Direttore Banca Etruria: «Per vendere le obbligazioni subordinate seguivamo i clienti anche in ospedale»

Una confessione choc in piena regola quella di un presunto direttore di Banca Etruria resa oggi a Repubblica all’inviato di Perugia. Secondo l’uomo, infatti, la banca sapeva benissimo il danno che andava a portare ai propri clienti, ma questo non la fermava.

LA CONFESSIONE DEL DIRETTORE DI BANCA ETRURIA

Ecco cosa ha raccontato l’uomo a Repubblica

«Ho cercato di salvare quanti più correntisti ho potuto, invitavo i miei clienti a rivolgersi ad associazioni di consumatori per saperne di più. Non potevo dire loro la verità, avrei rischiato il posto di lavoro, ma che le obbligazioni subordinate fossero un prodotto che avrebbe rovinato solo e soltanto i clienti lo sapevamo tutti». […] Emerge che c’erano pressioni per vendere questi bond. È così? «Sì. I dipendenti ricevevano premi in soldi sul rendimento settimanale. È iniziata una caccia all’uomo spietata: correntisti (soprattutto anziani) venivano raggiunti in case di cura o ospedali, incontrati casualmente fuori da scuola e invitati ad andare in banca, o chiamati uno per uno».

Secondo l’uomo ai correntisti veniva garantito un rischio zero, o erano obbligati a comprare le obbligazioni in cambio della concessione di un mutuo. L’uomo ammette anche candidamente la falsificazione dei questionari Mitfid (necessari per comprendere il livello di rischio del cliente).

I risparmiatori interessati non lo vedevano neanche. Si trattava soprattutto di persone con una scolarità finanziaria pari allo zero a cui noi professionisti del settore eravamo obbligati a spiegare tutto. Invece questo non avveniva. Moltissimi di loro non sapevano neanche cosa stavano firmando»

E poi si arriva alle date. Qui qualche particolare però non torna, se si fa riferimento alla notizia rilasciata qualche giorno fa da Ansa secondo la quale questi titoli erano invece stati venduti direttamente dalla banca – e non nei mercati secondari – nel 2006.

Quando si è raggiunto il picco di vendita di subordinate?
«Tra la fine del 2012 inizio 2013 in poi. Le sollecitazioni di funzionari di banca Etruria nei confronti dei risparmiatori si sono fatte più insistenti per l’acquisto di obbligazioni subordinate e azioni. In quel periodo c’erano le ispezioni di Banca d’Italia e la situazione di dissesto erano già note agli organi della banca e agli operatori del settore».

«Verso giugno 2015 i commissari di Etruria si accorsero dei Mifid taroccati, mandarono lettere ai clienti di questo tenore». (Il direttore mostra la lettera datata 30 giugno 2015). «Gentile cliente, con la presente vogliamo comunicarle che, sulla base delle informazioni da lei fornite nel questionario Mifid il suo portafoglio risulta non adeguato al suo livello di conoscenza ed esperienza finanziaria. La invitiamo a mettersi in contatto con la sua filiale e il suo gestore per verificare la coerenza delle informazioni rese per valutare eventuali interventi al suo portafoglio».
E quando il risparmiatore che ha ricevuto questa lettera veniva in banca?
«Nella stragrande maggioranza dei casi è successo che i dipendenti dicessero che era una pura formalità e facevano rifirmare lo stesso prodotto, però con la dicitura “alto rischio”, senza che il cliente sapesse nulla. È stato allora che ho detto a molti dei miei clienti di rivolgersi ad una associazione di consumatori seria prima che fosse troppo tardi».

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