Immigrazione, in Europa tornano le frontiere

05/01/2016 di Redazione

Aggiornamento ore 12.30 – Il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos ha convocato per domattina a Bruxelles i ministri competenti di Svezia, Danimarca e Germania “per un maggiore coordinamento” di fronte alla pressione migratoria dopo la stretta dei controlli alle frontiere introdotte da Svezia e Danimarca. Ad annunciarlo, come ha spiegato l’agenzia Ansa, il portavoce della Commissione Ue.

L’Europa esiste ancora o è saltata per aria? Sembra che sia la seconda versione quella pronta ad essere verificata: almeno, l’Europa delle frontiere comuni e della libera circolazione sembra ad un passo dal collasso. Non si arresta l’emergenza immigrazione e gli stati, soprattutto quelli dell’Europa del Nord, tornano ad alzare le frontiere e a mettere dunque in discussione il continente del trattato di Schengen: è da Berlino, dalla Germania, che arriva l’allarme.

IMMIGRAZIONE, L’EUROPA DI SCHENGEN E DELLA POLITICA DI MIGRAZIONE E’ SALTATA?

“L’Europa del trattato di libera circolazione è in pericolo”, dicono da Berlino: “La libertà di movimento è un principio importante uno dei risultati più grandi nell’Ue degli ultimi anni”, ha detto Martin Schaefer, portavoce del ministero degli Esteri: “Serve una soluzione europea”. A cosa? Alla decisione da parte della Danimarca di tornare a rimettere i controlli alle frontiere, analoga presa di posizione dalla Svezia e, scrive oggi il Corriere della Sera, possibilità sul tavolo anche nei pensieri del governo italiano: simbolica situazione, sostengono da via Solferino, di un completo collasso del sistema europeo di accoglienza dei migranti.

L’Italia è pronta a ripristinare i controlli alla frontiera con la Slovenia. Di fronte a un aumento dei flussi causato dalla chiusura delle proprie «porte» già comunicata da numerosi governi, saranno schierate le pattuglie di polizia e verificata la regolarità dei documenti di tutti coloro che attraversano i valichi terrestri e ferroviari. L’ultimo passo per la certificazione del fallimento definitivo del trattato di Schengen. In realtà l’accordo tra gli Stati dell’Unione Europea è già saltato da tempo. E non è l’unico. Anche il patto per la «relocation» dei migranti siglato a fine settembre sembra definitivamente archiviato: prevedeva che lasciassero il nostro Paese 80 stranieri al giorno, in tre mesi ne sono partiti appena 190, altri 50 andranno via entro il 15 gennaio. Nulla, in confronto a ciò che era stato promesso. E tanto basta per comprendere che non c’è alcuna politica comune di accoglienza.

 

 

L’Italia si confronta con le decisioni del primo ministro sloveno, Miro Cerar, che afferma di voler mantenere strenuamente la sua linea politica: un muro di filo spinato per impedire il transito dei migranti dalla Croazia al piccolo paese balcanico.

Sul filo spinato anti-migranti collocato lungo il confine con la Croazia il premier della Slovenia, Miro Cerar non fa un passo indietro, nonostante le numerose proteste da parte della popolazione che vive nelle aree interessate dal “muro” e che “minacciano” addirittura di ricorrere all’arma referendaria. Nel corso della sua ultima visita ai centri di accoglienza temporanea di Dobova e Šentilj il primo ministro ha ribadito per l’ennesima volta che «gli strumenti tecnici» (così definisce il filo spinato) sono assolutamente indispensabili anche alla luce di un prossimo forte aumento del flusso di migranti verso la Slovenia.

 

 

I migranti dunque, non potendo attraversare la Slovenia, provano a riparare : muovendosi a piedi, se necessario, in una marcia ripresa dall’alto da un drone in un video del media russo RT.

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Il nostro paese si vede costretto così a procedere alla registrazione; il che, stando al regolamento di Dublino, equivale a presa in carico del migrante.

Di fronte a una ulteriore impennata degli ingressi l’Italia sarebbe costretta ad adeguarsi perché, viene sottolineato al ministero dell’Interno «alla fine rischiamo di dover pagare le conseguenze più gravi. Molti altri Stati non registrano tutti gli stranieri che arrivano, ma noi siamo gli unici ad essere stati sottoposti a procedura di infrazione». Riferimento esplicito alla comunicazione giunta da Bruxelles poco prima della pausa natalizia per contestare a Roma la mancata «registrazione» dei migranti attraverso il fotosegnalamento. 

 

E così l’Italia prova ad attrezzarsi, pronta a alzare i controlli con la Slovenia.

[La misura] prevede il ripristino dei controlli ai valichi terrestri e ferroviari con la Slovenia, lasciando invece libera la circolazione per quanto riguarda il traffico aereo. «Una misura straordinaria – chiariscono al Viminale – ma che diventerà operativa qualora dovessero aumentare gli ingressi e soprattutto continuare a mancare quel clima di collaborazione che era stato invece promesso nel corso dell’estate». Secondo le cifre aggiornate al 31 dicembre, nel 2015 sono giunte in Italia 153.842 persone, il 9% in meno del 2014 quando gli arrivi furono 170.100. Attualmente il dipartimento Immigrazione guidato dal prefetto Mario Morcone si occupa di assistere 103.792 persone. Ma rimane l’incognita per i prossimi mesi con la consapevolezza che la politica comune è rimasta sulla carta. 

 

Immagini: Getty Images

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