TFF, Julien Temple: «Oggi il successo di un disco è proporzionale alla sua bruttezza»

Julien Temple, guest director del Torino Film Festival è arrivato sotto la Mole senza sottrarsi a fotografie ed autografi. Sessantadue anni, giacca grigia con inserti in pelle e skinny neri “d’ordinanza”. È qui per supervisionare sulla sezione da lui curata: “Questioni di vita o di morte”. L’idea nasce dal suo nuovo film, “The Ecstasy of Wilko Johnson”, presentato alla stampa giovedì scorso e raccontato in esclusiva a Giornalettismo.

 

«In realtà la decisione di fare un film non è stata mia – spiega Temple – Quando ho saputo della malattia ero devastato perchè lui continuava ad essere pieno di vita e non ha mai smesso di suonare. È stato lui a chiamare me, per chiedermi di riprendere gli ultimi momenti della sua vita, anche perchè probabilmente sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe fatto».

Il regista inglese ha iniziato la sua carriera con alcuni corti assieme ai Sex Pistols, proseguendo sulla scia del primo lavoro con Absolute Beginners e altri documentari, come ad esempio quello dedicato al frontman dei Clash, Joe Strummer e un lungometraggio sul festival di Glastonbury.

«Il mondo va visto attraverso la musica – continua Temple – i grandi musicisti non mancano, ma bisogna “ri-creare” un pubblico di giovani che possa entrare in contatto con gli artisti. Oggi il successo di un disco è proporzionale alla sua bruttezza».

«Arrivo da Cuba, dove sto girando un film che fa parte di questo ciclo di film sulle città che hanno una personalità musicale, Raccontando la storia della città attraverso la musica. Nel caso specifico de L’Havana è una storia meravigliosa, in un momento molto interessante perchè parecchi cubani si stanno chiedendo cosa succederà in futuro».

 

JULIEN TEMPLE INTERVISTA –

[Foto Copertina: Getty Images]

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