Unioni civili, pronto l’asse Pd – Movimento Cinque Stelle?

Il percorso delle unioni civili passa da una nuova alleanza fra Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle? E’ possibile: sopratutto dopo l’asse fra le due forze politiche in Parlamento per l’elezione dei giudici della Corte Costituzionale, che ha sbloccato l’impasse sulla scelta dei nomi. Ora, è altrettanto possibile che almeno al Senato il Ddl presentato dalla Pd Monica Cirinnà abbia il sostegno dei deputati del Movimento Cinque Stelle, superando in questo modo il veto del centrodestra di Area Popolare.

UNIONI CIVILI, SI PASSA DALL’ALLEANZA PD-MOVIMENTO CINQUE STELLE?

Sopratutto dopo la sentenza dei giudici della Corte d’Appello di Roma che, poco prima di Natale, ha confermato la legittimità di una stepchild adoption, adozione del figlio del partner, a favore di una coppia di donne omosessuali. Un evento che si inserisce come un cuneo nel percorso del ddl. Il Messaggero fa il punto politico.

Il disegno di legge sulle unioni civili ritornerà nella il 26 gennaio nell’aula di palazzo Madama, dove Area popolare continuerà a dare battaglia affinché vengano stralciate dal provvedimento le norme sulla stepchild adoption. Prima della pausa natalizia il dibattito interno alla maggioranza, come anche con parte dell’opposizione, è stato riacceso dalla sentenza della Corte d’appello di Roma, che ha confermato l’adozione per coppie gay, e dalla legalizzazione dei matrimoni omosessuali in Grecia. Si allontanano così le possibilità di una mediazione sul nodo irrisolto dell’adozione da parte di uno dei componenti delle coppie omosessuali, una norma che, secondo i parlamentari di Ap, porterebbe all’incremento della pratica dell’utero in affitto, legale in alcuni Paesi non solo europei e che è causa di divergenze finanche all’interno delle associazioni femministe. Il movimento “Se non ora quando”, seguito da altre associazioni, nei primi giorni di dicembre ha lanciato un appello proprio contro la diffusione della pratica dell’utero in affitto e per di re “no a chi vuole un figlio a tutti i costi”. Un appello che non ha lasciato insensibili alcune componenti dei democratici, ma il Pd nega la possibilità di qualsivoglia passo indietro, tantomeno sullo stralcio delle adozioni e nonostante l’area cattolica del partito sia sempre decisa a portare in aula l’emendamento per l’affido rafforzato, rischiando di aprire palesemente una spaccatura interna. 

 

Sulle barricate il centrodestra, sopratutto di estrazione democristiana conservatrice, che minaccia “conseguenze politiche” se il Pd trovasse altrove i voti che gli servono per far procedere il ddl.

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Di segno completamente opposto le dichiarazioni arrivate da Area popolare, che continua a minacciare il governo – del quale è parte – di pesante ripercussioni se il provvedimento non verrà modificato. Il senatore Maurizio Sacconi ha definito i magistrati “irresponsabili”. «Deliranti» è invece l’aggettivo attribuito ai giudici della Corte d’Appello di Roma da Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, da sempre schierato contro matrimoni omosessuali e adozioni, nonostante sia nota la mancanza di compattezza sull’argomento all’interno del suo partito. Non è mancato nemmeno il commento indignato di Carlo Giovanardi, da poche settimane uscito da Ap, per il quale i magistrati hanno «offeso la toga che indossano».  Il 22 gennaio scadrà il termine per la presentazione degli emendamenti, che si preannunciano numerosi, quindi, dopo quattro giorni dovrebbe iniziare l’esame delle richieste di modifica. Da Ap c’è chi chiede che il disegno di legge torni in commissione, ma sembra sempre più accreditarsi l’ipotesi che, in assenza di modifiche sostanziali, il Pd, per la seconda volta in meno di due mesi, possa trovare un’intesa con il Movimento 5 stelle che, con i suoi voti, consentirebbe l’approvazione in Senato del provvedimento sulle unioni civili che poi passerà alla Camera, con buona pace di Maurizio Sacconi che ha già avvisato: «Se il partito di maggioranza volesse praticare il metodo 5Stelle suggerito dai soliti noti vi sarebbero inevitabili conseguenze politiche».

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