Il contro esodo dei Foreign fighters

27/12/2015 di Redazione

Cresce l’allarme in Europa per il ritorno dei foreign fighters, in fuga dalla guerra siriana e sulla strada di ritorno verso casa. Ne parla il Messaggero

FOREIGN FIGHTERS, IL RITORNO

Il sogno di fare la guerra evidentemente si scontra con la realtà:

«Quello dei foreign fighters è un fenomeno che suscita grande preoccupazione»: a lanciare l’allarme è stato lo stesso presidente Sergio Mattarella durante la video conferenza avvenuta nei giorni scorsi con i militari della missione Nato Kfor, in Kosovo. E la sua frase non è sembrata casuale, anche perché è stata rafforzata dal generale Guglielmo Miglietta, il quale ha ribadito: «diverse centinaia di foreign fighters originari del Kosovo potrebbero seguire il flusso dei migranti anche per raggiungere l’Europa».

A far paura ai coraggiosi combattenti sono le bombe

Il flusso al contrario sarebbe stato generato dai raid aerei dei russi sulla Siria. La legione straniera che compone l’esercito dell’Isis avrebbe scelto di cambiare stategia, di rientrare nei paesi di adozione o di rimanere “dormienti” in attesa di ordini.

 

Ecco la nuova strategia

Cambia dunque la figura del foreign fighters, si trasforma in inside fighters, e scoprirne movimenti e intenzioni diventa sempre più difficile. Secondo i dati diffusi dal Viminale, sono circa 90 i combattenti “italiani” che si sono recati sui teatri di guerra per addestrarsi e affiliarsi allo Stato islamico. Di questi, 18 sarebbero morti, altri avrebbero fatto perdere le loro tracce, ma una decina sarebbero rientrati nel nostro paese.

I “ritornati” sarebbero poi figure attorno alle quali si affollerebbero menti deboli in cerca di una “guida”

Affascinati da coloro che rientrano da Siria e Iraq vengono assoldati e fanno a loro volta proselitismo. […] E così alcuni dei nuovi adepti hanno scelto di partire per il jihad, altri invece sono rimasti nei paesi di residenza dove infoltiscono pericolose cellule dormienti.

Ecco i dati

Le stime attuali dei foreign fighters che hanno fatto rientro in Europa è del 20-30 per cento, ma si tratta di un dato destinato a salire se i raid della comunità internazionale dovessero effettivamente costringere gli eserciti dello Stato islamico alla ritirata. […] Se l’obiettivo non dovesse essere più il consolidamento territoriale nella regione del Syraq, potrebbe diventare l’attacco ai nemici del Califfato nel cuore dell’Occidente. Allora – sostiene il Soufan Group – i foreign fighters avranno un ruolo del tutto nuovo e ben più pericoloso da gestire per i governi occidentali.

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