Elezioni Roma 2016, il sondaggio che spaventa il Pd

È nelle mani del Partito Democratico di Roma il sondaggio commissionato alla società Izi che agita le idee dei dirigenti e sembra in grado di imprimere un cambio di direzione anche molto forte alla corsa delle Elezioni 2016 nella Capitale: numeri che, se fossero confermati nelle urne, disegnerebbero uno scenario preoccupante. Il 30% dei romani ha poca o nulla intenzione di votare per il centrosinistra qualunque sia il candidato e, fra quelli che hanno già dato la propria disponibilità ad una candidatura, sono in pochi quelli che raccolgono l’entusiasmo dei romani. Anzi, nessuno.

ELEZIONI ROMA 2016, IL SONDAGGIO CHE SPAVENTA IL PD

Roberto Giachetti la spunta, e di pochissimo; certo, non un percorso di qualità quello che viene descritto dai numeri pubblicati da Giovanna Vitale su Repubblica di Roma.

Nel sondaggio, effettuato mediante interviste telefoniche con metodo Cati su 3.221 over 18, suddivisi per genere ed età in rappresentanza del corpo elettorale, è stato individuato un campione di 1.011 romani che hanno espressamente dichiarato la loro preferenza per i partiti dello schieramento un tempo definito Bene Comune (gli altri sono stati scartati). Ebbene, più di un terzo, per l’esattezza il 32,5%, ha risposto che, a prescindere da chi vincerà le primarie, non voterà nessuno degli aspiranti primi cittadini o ancora non sa: né chi sceglierà né se si recherà alle urne. Responso da cui discende, per conseguenza, lo scarso appeal dei quattro “cavalieri” che nel centrosinistra si contendono la poltrona di sindaco, al netto dei comprimari ai gazebo. Perché se il favorito resta Roberto Giachetti, che raccoglie il consenso di un elettore su 4 (25,8%), l’exploit lo fa Ignazio Marino, accreditato di un lusinghiero 18%; seguito da Stefano Fassina al 14,3 e da Roberto Morassut al 6,6.

 

Roberto Giachetti certamente ha iniziato prima la campagna elettorale ed è quindi meglio posizionato, tuttavia a colpire sono le intenzioni di voto per Ignazio Marino e quelle per Stefano Fassina: numeri che potranno dare la spinta decisiva ad una sinergia, una saldatura fra la candidatura di Sinistra Italiana e quella dell’ex chirurgo, pronti, fra di loro, ad un vero e proprio ticket.

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Rimane al palo Roberto Morassut, complice il ritardo nella presentazione della sua candidatura.

Un risultato molto al di sotto delle attese, quello dell’ex assessore all’Urbanistica, che sconta però due svantaggi: il ritardo accumulato sul principale competitor alle primarie che, partito con un paio di settimane d’anticipo, ha oscurato la sua discesa in campo, ancora pressoché ignota; l’investitura di Renzi su Giachetti. In sostanza il popolo di centrosinistra è convinto che sarà lui, alla fine, il candidato sindaco della coalizione. Tuttavia una ben magra consolazione per il vicepresidente della Camera. Il 26% racimolato fra gli elettori di centrosinistra, proiettato su scala cittadina, significherebbe raggiungere un misero 12% alle amministrative. Che sale di poco pure sommando il 6,6 di Morassut. Chi invece ha di che gioire è il tandem Marino-Fassina, ieri prefigurato come ticket elettorale dal candidato di SI. «Dobbiamo mettere insieme le forze», ha esortato l’ex viceministro dem, «a me pare ci sia uno spazio enorme per una proposta alternativa». Apertura che sa di passo indietro, «preziosa e utile per Roma», plaude subito il vendoliano Peciola, «la sinistra che si oppone al giogo renziano, unita può vincere». Da allargare, incalza il segretario Cento, «anche a Civati e a quanti sono portatori di civismo». L’unica incognita resta, a questo punto, l’ex sindaco: cosa farà dopo aver pubblicato per Feltrinelli il suo memoriale su Roma e i giorni della caduta? Ha voglia di correre di nuovo? Una risposta che, alla luce dei sondaggi, segnerà il destino elettorale del centrosinistra a Roma.

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