Tutta la storia di Celeste Saieva a “Storie Maledette”

27/01/2016 di Maghdi Abo Abia

Celeste Saieva è la protagonista della puntata di “Storie Maledette“, ideato, scritto e condotto da Franca Leosini. La sua intervista, la seconda della quindicesima stagione, in onda giovedì 28 gennaio alle 21.05, ha per protagonista la donna condannata con sentenza definitiva a 30 anni di reclusione con l’accusa di aver ucciso il marito in complicità con l’amante e due amici di quest’ultimo.

CELESTE SAIEVA, LE PAROLE DELLA DONNA

Celeste Saieva nel corso dell’intervista a Franca Leosini ha parlato del suo rapporto con il marito, Michele Cangialosi, definito “il primo uomo in tutti i sensi”. La giornalista ha riassunto le tappe della loro vita: a 14 anni vanno a vivere insieme, a 16 arriva il primo figlio, a 18 si sposano, a 20 il secondo. Michele Cangialosi era “un uomo violento” vittima del gioco e di una sciatteria domestica: “Dopo aver subito violenze non senti la necessità di stargli vicino”. Le violenze arrivavano anche in camera da letto fino alla comparsa di Nicola Piazza, conosciuto da neopatentata. Dopo 15 giorni ha già capitolato. “Cosa mi ha fatto innamorare di questo ragazzo? La sua semplicità, il suo essere umile. Era la parte di me che avevo saltato”.

CELESTE SAIEVA. IL RAPPORTO CON L’AMANTE

Il rapporto tra Celeste e Nicola era profondo, i due si telefonavano anche solo per sentirsi respirare. La storia arriva presto alle orecchie di Michele. Chiede Franca Leosini: “di fronte al fatto di essere cornuto, non l’ha mai picchiata?”. Risponde Celeste Saieva: “Non era il tradimento. A lui non importava niente di me”. Nicola Piazza vedeva i lividi della donna (un fucile caricato a palettoni, continua Franca Leosini) ed emerge che il suocero della donna, Rosario Cangialosi, aveva provato a convincere il figlio a lasciare la Saieva. Si arriva al 20 aprile 2009: Celeste Saieva e Michele Cangialosi litigano per questioni di soldi. Il giorno dopo lui “sparisce”:  mancano 500 e un borsone piccolo con dei vestiti. “Ho pensato che fosse scappato, che fosse andato via. Continuava a ripeterlo…”.

CELESTE SAIEVA, LE VOCI SULLA SPARIZIONE DEL MARITO

Celeste va dai suoceri a dire che Michele non c’è. Loro la frenarono perché Michele aveva tanti carichi pendenti, tante denunce. La scomparsa di Michele Cangialosi viene presentata 17 giorni dopo la data effettiva. Continua Celeste Saieva: “non ho pensato cose positive, cose belle. Era comunque una persona che aveva seminato tanto male, debiti di gioco, intrallazzi con persone che non erano raccomandabili…”, aggiungendo che poteva essere sparito con una certa Filomena. La presunta amante, interrompe Franca Leosini, la “chiatta e tosta” era però in città, a Sciacca, in procinto di sposarsi. Emerge che Celeste Saieva avrebbe chiesto al padrone di casa di abbandonare l’appartamento dopo la scomparsa del marito.

CELESTE SAIEVA, AVETE UCCISO CANGIALOSI? “NO”

In Paese si vocifera di Celeste Saieva e Nicola, la donna conferma di essere andata ai Carabinieri per ufficializzare l’unione. E si arriva alla sera dell’omicidio per cui la donna si professa innocente. Franca Leosini conferma che seguirà la versione dei fatti della sua intervistata: “dalle intercettazioni emerge che non sapevamo niente”, continua la Saieva che non ricorda cosa avessero detto i due informatori che hanno avvertito i Carabinieri di quanto accaduto a Michele Cangialosi, ovvero che sarebbe stato ucciso da tre uomini in casa sua, con Celeste Saieva che ha aperto loro la porta. E a domanda precisa: “avete ucciso Cangialosi?” la risposta è secca: “no”.

