Giorgia Meloni si sfila: «Elezioni Roma 2016, primarie o candidiamo Fabio Rampelli»

La situazione del centrodestra che si prepara alla corsa delle Elezioni 2016 è sempre più complicata: tavoli su tavoli continuano a saltare, i candidati durano meno di ventiquattr’ore, la «carta nascosta» di Giorgia Meloni, alla guida di Fratelli d’Italia è saltata: era Rita dalla Chiesa, una candidatura che l’ex giovane leader del MSI definisce «imbattibile» e che è stata affossata da pregiudizi e sorrisini di vario genere da varie aree del centrodestra; è noto che vaste aree nel partito di Silvio Berlusconi, Forza Italia, spingono per una convergenza su Alfio Marchini, nome sul quale si registra anche l’ok di massima di Matteo Salvini; al limite, potrebbe tornare in auge la candidatura di Guido Bertolaso, che entra ed esce dalla corsa praticamente ogni settimana.

ELEZIONI ROMA 2016, GIORGIA MELONI SI SFILA: «PRIMARIE O ABBIAMO IL CANDIDATO»

Intervistata dalla Repubblica, l’ex leader dei Giovani del Popolo della Libertà esprime tutto il suo rammarico: per Fratelli d’Italia il candidato sindaco di Roma è Fabio Rampelli, deputato del movimento degli eredi di Alleanza Nazionale; per riaprire la partita, ora, servono le primarie.

«Noi ci fermiamo qui. Il candidato di Fratelli d’Italia a Roma, per quanto ci riguarda, è Fabio Rampelli. La sensazione è che qualcuno abbia voluto sabotare tutte le opzioni che avevamo proposto, con l’evidente obiettivo di tornare alla candidatura di Alfio Marchini per noi inaccettabile. Se ne facciano una ragione. Gli alleati però considerino che se la compattezza della coalizione salta in una città, non è detto che tenga nelle altre. Berlusconi si guardi intorno: c’è chi sta lavorando anche nel suo partito per minare un accordo tra noi e riportarlo al patto del Nazareno. Per fare gli interessi di Renzi e quelli personali di qualcuno. Ma quegli interessi non hanno mai coinciso con il successo del centrodestra». Tardo pomeriggio, nel suo studio di Montecitorio, camicia bianca, Tricolore alle spalle, Giorgia Meloni (in gravidanza da alcune settimane) è un fiume in piena. La “sua” Rita Dalla Chiesa ha appena dato forfait dopo i veti di Salvini, le ironie di Gasparri, il gelo di Fi.

Partiamo dall’unica certezza: Parisi sarà il candidato a Milano.
«Alt. Ottimo nome, ma a questo punto per noi nessun candidato è scontato finché non avremo il quadro generale. Al vertice di lunedì eravamo d’accordo a ufficializzare tutti i nomi insieme».
E a Roma? Salvini ha fatto saltare la sua candidata e il vertice di ieri sera. Lei come era arrivata alla Dalla Chiesa?
«Fin dall’inizio abbiamo lavorato alla ricerca di un candidato vincente, unitario, in grado di restituire a Roma la dignità perduta, escludendo i nomi divisivi alla Marchini, per intenderci. Abbiamo dato la nostra disponibilità anche su Bertolaso. Essendo il primo partito del centrodestra nella Capitale sappiamo di doverci assumere una responsabilità».
E pensa che Rita Dalla Chiesa fosse il nome giusto?
«Sarebbe stata una candidatura imbattibile. Proprio per questo è stata fatta oggetto di ironie e dileggiamenti».
Possibile che Salvini non sapesse?
«Non scherziamo. Ne avevamo parlato al pranzo di lunedì ad Arcore. Detto questo, non è che io ho fatto saltare i vertici a tre quando la Lega ha schierato Lucia Borgonzoni a Bologna…».

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Si chiede alla Meloni un impegno diretto nonostante la sua gravidanza? La donna della Garbatella chiede eguale impegno negli altri grandi capoluoghi al voto. O quantomeno, le primarie, quelle vere però.

Le diranno: anziché porre altri veti, la Meloni si candidi.
«Io mi candido pure col pancione, a patto che lo facciano anche Salvini a Milano e la Carfagna a Napoli, in un quadro di rilancio del centrodestra a partire dai sindaci delle grandi città. Ho sentito anche in queste ore rilanciare il mio nome. Extrema ratio, certo, ma ci vuole coraggio a non prendere in considerazione quanto possa essere gravoso un finale di campagna elettorale al settimo mese di gravidanza».
Salvini ora dice: si facciano le primarie, decidano i romani.
«E finalmente! Le chiediamo da tempo. Ma non quelle che vorrebbe Marchini, all’americana, riunendo un gruppetto di delegati che acclamino lui. Quelle le faccia in Texas, qui si fanno con i banchetti, dalle periferie al centro. Primarie vere, non solo a Roma ma in tutte le grandi città».
Ma a questo punto perché non si rassegna a Marchini, che piace tanto a Berlusconi e Salvini?
«Perché è un perdente. Come confermano tutti i sondaggi: non arriverebbe nemmeno al ballottaggio. Perché i suoi pochi voti non si sommano a quelli del centrodestra, anzi si elidono a vicenda. Per il semplice principio per cui non si sommano le mele con le pere. E poi non ci possono chiedere di portare acqua al mulino di Renzi e dei poteri forti».
Come ne verrete fuori?
«Adesso attendiamo che siano gli altri a dircelo. Ok alle primarie ovunque, oppure noi un candidato lo abbiamo».

 

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