FI, conti in rosso e rebus Comunali. Cav spinge Bertolaso a Roma, idea Sgarbi a Bologna

28/01/2016 di Alberto Sofia

Alle spalle del Cav c’è un partito con le casse in rosso, costretto a dire addio entro domenica pure alla sede nazionale di San Lorenzo in Lucina. Ma se Silvio Berlusconi si affida ancora ai proclami, sbandierando ritorni e rilanci e sognando «vittorie al primo turno» contro Renzi, tra i gruppi parlamentari azzurri il sentimento resta quello della totale sfiducia, della confusione e dell’attesa: «Ammaineremo la nostra bandiera a San Lucina, ma la realtà è che qui sta chiudendo tutto. Partito compreso, sempre più immobile», c’è chi si lamenta dal Senato, sotto anonimato. Tradotto, non è soltanto un problema di risorse finanziarie. Se i soldi sono pochi, il disavanzo 2015 (fino a settembre) è stato di un milione e 300mila euro ed è servito ancora il presidente azzurro per estinguere al 1 gennaio 2015 gli affidi bancari (circa 44 milioni), peggiore è il clima all’interno di Forza Italia.


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FI SENZA SOLDI, IL CAV CON IL REBUS CANDIDATURE ALLE COMUNALI

Non è un caso che la stessa mozione di sfiducia al governo, respinta da Palazzo Madama anche grazie all’ex Denis Verdini, abbia finito per creare altre tensioni interne. Tra le accuse di Renzi per aver copiato gli editoriali del Fatto e gli otto senatori azzurri che non hanno partecipato al voto. Non sono bastate le parole del capogruppo Paolo Romani per far far rientrare il caso: «Tutto preventivato, tra chi era al Consiglio d’Europa e chi aveva problemi di carattere personale», ha replicato al termine dell’ufficio di presidenza di Forza Italia. Ma alcune assenze pesano ancora. Compresa quella dell’ex Guardasigilli Nitto Palma, da tempo insofferente verso la gestione dei vertici e vicino all’addio. E critico pure sulla gestione della partita della sfiducia al Senato. «Già un ex? Spero di no, meglio esprimere un dissenso in una comunità, che andarsene», spiega Maurizio GasparriGiornalettismo. Gli fa eco il governatore della Liguria, Giovanni Toti, non senza qualche “provocazione” rivolta al collega: «Persona di qualità, spero non tradisca il mandato degli elettori…». Ma Palma non è l’unico tra i parlamentari azzurri a non condividere la gestione del partito: «Dove andiamo? Chi lo sa, non si muove nulla. Candidature per le Amministrative? I nomi usciti non sono competitivi…», spiegano da Palazzo Madama. E anche alla Camera, dove parte del gruppo aveva già dato l’assalto a Brunetta, l’insofferenza resta. Anche perché il rischio è quello di subire un tracollo alla tornata delle elezioni 2016.

Ma il Cav, si sa, non più alcuna voglia di occuparsi delle beghe interne. Anzi, dai vertici non sono mancati nemmeno i richiami – non una novità – sul versamento delle quote, per tutti i “ritardatari” e “morosi”. «Soltanto 621.000 euro – si legge nella relazione sulla situazione economica – provengono dalle contribuzioni dei parlamentari e 279.000 euro da contribuzioni dei consiglieri regionali», ha richiamato la tesoriera Maria Rosaria Rossi.

REBUS CANDIDATURE, BERLUSCONI PUNTA SU BERTOLASO A ROMA. E LANCIA L’IDEA VITTORIO SGARBI PER BOLOGNA

Non va meglio sul fronte delle Comunali, dove le candidature restano ancora un rebus. Anche se Berlusconi sta cercando almeno di accelerare sui dossier più delicati, considerato il ritardo del centrodestra. Non è un caso che il Cav potrebbe incontrare ad Arcore domenica o la prossima settimana Giorgia Meloni e Matteo Salvini, per tentare di chiudere almeno nelle due città simbolo, Roma e Milano. Ma se nella Capitale la leader Fdi-An continuare a nicchiare, poco convinta di una corsa ricca di incognite, il Cav non fa mistero di voler spingere per Guido Bertolaso. La disponibilità del diretto interessato, fedele al leader azzurro, non manca. Ma restano le perplessità – a dir poco – degli alleati. Comprese quelle di Salvini, che ha già frenato sul nome dell’ex sottosegretario. Un nome sul quale pesano pure le grane giudiziarie ancora aperte. «Io credo che Meloni abbia la prima parola, se volesse correre dovremmo sostenerla. Altrimenti, Bertolaso è un buon nome, ma dobbiamo prima vedere se gli alleati sono d’accordo…», chiarisce non a caso Toti, che alla guida della Liguria è arrivato soprattutto grazie alla spinta del Carroccio. «L’importante è che a Roma non si pestino i piedi…», avverte invece Gasparri.

Stesse incognite a Milano, dove Sallusti non convince, così come Stefano Parisi, già ad Fastweb. Sembra quest’ultimo però il nome più papabile. Ma contro Sala, c’è chi avverte nel partito, «non ci sarebbe partita». L’ultima idea, però, è per Bologna: lì dove Berlusconi vorrebbe candidare Vittorio Sgarbi, il critico d’arte ora “assessore alla Rivoluzione” a Urbino. Dalla giunta della città marchigiana si era dimesso in polemica con la sua maggioranza per l’installazione di un albero-opera d’arte sgradita, poi aveva fatto retromarcia. Ma premettendo che se avesse deciso di candidarsi come «sindaco di Milano, Bologna, o Trieste», sarebbero state «inevitabili le dimissioni». Con il Cav Sgarbi ha già parlato, in ufficio di presidenza è stato lo stesso leader azzurro a indicarlo come un “buon candidato”. Con la premessa, però, che «servirà il via libera di Fdi-An e Lega Nord», dato che il segretario federale del Carroccio puntava prima sulla leghista Borgonzoni. Tradotto, le candidature restano un puzzle a incastro.

Torino, invece, sono risalite di nuovo le quotazioni di Osvaldo Napoli: l’investitura è vicina, anche perché pure Salvini sa che sotto la Mole la partita è a dir poco complicata, di fatto già persa. E non ha alcuna voglia di intestarsi la sconfitta. Lettieri a Napoli, già sconfitto da De Magistris alla scorsa tornata elettorale, è l’unica candidatura per ora certa in casa centrodestra, altrove il risiko è tutt’ora aperto.

Così come è aperta la ricerca della nuova sede azzurra: «Per quel che potremo ci riuniremo a Palazzo Grazioli o negli uffici parlamentari, dobbiamo adattarci», spiega Gasparri. Il Cav, invece, ha spiegato di essere alla ricerca di una sede più piccola. Meno costosa e più funzionale. In tempi di spending review e di conti in rosso, ormai non c’erano altre scelte.

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