CELESTE SAIEVA, LE INCONGRUENZE SULLA TELEFONATA

“La cosa che mi fa rabbia, la mattina quando mi sveglio -continua Celeste Saieva riferendosi a Giuseppe Bono, il minorenne che aveva stretto il filo di ferro intorno al collo della vittima- è che questo ragazzino ha detto: ‘mi è stato detto di dire che la Saieva lo ha narcotizzato’. Non ha mai detto che l’ho ucciso. L’esame autoptico ha escluso il sonnifero. In appello viene esclusa questa aggravante: se non è ferocia e crudeltà seppellire un uomo ancora in vita, cos’è la ferocia e crudeltà?” e dopo il ritrovamento del cadavere continua Celeste Saieva: “Nessuno mi ha telefonato, mi ha avvertita. Appresi la notizia al telegiornale. Sono impazzita, sono andata dai suoi genitori” provocando la pronta risposta di Franca Leosini, risposta che farà tentennare la giovane: “Lei e Nicola chiacchieravate al cellulare. Tanto, ma non pensavate di essere intercettati. Alle cinque e mezzo del pomeriggio, la madre di Nicola lo chiama e gli dice che in un terreno di loro proprietà era stato ritrovato un corpo senza vita. Nicola la richiama e le dice ‘hanno ritrovato a quello’ e gli inquirenti cosa pensano? Perché Nicola ha pensato che fosse il corpo di Michele?”.

CELESTE SAIEVA, IL MOMENTO DELL’ARRESTO

Celeste Saieva se la prende anche con coloro che hanno indicato in Paese la figura di Nicola Piazza come coinvolta nell’omicidio di Michele Cangialosi: “Mi sono posta la domanda del perché. Invidia, gelosia… la stragrande maggioranza delle persone erano contro questa storia. L’amico di sempre che ti fa il filo, lo mandi a quel paese.. Allora iniziano a sputare fango, a screditarti. È sempre stato così”. Risponde ancora Franca Leosini: “Sputi che hanno avuto conseguenze, quasi un ergastolo…”. Il primo novembre 2009 la donna viene arrestata: “Ad un certo punto suonano, entra uno squadrone di gente, mi dicono che devo seguirli in Questura. Da lì hanno sconvolto la mia esistenza e quella dei miei figli, che sono la cosa più pura di questa storia… La cosa più bella, me l’hanno strappata. Mi chiedo perché”. E dopo la pubblicità conclude il suo sfogo: “Ho bisogno di sapere, di credere che ci sia un barlume di speranza. È incredibile, trent’anni mi vengono i brividi. A dei ragazzini, ammesso e non concesso tutto quanto, volete un colpevole? Non il colpevole, attenzione. Prendete in considerazione tutto, non solo la Saieva che è stata definita la mantide religiosa. Io sono una persona troppo tranquilla, io amo la vita nonostante sono in queste quattro mura. Io non ho odio. Io vorrei solo capire quale è la prova provata che dica ‘la Saieva ha ucciso il marito”

 

CELESTE SAIEVA, LA PRESENTAZIONE DI STORIE MALEDETTE

Storie Maledette presenta così l’intervista a Celeste Saieva, condannata per l’omicidio del marito Michele Cangelosi avvenuto nella notte tra il 20 e il 21 aprile 2009 a Sciacca:

È nel carcere di Bollate, a Milano, che Celeste continua, disperatamente, a professarsi innocente e racconta, in esclusiva a Franca Leosini, il suo dolore, lo strazio degli anni trascorsi in carcere. Bellissima e affascinante, Celeste Saieva rivive quei giorni lontani in un’intervista dolorosa, triste, ma anche carica di speranza, di chi vuole credere che arrivi, un giorno, un barlume di luce.

CELESTE SAIEVA E LA SCOMPARSA DEL MARITO MICHELE CANGIALOSI

La vicenda di Celeste Saieva è raccontata dal giornalista Massimo d’Antoni. Tutto parte dalla denuncia ai carabinieri di Sciacca da parte della donna, 23 anni, il 9 maggio 2008 che segnala come il marito sia scomparso ormai da giorni lasciandola sola insieme ai due figli, di 3 e 7 anni. Michele Cangialosi, 30 anni, era un manovale e a detta della moglie Celeste Saieva era un violento. La salma del marito verrà trovata in un campo il 19 ottobre 2009 in una campagna vicina, Santa Maria, sepolto sotto un metro di terra.

