NaziRock – Breve viaggio nella scena RAC italiana

Chi sono e come cantano i gruppi neofascisti che occupano uno spazio rilevante sul palco della musica alternativa nazionale.

Tra i tanti motivi per i quali sarebbe stato splendido poter proiettare anche nei cinema “Nazirock” (il documentario di Claudio Lazzaro sui giovani della destra neofascista) c’era sicuramente la possibilità di far conoscere ad un pubblico più vasto la musica di alcune delle più importanti band alternative italiane. Purtroppo, dato che Forza Nuova ha minacciato azioni legali (e ne ha sottointese di meno legali, dicono i maligni), il dvd non arriverà nelle sale. Ma la musica non si lascia imbrigliare così facilmente: la scena RAC italiana è viva e pulsante, e cercheremo di darvene un piccolo assaggio.

VELOCE CARRELLATA – Ci sono i Legittima Offesa, di Bologna, formatisi nel 1998 “con lo scopo di dare voce agli Skinheads Nazionalisti Bolognesi”. Da allora il gruppo ha cambiato continuamente line-up (tranne Gigi, cantante e fondatore), mantenendo intatto lo stile punk-Oi! e la sana voglia di menar le mani (emblematiche a riguardo “Botte a Tutti” e “Nel Vicolo”). Cori da stadio (“Onore e Gloria”), qualche tentativo di ska (“Skinhead Girl”), tecnica mediamente poco curata ma abbastanza efficace, testi di alta qualità (“ma che cazzo me ne frega / degli accordi di Maastricht / ma che cazzo me ne frega / della borsa di Wall Street“, da “WTO”).

Tra i più influenti gruppi dell’ambiente ci sono certamente i perugini Hobbit. In attività dal 1994, tengono alta la bandiera del “rock nazionalista”. Band numerosa (voce, due chitarre, basso, due tastiere e batteria), le venature punk sono più stemperate – quasi annacquate – nel pop-rock. Il risultato è poco energico ma orecchiabile. Nel complesso un gruppo neofascista più votato al cazzeggio (“Nera Come Noi”, inclusa nella must-have-compilation SkaDaFascio, è perfetta per una festa delle medie), e con momenti inarrivabili di lirismo, come in “Colombo” (“potevi farti i fatti tuoi / e rimanere a Genova / invece di partire con tua moglie in crisi isterica”).

NE AVETE ABBASTANZA? – Nella scena milanese si sono distinti i DDT, un gruppo che dal 1998 ad oggi ha prodotto un solo album, ma l’ha prodotto veramente bene. Nel loro MySpace potete ascoltare tre brani: “Mi Sento Strano”, struggente canzone d’amore che si distingue per il riff di chitarrina minimalista, per i cori epic metal nel ritornello e per il testo neoromantico (“Dovrei parlare di Rivoluzione / Fare canzoni dure da fascisti / Però scusate oggi mi sento strano / Ho quel sorriso fisso nella mente / E ve lo dico con il cuore in mano / Oggi del Duce non mi frega niente”, non è adorabile?); “Marietto”, ballata rock con qualche reminescenza dei Nomadi; “La Savoiarda”, classico punk che inneggia all’anarchico Bresci (con la chitarra volutamente scordata, ulteriore segno di anarchismo). Da ricordare il finale, tutto incentrato su complesse ricerche linguistico-sonore (“Spara / Gaetano spara / Umberto spira / Gaetano spara”).

Non sono più giovanissimi, invece, i 270bis dell’On. Marcello De Angelis, nati nel ’93 ma i cui brani affondano le radici nella travagliata gioventù del senatore (e nelle sue esperienze processuali dell’epoca). Lo stile dei 270bis è più serio, più impostato, più pop e in generale più ricco di pathos (estremamente patetiche, ad esempio, “Non Scordo” e “Un Oceano di Guerrieri”). Uso attento delle chitarre e ben misurato dell’elettronica. Da non perdere la commovente “Claretta e Ben” (“ma io ho il cuore nero / e tanta gente mi vorrebbe al cimitero / ma io ho il cuore nero / e me ne frego e sputo in faccia al mondo intero / eia eia alalà”) con il suo splendido assolo di chitarra in chiusura, e “Spara sulle Posse”, una sottilissima parodia di certa musica sinistrorsa: “siete falsi negri” l’accusa più finemente ironica.

AD HONOREM – Una menzione speciale la meritano gli Zetazeroalfa. Romani, nati nel 1997, hanno già all’attivo sei album in studio e un live. Il loro sound è decisamente più hard-rock dei colleghi già citati. Il titolo e l’attacco (solo quelli però) di “Asso di Bastoni”, ad esempio, richiamano più o meno consciamente i Motorhead, mentre le dissonanze di “Nero Bianco Rosso” strizzano l’occhio al metal. I nostri lettori ultrà apprezzeranno probabilmente la ruffianissima “Nel Dubbio Mena”, ma il brano più famoso degli Zetazeroalfa è sicuramente Cinghiamattanza. Siete in compagnia e non sapete come ammazzare il tempo? Avete organizzato la classica festa con rissa a base di colpi di cinghia ma non sapete che musica mettere in sottofondo? “Cinghiamattanza” è la canzone per voi. Il testo può sembrare un po’ ermetico (“Questo cuoio nell’aria / Sta ufficializzando la danza / Solo la Casta Guerriera / Pratica cinghiamattanza / Ecco le fruste sonore / Stanno incendiando la stanza / Brucia la vita dell’Ardito / Urlerai cinghiamattanza”), ma nell’enfasi delle frustate, vedrete, vi verrà molto più naturale.

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