Perché Beppe Grillo sbaglia a chiedere le dimissioni di Rosa Capuozzo come sindaco di Quarto

«La strada dell’onestà ha un prezzo. Il prezzo è dover essere, sempre, senza eccezione alcuna, al di sopra di ogni sospetto. Per farlo occorre marcare le differenze tra noi e chi ci ha governato finora in modo netto».

Beppe Grillo ha chiesto con queste parole le dimissioni di Rosa Capuozzo da sindaco di Quarto. L’ha immolata sul sacro altare del blog prima ancora che la situazione precipitasse oggi, con tanto di perquisizioni nel comune e nella casa del primo cittadino.
Eppure Rosa Capuozzo non risulta (ancora) indagata nell’inchiesta condotta dal pm Henry John Woodcock. Capuozzo potrebbe avere alcune colpe (forse politiche) ma sembra lontana anni luce da quelle intercettazioni e da quell’ex compagno di Movimento che hanno messo in imbarazzo il Comune.

«Noi siamo il M5S e l’esempio vale più di qualsiasi poltrona. Le chiediamo con fermezza di dimettersi e far tornare ad elezioni Quarto». Un cambio di linea totale rispetto alle domande marzulliane apparse con un post sul sito alcuni giorni fa.

Differenza “tra noi e loro”. Grillo ha semplicemente analizzato la situazione. E fatto due conti. Mi conviene perdere un comune o veder venir meno l’immagine “anticasta” crollata in queste ore a suon di riflessioni sui media che titolano sulla purezza perduta dei grillini?
Cosa conta di più? Governare un comune sciolto due volte per mafia, andando allo scontro con Saviano (che come un Papa Francesco a Roma mette a disagio la grillina di Quarto) o i likes sul blog?

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Grillo corre lungo un binario pericoloso. Lasciare che la politica venga sopraffatta dal sospetto. Stiamo diventando “succubi” della tirannia del sospetto. «Per questo occorre essere ancor più esemplari, soprattutto a Quarto dove c’è il sospetto che alcuni voti fossero stati inquinati». Meglio così quindi. Buttare via il voto di chi voleva cambiare davvero per colpa di chi ha votato come sempre: per un tornaconto personale.

Governare tra mille difficoltà o ostentare purezza? Basta pensare a quanti indagati ci sono negli altri partiti e quanti nel Movimento 5 stelle. Invece no, basta il sospetto per far saltare una giunta eletta. E’ una china pericolosa.

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“Io non mollo”, “Si dimetta”. Grillo dimostra di non concepire il garantismo. Quello “buono”. Quello che, usato con sapienza e pazienza, porta alla vittoria. Aspettare, lasciar lavorare la magistratura, stare dalla parte della giustizia. Annunciare, ancora prima del sì a un processo, la costituzione del Comune di Quarto come parte civile. Guidare quel comune. Farlo rinascere con mesi e mesi di lavoro. Non c’è stato nulla di tutto questo. Non ci sarà. Rimane solo un invito, che imbarazza e che segue i dettami degli “influencer del dibattito della giornata”. Rimane la rinuncia. La politica che si piega. L’invito a lasciare perché gli “altri” hanno rovinato ancora una volta tutto. Con questa mossa il Movimento rinuncia, senza mai rischiare, senza mai crescere come forza governativa.

(foto copertina ANSA/ CESARE ABBATE)

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