direttore della Protezione Civile possa essere messo subito in discussione.

GUIDO BERTOLASO SPAVENTA IL CENTRODESTRA: «CON LUI PERDIAMO LE ELEZIONI ROMA 2016»

Su Repubblica nella Cronaca di Roma gli ultimi guai del centrodestra sono raccontati da Giovanna Vitale.

Non pago di aver ribadito tutto il suo amore per l’ex piddino Francesco Rutelli, ieri Guido Bertolaso prima si è professato «un vecchio democristiano», alla faccia dei Fratelli d’Italia; poi ha proclamato la necessità che Roma abbia «un sindaco con gli attributi ed esperienze grosse», e lui modestamente li ebbe, «me li sono costruiti sul campo»; infine è scivolato sui nomadi. Contro cui, ha detto a Radio Capital, «non userei le ruspe», come più volte minacciato dalla Lega: «Io mi metto sempre dalla parte dei più deboli e i rom sono una categoria che è stata vessata e penalizzata ». Finendo subito impallinato dal fuoco amico. «Se qualcuno pensa di fare alleanze con noi e poi sulla sicurezza intraprendere politiche finto buoniste e tolleranti ha sbagliato proprio strada», ha tuonato il capogruppo del Carroccio in Senato Centinaio, coordinatore romano di “Noi con Salvini”, «per noi contro i rom resta una parola sola: ruspa». Addirittura invitato a «cambiare aria perché ha sbagliato compagni di viaggio» dalla vicecapogruppo alla Camera Saltamartini.

Tutti contro Bertolaso, a partire da Alfio Marchini arrivando a Francesco Storace: l’intero centrodestra chiede all’uomo lanciato da Silvio Berlusconi di correggere la rotta.

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Una levata di scudi che oltre a suscitare le ironie dei competitor interni («Non sa di che parla, le vittime sono i romani che respirano i fumi tossici dei campi, non i rom», ha tagliato corto Marchini) e il sarcasmo di Storace («A Bertolaso lo frega la somma urgenza di parlare. Non è il suo mestiere e fra poco i leghisti lo rimandano a casa»), ha scatenato un certo malumore pure fra i forzisti, specie quelli che avrebbero preferito convergere su “Alfio”. «Così partiamo male», è infatti sbottato al telefono Gasparri con alcuni colleghi, «sui temi più delicati Guido deve essere più prudente». Un fuoco di fila che ha costretto l’ex capo della Protezione civile a una vistosa correzione di rotta, chiedendo di «non strumentalizzare» le sue parole. Fiato sprecato. La questione tiene banco per tutto il giorno. Rinfocolando astio e mal di pancia. Con il senatore azzurro Giro a denunciare pressioni centriste sugli eletti di Forza Italia «per dissuaderli dal sostenere» l’ex sottosegretario di Berlusconi: «Ma fino a ieri non era in voga lo slogan “civico è bello”? Evidentemente Marchini e i suoi hanno cambiato idea». Ma l’imprenditore non raccoglie: «Bertolaso è la foglia di fico dei partiti, come lo è stato Marino per il centrosinistra», perciò «ringrazio Alfano per il suo endorsement, ma noi rimaniamo con la nostra identità».

E Gianni Alemanno è più caustico: «Con Guido Bertolaso rimaniamo fuori già dal primo turno»

Durissimo invece Alemanno: «Anziché fare le primarie, Meloni e Salvini hanno preferito scegliere il candidato a tavolino. Il rischio è di non andare nemmeno al ballottaggio. Tra l’altro Roma non si governa sulle emergenze, se diventasse sindaco, Bertolaso avrebbe una crisi isterica al primo consiglio comunale». Una fotografia molto vicina al vero se pure Alessandra Ghisleri, la sondaggista preferita di Berlusconi, avverte: «Alle amministrative chi è il candidato pesa quasi per il 60% rispetto alla scelta del partito politico. Ovviamente è avvantaggiato chi, oltre ad avere un nome noto e un buon profilo, ha anche una coalizione dietro. E siccome sia centrodestra che centrosinistra mi sembrano spaccati, mentre i 5 Stelle proporranno un quasi sconosciuto, avrà più chanche di vittoria chi saprà superare le divisioni».

 

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