Targhe alterne Roma e sciopero mezzi: perché tutto insieme?

Targhe alterne Roma e sciopero dei mezzi Atac: un venerdì di passione per la Capitale che in questi minuti si chiede, sui social network, tramite i commenti dei cittadini, perché mai la città abbia dovuto vivere contemporaneamente sia la misura di contenimento dell’inquinamento atmosferico che le stazioni della metropolitana chiuse fino alle prime ore del pomeriggio. Non poteva il commissario straordinario Francesco Paolo Tronca attrezzarsi in maniera diversa e sospendere almeno la misura di limitazione alla circolazione dei veicoli?

TARGHE ALTERNE ROMA E SCIOPERO MEZZI, IL CAOS A ROMA: PERCHÈ LA CITTA SI FERMA?

La risposta, in effetti, è no. Non dipende dal commissario – e nemmeno dal sindaco, se fosse insediato – il provvedimento che impone la limitazione al traffico in città. Tutto dipende da una catena di provvedimenti legislativi, ricordati nelle premesse dell’ordinanza commissariale che ha disposto le targhe alterne per oggi e per domani. Il principale atto che impone le targhe alterne a Roma è il Piano regionale per il risanamento della qualità dell’aria della Regione Lazio del 2009, attuato a Roma dalla deliberazione di Giunta Capitolina, amministrazione di Gianni Alemanno, del 2011 e sempre recepito nei piani generali del traffico (l’ultimo, 2015, della giunta di Ignazio Marino). E’ così previsto che sia l’ARPA, l’agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente, tramite i suoi rilevatori, a segnalare quando in città l’aria è eccessivamente inquinata; quando gli agenti inquinanti superano la soglia consentita, si mette in funzione una procedura che tiene la città sotto osservazione: nei primi giorni il Comune invia alla cittadinanza alcune informative e limita la circolazione dei veicoli particolarmente inquinanti. Se si arriva al quarto giorno di superamento del limite degli inquinanti, e i modelli dell’Arpa stimano che la concentrazione non scenderà nelle successive 72 ore, il sindaco è tenuto a deliberare la circolazione a targhe alterne. E’ quindi un obbligo legale per il sindaco, di fonte prima statale, poi regionale, infine comunale, la delibera della circolazione a targhe alterne.

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Su questa situazione ha poi impattato lo sciopero del personale delle metropolitane Atac di Roma, proclamato da una piccola sigla, la Cambia-Menti. Nonostante il sindacato in questione non sia uno dei principali dell’azienda, i cittadini si sono visti stamattina i cancelli della metropolitana sbarrati. Perché? La risposta è a metà fra il diritto e la politica: il diritto sindacale italiano consente ad un lavoratore di partecipare a qualsiasi sciopero, se legittimamente proclamato, e anche se non fa parte del sindacato che ha proclamato l’agitazione. E così, nelle ore precedenti allo sciopero, Atac ha ricevuto la comunicazione della partecipazione allo sciopero da parte di un numero importante di macchinisti delle metropolitane, sufficiente a far chiudere per intero le linee del trasporto sotterraneo della città. Non è, d’altronde, la prima volta che accade: all’inizio di ottobre lo sciopero della sola sigla USB, non certo un sindacato confederale per la quantità dei suoi iscritti, ha imposto la chiusura delle linee della metropolitana. Così è andata anche oggi.

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