Delitto di Garlasco: la Cassazione conferma la condanna a 16 anni. Alberto Stasi è già in carcere

Alberto Stasi

è condannato a 16 anni. La Quinta sezione penale della Cassazione ha confermato la sua sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Milano, che l’aveva condannato a 16 anni di reclusione per l’omicidio di Chiara Poggi. I giudici della Cassazione hanno rigettato entrambi i ricorsi, sia quello della difesa di Alberto Stasi che chiedeva l’assoluzione sia quello della procura generale di Milano che chiedeva un aumento di pena per l’aggravante di crudeltà. Si tratta di una sentenza definitiva: poco dopo la notizia della sentenza Stasi si è costituito, presentandosi al nel carcere di Bollate, alle porte di Milano.

DELITTO DI GARLASCO: STASI IN CARCERE –

Alberto Stasi dovrà ora essere arrestato per l’esecuzione della pena, o presentarsi spontaneamente in carcere. Durante le indagini preliminari e nelle varie fasi di giudizio, il giovane non è stato mai posto in custodia cautelare, per cui dovrà scontare per intero la pena. Il dispositivo della Cassazione sarà ora trasmesso alla Procura di Milano, che dovrà emettere l’ordine di esecuzione della pena. Stasi non era presente in tribunale e non si hanno notizie certe su dove si trovi al momento. Ieri il suo avvocato aveva però dichiarato che, in caso di condanna, il suo assistito si sarebbe costituito.

DELITTO DI GARLASCO, L’AVVICATO DI STASI: «SENTENZA ALLUCINANTE» –

Fabio Giarda, avvocato del collegio difensivo dell’ex fidanzato di Chiara Poggi, ha commentato così la sentenza: «È allucinante. Come si fa a mettere una persona in carcere quando c’è una sentenza completamente illogica? È una pena che non sta né in cielo né in terra, se una persona ha commesso un fatto del genere deve avere l’ergastolo». Ai giornalisti che gli chiedono se ora Stasi andrà in carcere Giarda risponde: «Non si può fare nient’altro». Secondo quanto si apprende, il giovane si sarebbe presentato al carcere di Bollate, dove sarà trattenuto in attesa dell’arrivo dell’ordine d’esecuzione. 

DELITTO DI GARLASCO, LA MAMMA DI CHIARA: «GIUSTIZIA È FATTA» –

Subito dopo la lettura della sentenza, Rita Poggi, la mamma di Chiara, ha parlato ai giornalisti che affollavano l’ingresso della villetta di Garlasco, dove la giovane fu trovata senza vita. «Sono emozionata. Dopo le parole del procuratore eravamo un po’ pessimisti, ma giustizia è stata fatta».

 

DELITTO DI GARLASCO, LA SENTENZA DELLA CASSAZIONE –

La Corte doveva decidere se confermare o meno la condanna di Alberto Stasi, ex fidanzato della vittima, a 16 anni emessa un anno fa nel processo di Appello bis. Nel pomeriggio di ieri, a sorpresa, il procuratore generale aveva chiesto l’annullamento della condanna. Annullamento con rinvio e accoglimento dei due ricorsi presentati: quello dell’imputato, che chiedeva l’assoluzione, e quello del procuratore generale di Milano che, al contrario, chiedeva il riconoscimento dell’aggravante di crudeltà e quindi un aumento di pena. Il procuratore generale Cedrangolo aveva sottolineato «la debolezza dell’impianto accusatorio», che aveva portato alla condanna a 16 anni di carcere per Alberto Stasi, unico imputato per l’omicidio di Chiara Poggi. Stasi era stato assolto sia in primo grado sia in appello, con rito abbreviato, fino a che la Cassazione nell’aprile 2013 non ha disposto l’annullamento e un nuovo processo che rivalutasse le prove. «In caso di condanna Alberto si costituirà», aveva detto l’avvocato Fabio Giarda del collegio difensivo di Stasi. Il giovane bocconiano diversamente dalle altre occasioni non era presente in aula, come anche i genitori di Chiara.

 

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DELITTO DI GARLASCO, LA STORIA –

Il corpo senza vita di Chiara Poggi quel 13 agosto 2007 viene trovato sulle scale che portano alla tavernetta della villetta. Tre giorni dopo vengono resi noti i risultati degli esami autoptici, secondo i quali la ragazza è stata uccisa con un oggetto metallico (mai identificato) tra le ore 11 e le 11.30. Il 20 agosto Stasi viene ufficialmente indagato per omicidio volontario, con l’aggravante della crudeltà. Lo studente rischia una condanna all’ergastolo. Un mese dopo, il 24 settembre, Stasi finisce in carcere su provvedimento del pm. Ma il 28 settembre il gip di Vigevano lo scarcera ritenendo gli indizi non sufficienti. Il 16 novembre la consulenza tecnica dei carabinieri del Ris dice che non ci sono tracce di persone estranee nella villa. Il 20 dicembre arriva una nuova accusa per Stasi, quella di detenzione e diffusione di materiale pornografico. È l’8 ottobre 2008 invece quando la procura di Vigevano chiude l’inchiesta. Il 3 novembre arriva il rinvio a giudizio.

DELITTO DI GARLASCO, IL PROCESSO –

Il 28 marzo 2009, a sorpresa, gli avvocati dell’unico imputato chiedono che il proprio assistito venga processato con rito abbreviato. Il processo inizia il 9 aprile. L’accusa chiede 30 anni di carcere. La difesa l’assoluzione. Il 17 dicembre 2009 arriva la prima sentenza: Stasi viene assolto per insufficienza di prove. Il 30 aprile 2010 arriva il ricorso in appello dei sostituti procuratori, con quello dell’avvocato di parte civile. In appello ci sono tre sostanziali novità: la richiesta di un esame approfondito su un capello castano chiaro lungo 1,2 centimetri trovato nella mano sinistra della vittima, un riesame del martello sequestrato in casa Stasi e l’ampliamento della forbice per l’orario della morte. Il 7 dicembre 2011 anche la corte d’Appello di Milano assolve il ragazzo. Passano quattro mesi e il 18 aprile 2013 la Cassazione annulla l’assoluzione e dispone un nuovo processo d’appello. Il processo-bis si conclude dopo quasi due anni, il 17 dicembre 2014. Stasi viene stato condannato a 16 anni dalla prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano.

(Foto di copertina: ANSA / BALTI)

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