Biblioteca Fabrizio Giovenale, la storia di una brutta vittoria

“Abbiamo firmato un accordo brutto”: la Biblioteca Fabrizio Giovenale è salva. Per quanto tempo? Come? In che modo? Fino a quando? Domande ancora senza risposta. I rappresentanti delle associazioni Casale del Podere Rosa e Lipu, che da dodici anni gestiscono il Centro di Cultura Ecologica a Rebibbia, hanno parlato tutta la mattina di oggi, 30 dicembre 2015, con il rappresentante del Comune, l’ingegnere a capo del dipartimento delle periferie, che è arrivato in mattinata con la bozza di accordo per la prosecuzione, temporanea, della gestione. Bozza che è stata firmata: una soluzione insoddisfacente, che permette comunque alle centinaia di ragazzi che negli ultimi anni hanno animato la biblioteca di continuare ad avere un presidio, di potersi alzare la mattina ed avere un posto dove andare a studiare.

BIBLIOTECA FABRIZIO GIOVENALE, LA STORIA DI UNA BRUTTA VITTORIA

Nulla di nuovo, tutto come annunciato, da parte del Comune di Roma: il dipartimento delle Periferie ha elaborato una soluzione transitoria. Allo staff della Biblioteca Fabrizio Giovenale è stato concesso un affidamento conservativo di tre mesi: utenze (luce, gas, acqua), a carico del comune; tutto il resto a carico delle associazioni (volontari senza stipendio e, sopratutto, guardianìa permanente e responsabilità verso terzi: se qualcuno, vandali o malintenzionati, danneggerà i locali della biblioteca, saranno gli operatori ad essere responsabili). Un accordo “capestro”, lo definiscono gli operatori della Giovenale. “Il Comune ci ha proposto un percorso di mediazione, certo non brillante”, si sente dire nell’assemblea che si apre, puntuale, alle 17 del pomeriggio per raccontare agli studenti gli ultimi sviluppi del caso. Come si finanzierà la biblioteca che da 12 anni è un presidio in un quadrante della periferia nord-est di Roma e che consente a centinaia di ragazzi, in ogni giorno di apertura, di studiare, di socializzare e di curare la propria formazione in un luogo bellissimo, immerso nel Parco di Aguzzano, è da capire.

IL NOSTRO IMPEGNO: SALVIAMO LA BIBLIOTECA FABRIZIO GIOVENALE

“Siamo pronti ad organizzare iniziative di autofinanziamento”, dicono gli studenti in assemblea: a partire da soluzioni che possono sembrare semplici, ma impattano in maniera sostanziale nei bilanci della biblioteca. “Aumentiamo il prezzo del caffé, facciamo pagare l’accesso alla Wi-Fi, organizziamo iniziative in biblioteca, pensiamo a soluzioni di crowd-funding, presentiamo dei progetti”. Rimane il paradosso: un servizio pubblico, in un edificio pubblico, sovvenzionato e finanziato dai fondi privati dei fruitori; e le condizioni imposte dalla convenzione “conservativa” proposta dal Comune impediscono allo staff della biblioteca di poter organizzare con flessibilità iniziative che possano dare allo staff e agli addetti alla struttura, semplicemente, lo stipendio necessario ad andare avanti: “Se c’è da fare uno, due mesi di volontariato, lo possiamo fare; di più, diventa difficile”, dicono in assemblea. Già: perché il fattore tempo è importante. “E’ sicuro che in questi cinque mesi di gestione provvisoria il Comune arriverà all’emissione di un bando per la gestione di questa biblioteca?”, chiede qualcuno in assemblea: “No, non è sicuro”, si sente rispondere, onestamente, dagli operatori.

#giovenalebibliotecaresistente testimonianze dal flash mob Non Chiudete la Biblioteca Fabrizio Giovenale (28/12/15)

Posted by Centro di Cultura Ecologica – Biblioteca “Fabrizio Giovenale” on Martedì 29 dicembre 2015

“Ora che succede? Ora ci prendiamo una piccola pausa, ci ritroviamo qui all’inizio di gennaio”: sì, bene. Proviamo a tirare le somme, a poche ore dall’inizio dell’anno che vedrà la capitale immersa nel percorso che la porterà alle elezioni amministrative 2016, di una mobilitazione in cui si intersecano, si uniscono, tanti nodi delicati di una città complessa. Un insieme di limiti, di negligenze, di mancanze e di problemi che hanno portato un presidio di cultura di periferia ad un passo dalla chiusura, e al dover accettare condizioni emergenziali senza alcuna garanzia di poter tornare, in un tempo ragionevole, ad una gestione ordinaria. La prima responsabilità sta sulla giunta uscente, quella di Ignazio Marino: una giunta che aveva fatto della cultura e delle periferie un punto imprescindibile del suo programma e che si è dimostrata, nei fatti, incapace almeno nel breve periodo di fornire soluzioni concrete. Ha pesato l’incapacità, da entrambe le parti, di costruire un dialogo fruttuoso, e, sopratutto, la mancanza di volontà politica per salvare una biblioteca che in tempi utili aveva segnalato i problemi: una convenzione in scadenza, il rischio di chiusura, una richiesta di aiuto. In questo, va detto, l’amministrazione oggi è tenuta a fare semplicemente il suo lavoro: l’ha ben spiegato il dirigente capitolino che si è recato nella struttura questa mattina, rispondendo alle domande dei cittadini.

