STAR WARS VII: La forza si risveglia, la saga no – RECENSIONE

STAR WARS VII –

Sarà difficile scrivere questa recensione. Perché sono un fan, perché sono un critico cinematografico, perché sto scrivendo di notte per poi programmare dalle 9.01 del mattino, ora X in cui è lecito dire la propria sul film più atteso del millennio. Regola Disney, perché, si sa, i fan di Guerre Stellari corrono a comprare i quotidiani in edicola prima di andare al cinema e bigiare la scuola. Ci avesse messo lo stesso impegno nel film, la multinazionale, che ha usato per proteggerlo e coprirlo, ora saremmo di fronte a un capolavoro.

E invece. E invece proviamo a dirvi cosa non è Star Wars VII, visto che tra embarghi, divieti di spoiler con tanto di minaccia che sarebbe “possibile un’azione legale” e il terrorismo che fanno amici e parenti sul totale silenzio da osservare religiosamente finché tutta la famiglia non l’avrà visto almeno due volte, non si può dire quasi nulla.

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Dunque. Non è quello che vi aspettavate dopo il primo teaser, che ci aveva fatto andare in orbita e ci aveva convinti che il capolavoro era dietro l’angolo. In questo caso un po’ più fedele è il trailer italiano. Ahinoi.
Non è un sequel del numero sei (quindi del terzo film della prima trilogia in ordine di uscita, la seconda nell’epica lucasiana: vabbé, avete capito), ma piuttosto un reboot. Anzi, a dirla tutta, a volte temi che sia un fan movie. Ma non di Star Wars, piuttosto di Balle spaziali. La geniale parodia di Mel Brooks.
Non è un J.J Abrams al meglio, che da fan imita, da regista limita a tre banalissime location il tutto – re George anche nei suoi capitoli peggiori (uno solo era davvero brutto, La minaccia fantasma) aveva universi e ambientazioni da urlo – e pensa di poter ripetere l’operazione Star Trek con la saga capolavoro di matrice lucasiana. Anzi, peggio: perché nella prima, con un prodotto fondato sulla reiterazione, si prende dei rischi. Qui, no. Per non disturbare i maturi Ford, Fischer e Hamill (si può dire che ci sono, era noto, ma forse non quanto rimangono nella storia), piazza loro accanto un cattivo da operetta, un eroe in saldo e una ragazzina che invece ha carisma, ma da sola non basta. E qualche relitto che ci fa sognare. E ricordare.

Star Wars VII recensione

La trama è semplice. Sì, semplicemente non posso neanche accennarvela: non me la sento di mettere me stesso e Giornalettismo contro Topolino, comprendetemi.
Torniamo dunque a ciò che Star Wars non è. Non è un salto in avanti, né nel vuoto. E’ prevedibile perché cita ossessivamente la prima trilogia, ma in tono minore, pur avendo effetti speciali clamorosi.
Non è una rivoluzione: è sempre tragedia greca, parenti serpenti e superdonne (Leia, Amidala e ora Rey).
Non piacerà abbastanza ai fan. O meglio, andrà così: qualche urletto quando vedrete Harrison Ford, una lacrima per Carrie Fisher, un sorriso per Mark Hamill (tranquilli, è rimasto un cane a recitare, basta uno sguardo per capirlo). Vi alzerete dalla sedia e ancora cercherete di convincervi che si, vi è piaciuto, che va bene così. J.J. è uno di noi, anche noi avremmo citato e copiato. Già, noi. Lucas nel bene e nel male, ha sempre fatto un passo avanti nella narrazione, ti ha sempre spiazzato. Qui la scena madre ti fa venir voglia di fare come Nanni Moretti come il Dottor Zivago (citare per recensire e alludere a una scena: sarà spoiler? Devo chiamare l’avvocato?). E non perché sia bella, ma perché è telefonata. Già sai come andrà. Troppo presto.
Max Von Sydow è Max Von Sydow. John Boyega ha il carisma di Jar Jar Binks, Daisy Ridley forse poteva fare la comprimaria in qualche capitolo precedente.
Non è, infine, quella poetica e profonda riflessione sulla Forza, sul suo insegnamento, scoperta, controllo, significato, responsabulità. Un viaggio metafisico e fantastico dietro qualcosa che non era magia, né scienza, né trascendente. Ma allo stesso tempo lo era. Una sorta di meraviglioso mistero della fede galattico. Qui, invece, va via un tanto al chilo, basta essere autodidatti, le spade laser può impugnarle anche chi non dovrebbe. Perché quell’arma non è Excalibur. E’ meglio. ‘ l
E’ il lato oscuro cos’è? Nulla, la banalità del male e delle guerre. E un villain a cui piace fare la recita del buono.
Ma un’altra cosa, però, che non è Star Wars VII è che non è, né sarà, un insuccesso. Perché Abrams, fine conoscitore di spettatori e pubblici, vuole accontentare con un po’ di consolazione vintage gli addicted della saga e conquistare un nuovo pubblico ignaro di una serie di film che hanno cambiato il nostro immmaginario. I primi lo faranno per il breve spazio dell’eccitazione post proiezione, il secondo lo premierà.

E noi adepti della Forza da sempre, contiamo sul fatto che questo settimo capitolo sia solo una lunga introduzione per il prossimo dittico, solo un passo falso. Certo, il finale non promette nulla di buono. Mz speriamo di sbagliarci. Anzi, vogliamo sbagliarci.

E ora correte al cinema, tanto non avrete creduto a una parola. E vi capisco. Dovete sperimentarlo da soli. Buona visione.

P.S.: questo ve lo dico, lo spoiler lo faccio: Chewbecca è sempre lui. E lo voglio protagonista del capitolo 8.

 

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