 

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CELESTE SAIEVA, L’OMICIDIO DEL MARITO E LA TESTIMONIANZA DECISIVA DI UN MINORENNE

La via della colpevolezza nei confronti di Celeste Saieva arriva dopo che un ragazzo minorenne racconta agli inquirenti di aver partecipato all’omicidio di Michele Cangialosi insieme alla donna, a Nicola Piazza, suo coetaneo, e a Paolo Naro, 20 anni. Prima della rivelazione decisiva i Carabinieri, indagando sulla scomparsa dell’uomo, scoprirono che Celeste Saieva aveva un amante: proprio Nicola Piazza. La donna lo ammetterà in un interrogatorio. Secondo l’accusa i due hanno pensato di far sparire per sempre l’uomo approfittando della sua abitudine ad allontanarsi anche in risposta alle presunte vessazioni fisiche e psicologiche che aveva inferto alla famiglia. Angelo Ruoppolo di Teleacras ha riferito che l’uomo dopo aver scoperto la tresca amorosa della moglie l’ha segregata in casa per un giorno. Il 19 gennaio 2009 è stata concordata la condanna in tribunale per l’uomo di un anno e quattro mesi per sequestro di persona.

CELESTE SAIEVA, LE CONDANNE

Solo che i due non bastano. Servono altre due persone. Uno è Paolo Naro, l’altro è un ragazzino che non ha neanche diciotto anni e che incastrerà tutti. Il processo, celebrato con rito abbreviato, portò alla condanna a 30 anni sia per Celeste Saieva sia per Nicola Piazza. Paolo Naro riceverà a sua volta 30 anni ma si avverrà sempre della facoltà di non rispondere. Il testimone chiave, il minorenne, verrà condannato a 9 e 4 mesi anni di carcere.

CELESTE SAIEVA, LA MORTE DI MICHELE CANGIALOSI

In Tribunale emerse che lunedì 20 aprile Michele Cangialosi andò a dormire nella sua camera da letto dopo aver ingerito con l’inganno a cena un potente sonnifero. Alle 23.15, dopo uno squillo al cellulare di Celeste Saieva, i tre agiscono e arrivano a casa con una Citroen C3 di proprietà dell’associazione di volontariato che si occupa del trasporto di emodializzati per cui lavora Nicola Piazza. L’amante immobilizza Cangialosi mentre Naro lo prende a pugni. Il terzo avvolge un filo di ferro intorno al collo della vittima soffocandolo mentre Celeste è in camera dei figli. Il corpo di Michele Cangialosi viene rinchiuso nel baule della vettura. I tre partono con destinazione Santa Maria.

CELESTE SAIEVA, LE INDAGINI E IL SANGUE NELL’AUTO USATA PER TRASPORTARE IL CADAVERE

Michele Cangialosi, ancora vivo, viene finito prima a colpi di pietra poi a colpi di zappa. Verrà poi sepolto nel terreno di Santa Maria, di proprietà del padre di Nicola Piazza, agente di polizia. I tre negano le accuse rivolte dagli inquirenti. Il corpo viene però trovato a torso nudo, coi pantaloni del pigiama, con la testa fracassata e il filo di ferro avvolto al collo. Tutti particolari che confermano il racconto del giovane testimone. Nel baule della C3 vennero trovate tracce di sangue della vittima. La “pistola fumante” che farà scattare gli arresti. Al processo Celeste Saieva continua a professare la sua innocenza anche se ammetterà che avrebbe voluto ucciderlo “ma non l’ho fatto”. Prima dell’arresto i quattro sono convocati in Procura e non sanno di essere osservati da una telecamera nascosta: Naro chiede al più giovane se ha parlato ma questi nega. Celeste Saieva riceve l’informazione di garanzia e, torna dagli altri e riferisce che sono tutti accusati dello stesso reato. De marito dice: “Continua a far danni perfino da morto”.

CELESTE SAIEVA, LA CASSAZIONE RIGETTA IL RICORSO, LA CONDANNA DIVENTA DEFINITIVA

Nel Processo d’appello venne confermato l’impianto accusatorio in primo grado. Oltre al carcere i tre maggiorenni sono stati condannati al pagamento del risarcimento del danno alle parti civili in misura di 100 mila euro complessivi per i genitori della vittima, e 25 mila euro ciascuno dei tre fratelli. La Cassazione nel 2013 rigettò il ricorso avverso alla sentenza presentato dai legali di Celeste Saieva, Nicola Piazza e Paolo Naro rendendo così definitiva la condanna sia al carcere sia al risarcimento.

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