A tredici anni dona il proprio regalo di Natale ai bambini africani e viene insultato su Facebook

A Natale siamo tutti più buoni? Mica vero. La storia che stiamo per raccontare è dai due volti: quello puro e innocente di un bambino he rinuncia alla canna di pesca che avrebbe scartato sotto l’albero la notte tra il 24 e il 25 dicembre e quello vigliacco e deplorevole dei soliti quattro leoni da tastiera. Sappiamo da La Provincia Pavese che Pietro ha tredici anni, frequenta la seconda media della scuola Contardo Ferrini di Broni e dopo aver partecipato con i suoi compagni a un progetto di Amref che coinvolgeva alcuni istituti in Kenya ha deciso di donare in vista delle festività l’equivalente del valore della sua canna da pesca – 150 euro, una bella sommetta – all’organizzazione sanitaria no profit presente in Africa. Pietro non si è limitato solo a questo ma ha organizzato anche una colletta tra i corridoi che frequenta tutti i giorni per aiutare un ragazzo originario del Camerun arrivato nella sua classe qualche mese fa e che non aveva il materiale per disegnare: «Tutti hanno accettato con entusiasmo. Siamo andati in cartoleria per acquistargli compassi, matite e pennarelli». Due bei gesti, disinteressati, autentici. Peccato però che sotto alla notizia pubblicata e postata su Facebook dal quotidiano ticinese, si siano scatenati gli immancabili fenomeni del web: chi tira dentro la politica e insulta i genitori, chi fa riferimento a improbabili collegamenti col Vaticano (?), chi «prima gli italiani».

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Venuta a conoscenza della storia di Pietro e dei commenti, Amref ha risposto con un post pubblicato sul proprio sito ufficiale e condiviso sui social:

Noi di Amref siamo abituati a terreni di scontro, terreni difficili, come quelli in cui operiamo, cercando ogni giorno di portare salute, per creare spazi di pace. Quindi non ci faremo trascinare nel campo delle offese rivolte tramite social ad un ragazzino di 13 anni, che ha deciso di devolvere la sua “paghetta” per dare aiuto ai bambini africani in occasione del Natale. […]

Noi, vogliamo continuare a guardare a Pietro e ai tanti Pietro, liberi e coraggiosi. La cosa più bella che ci ha insegnato Pietro è che quel gesto era un gesto consapevole, meditato, non del momento. Uno slancio di generosità che nasce dall’essere venuto a conoscenza nella propria scuola delle situazioni drammatiche in cui versano i bambini africani, attraverso gli incontri tenuti da Amref nei passati mesi. […] Il gesto di Pietro rompe quei muri e ci indica che il nostro mondo non finisce in quei pochi metri quadrati. […]

Intanto quello che ci fa più male è immaginarlo a leggere quei commenti, ma siamo sicuri, che in questo terreno difficile, di scontro, lui non si tirerebbe indietro

Photocredit copertina amref.it

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