La Biblioteca Fabrizio Giovenale è allestita in una struttura pubblica, che pubblica rimarrà: l’amministrazione ha il pieno diritto di modificare la destinazione d’uso, di lasciare la situazione in sospensione, persino di chiuderla. Il Comune qui ha investito milioni di euro, è la riflessione dell’amministrazione a margine dell’incontro con lo staff della Giovenale: “C’è la volontà di continuare questo percorso”. Ottimo: ma in quanto tempo? Il Centro di Cultura Ecologica ha tre, massimo cinque mesi di vita; a giugno, la città andrà al voto. Il commissario straordinario, Francesco Paolo Tronca, il prefetto che amministra Roma, ha il potere di emettere il bando per l’assegnazione della struttura? Sì: può farlo. Per emettere un bando serve una dotazione di bilancio, e il bilancio viene approvato dall’Assemblea Capitolina: il commissario prefettizio sostituisce i poteri dell’assemblea, può dunque approvare il bilancio in solitaria e poi emettere il bando. E aspettare l’insediamento della nuova amministrazione può essere fruttuoso? In una città che ha problemi e urgenze sicuramente più impellenti di una biblioteca di periferia, aspettare il ritorno dell’ordinarietà democratica può essere un errore: sopratutto perché c’è margine, c’è la possibilità di considerare l’emissione del bando per l’assegnazione della Biblioteca Fabrizio Giovenale come un atto di ordinaria amministrazione, trattandosi di un bene del Comune di Roma che il commissario deve tutelare.

E lo strumento del bando, della gara pubblica, è il più adeguato per garantire la continuità del servizio? “Il bando è dovuto in osservanza della legge”, ha spiegato il rappresentante dell’amministrazione ai cittadini, in mattinata: “L’assegnazione diretta è prevista solo in caso di somma urgenza, ovvero nel caso in cui lo stabile stia crollando e sia necessario provvedere immediatamente”. E non è questo il caso, bene: allora serve, ed è possibile, l’emissione di un bando in tempi brevi, magari con l’interessamento di Biblioteche di Roma, l’ente delle biblioteche comunali che ha già chiarito che la perdita di un presidio del genere in una periferia sprovvista di altri luoghi analoghi sarebbe “una grave perdita”; di un bando, dicevamo, che sia trasparente, che sia garanzia per tutti i soggetti che vogliano partecipare all’assegnazione di un servizio di biblioteca in periferia e che dia il giusto peso alle realtà che negli ultimi dodici anni hanno acquisito competenze, hanno garantito il servizio, si sono affermate come presidio territoriale: né più, né meno, di quanto prevede la legge, senza favoritismi e con il pieno diritto di chiunque (anche, e sopratutto, degli studenti) di partecipare alla gara di bando in condizioni di piena parità.

GUARDA IL VIDEO: Biblioteca Fabrizio Giovenale, il corto girato dai ragazzi

E un bando che chiarisca, una volta per tutte, anche la questione dello stabile “Stalla dei tori”: una costruzione adiacente alla biblioteca Giovenale che, da piano d’assetto (strumento urbanistico che ha valore di legge) è adibito a “punto ristoro” per le attività interne al parco; uno stabile che se assegnato alla gestione della biblioteca consentirebbe di potenziare le attività didattiche ed educative del Centro di Cultura Ecologica e consentirebbe anche di realizzare un punto di ristorazione a carattere etico che contribuirebbe alla gestione economica della Biblioteca Giovenale, andando ulteriormente a sgravare il comune dell’importo (misero: 35mila euro) che finora ha garantito.  Solo che da anni lo stabile è adibito a centro territoriale della Protezione Civile; attività lodevole, se non fosse che la legittimità di questa assegnazione è tutta da dimostrare: la giunta di Gianni Alemanno nel 2010 aveva deliberato un’assegnazione temporanea per nove mesi; da allora, la convenzione è scaduta e nessuno sa dire perché mai il personale della Protezione Civile stia tuttora occupando uno stabile che stando al piano d’assetto, e stando alla convenzione firmata dal comune di Roma, doveva essere assegnato al Centro di Cultura Ecologica: a domanda, tutte le istituzioni coinvolte (Roma Natura, ente che gestisce il parco; Comune di Roma, proprietaria degli stabili; forze politiche, istituzioni), girano la testa, fanno spallucce, nessuno sa dire, nessuno si prende responsabilità. Noi indagheremo.

Di certo c’è solo l’impegno degli studenti; i tavoli della biblioteca pieni anche sotto Capodanno, il 28 dicembre e il 30 di apertura straordinaria, il tam tam dei ragazzi dei quartieri adiacenti che, saputo dell’apertura, pur potendo stare a casa a studiare si precipitano “in Giovenale”. Segnale di un bisogno di cultura, di spazi di aggregazione in periferia. Di certo c’è solo la partecipazione alle assemblee dei ragazzi, degli ortolani degli orti urbani, degli operatori, di tutti coloro che intendono d’ora in poi dare una mano, autofinanziarsi, persino autotassarsi per dare il giusto e il dovuto agli operatori che, a partire da domani, terranno aperta la biblioteca potendo contare solo sulla forza delle loro spalle. E su quelle dei tanti ragazzi che vivono e animano la biblioteca, della cittadinanza che non si è persa una delle assemblee nel bellissimo Centro di Cultura Ecologica, e su quelle degli ortolani che, un giorno a settimana, prendono la zappa e coltivano l’insalata nel pieno della città. E, per quello che potremo, sulle spalle di questo giornale che si impegnerà a far diventare la cultura e le periferie un tema fondante della incombente campagna elettorale romana.

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