Tangenti, come funzionava il sistema degli appalti

Sette funzionari del Comune di Roma sono stati arrestati dai carabinieri del Noe con l’accusa di corruzione per appalti di manutenzione straordinaria. La confessione del manager Luigi Martella ha permesso agli inquirenti “di intuire come l’attività corruttiva fosse verosimilmente finalizzata, non solo a turbare le gare, ma anche a sacrificare per interessi economici illeciti il regolare andamento dei lavori”.

LE ACCUSE –

“Gli imprenditori pagavano funzionari per risparmiare sulle spese dell’appalto” Scrive nell’ordinanza il giudice Massimo Di Lauro, che aggiunge: “Con l’accordo dei funzionari, gli imprenditori omettevano di effettuare parte delle opere appaltate e/o effettuavano in modo diverso da quanto previsto nel capitolato (materiale scadente, interventi non a regola l’arte, ecc.): questo consentiva di strappare un margine, spesso cospicuo, di guadagno pur in presenza dei ribassi, spesso astronomici, effettuati per accaparrarsi i lavori. Il sistema era talmente ‘oliato’ – si legge – che spesso i funzionari elaboravano il capitolato con valori già ‘gonfiati’ così da rendere più agevoli le operazioni illecite”.

Luigi Martella e Alessio Ferrari, gli imprenditori finiti in manette lo scorso ottobre, hanno deciso di parlare dopo il sequestro di una pen drive con il libro paga delle tangenti. Il Messaggero ne riporta le dichiarazioni.

«Di solito – ha raccontato Ferrari – il pagamento era del 3% sull’importo netto, decurtato del ribasso d’asta. Non c’era bisogno di grande contrattazione, valeva questo sempre e per tutti, a quanto so io». Il sistema, dice ancora Ferrari, era basato appunto sul risparmio rispetto al capitolo di appalto assegnato: «Va premesso che di solito il progetto è già redatto dal direttore dei lavori, (che è quello che riceve il pagamento ndr); e, di solito, preparano il progetto con dei margini piuttosto larghi. Cosicché possono dire: “ti ho preparato un progetto dove puoi guadagnarci tu e posso guadagnarci io”». Al momento dell’esecuzione, però, una parte dei lavori sparisce.

IL METODO –

 

«Si risparmiava sullo spessore dell’asfalto, sulla fresatura (cioè quello che levi) e sulle bonifiche, vale a dire la parte inferiore del sottofondo. Per capirci, può funzionare così: se devi scavare 20 cm, ti fanno fare 10». Ma occasione di risparmio erano anche i sui tombini e i sampietrini: «Se si dovevano pulire 10 fognoli, ci accordavamo per pulirne solo due, e così via» Il caso dei sampietrini aiuta a spiegare il meccanismo: «Se si trattava di rifare un selciato e il capitolato indicava 20.000 mq di sampietrini si concordava ad esempio che la rimozione, invece di essere fatta a mano – come nel capitolato – ce la facessero fare in altro modo». Il pagamento però era sempre per la costosa operazione a mano: «Noi – spiega l’imprenditore Ferrari – nei Sal poi mettiamo, falsamente, che è stato rimosso a mano con rimborso quindi di costi non sostenuti». Il meccanismo era generalizzato, aggiunge ancora Ferrari: «Che le devo dire? Io so che è un sistema di richiesta generalizzata da parte dei funzionari del Comune nel settore della manutenzione urbana; credo quindi che chiedessero anche agli altri come costantemente chiedevano a noi. E’ una facile deduzione, ma non potrei dire di saperlo in senso diretto. Certo a via Petroselli è un vero sistema». Anche l’imprenditore Martella, che sarebbe stato l’apice del meccanismo, ha confermato a verbale tutte le accuse, spiegando che i lavori extra erano in realtà mazzette.

IL TRAMITE –

A fare da tramite tra Martella e i politici del campidoglio è un collaboratore dell’imprenditore, che in un’intercettazione dice

«Martella tra virgolette non fa un cazzo… io e il cugino, gestiamo tutta quanta la roba edile, quindi tutte e sei le imprese le gestiamo noi, le gare, noi a lui lo mandiamo soltanto quando c’è di andare a parlare con la parte politica, poi dopo finita la parte politica entriamo io e lui»

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