Valerio Nicolosi, il videomaker under 40 “in fuga” dall’Italia, che si prende la rivincita in diretta tv

26/11/2015 di Marco Esposito

Lo abbiamo conosciuto pochi mesi fa, quando ci raccontò i motivi che lo costringevano ad abbandonare l’Italia. La sua intervista ebbe una grande risonanza, soprattutto sui Social, dove molti ragazzi della sua generazione si sono riconosciuti nella sua storia. Stiamo parlando di Valerio Nicolosi, videomaker che fu costretto ad abbandonare l’Italia, con la sua compagna, per accettare un lavoro all’estero, in Belgio.

valerio nicolosi

In questi giorni lo abbiamo sentito nominare più di una volta su SkyTg24, dove, insieme agli inviati a Bruxelles della televisione satellitare, ha seguito da vicino quello che sta accadendo in Belgio. Soprattutto domenica, quando è scattato un allarme su tutta la Grande Place, abbiamo sentito il suo nome più di una volta. Era su quella piazza, dove le teste di cuoio presidiavano il centro, per metterlo in sicurezza. Una domenica che è stata il culmine di una settimana di grande tensione.

Valerio, come si vive a Bruxelles in questi giorni?

Da oggi quasi tutto è tornato alla normalità. Hanno riaperto le scuole, tutti sono tornati a lavoro. Solo qualche negozio, soprattutto nelle parti più commerciali della città, è ancora chiuso. Si torna verso una sorta di normalità.  Ma per un fine settimana la città si era svuotata. Erano tutti chiusi in casa, non usciva nessuno. In realtà c’era anche il problema delle metropolitane chiuse, così come non giravano i tram. Negozi chiusi, anche le palestre. Comunque anche in una giornata “quasi normale” ho incontrato in 20 minuti di macchina sei blindati dell’esercito. E non in centro, in una strada che potrebbe essere l’equivalente della nostra tangenziale. La città è ancora militarizzata, e questo in effetti suscita un po’ di ansia.

valerio nicolosi

Cosa è successo domenica? Tu lavoravi abbiamo sentito più volte il tuo nome su Sky

Da sabato eravamo in attesa di un blitz. Era l’unica cosa che spiegasse quello che stava succedendo, il livello di allerta che avevamo raggiunto. Un paio d’ore dopo il tramonto la polizia è entrata in azione. Prima hanno messo in sicurezza il centro, abbiamo visto le teste di cuoi iniziare a muoversi; forse era anche un diversivo. Hanno chiuso la zona della Grand Place. Ma non capivamo cosa stesse succedendo. In realtà i blindati partivano dal centro e sono arrivati a molembach dove intervenivano le teste di cuoio. Quando abbiamo sentito degli spari ci siamo mossi verso Molenbeek, dove le teste di cuoio in azione. Solo lì 6 arresti. Le autorità del Belgio ci hanno vietato di andare in diretta, quindi facevo riprese da utilizzare nei serivizi. Stavo registrando quando ho sentito una macchina inchiodare, era un’autovettura tutta nera, senza insegne delle forze dell’ordine, dentro c’erano cinque teste di cuoio; Hanno arrestato parecchie persone (poi molti rilasciati ndr)

Hai paura?

Mi mette ansia la militarizzazione della città e la limitazione dei diritti, ma si ho avuto paura. Ogni volta che sento una sirena in lontananza penso “Che sta succedendo?”. Mi sono spaventato soprattutto in un paio di occasioni

valerio nicolosi

 

Raccontaci

La prima volta è stata a Place de la Republique a Parigi due giorni dopo gli attentati. Ero in taxi con Giovanna Pancheri (giornalista di Skytg24 ndr), e ho visto molte persone correre verso di noi. Siamo andati verso la piazza, la polizia l’aveva chiusa, noi due siamo riusciti ad intrufolarci in un momento di panico, e siamo arrivati al centro della piazza….a quel punto abbiamo visto le forze dell’ordine con i fucili spianati. Noi eravamo in diretta con Giovanna che raccontava a parole quello che succedeva. Quando ho visto che i poliziotti erano vicino all’imbocco della fermata della metropolitana, ho avuto paura che ci fosse un commando o qualcosa del genere la sotto…..invece non era niente. Ma sono stati venti minuti forti, in cui comunque devi cercare di limitarti nelle tue reazioni, anche con le parole, c’è un microfono aperto

valerio nicolosi

E la seconda volta che hai avuto paura quando è stato?

Domenica. Dopo aver lasciato la Grand Place, siamo passati nell’ufficio della società per cui lavoro per  ricaricare alcune batterie. Si trova dietro piazza Schuman. L’inviato di Sky Jacopo Arbarello ha accostato la macchina, e scendendo mi sono trovato tre militari – ventenni impauriti – che mi hanno puntato i fucili addosso. Io avevo il cappuccio per il freddo, in mano avevo degli oggetti tecnici dai quali uscivano cavi….c’è stata un’incomprensione..Gli ho urlato che ero della stampa, ma ho avuto paura che mi sparassero perché erano veramente spaventati. Poi hanno fatto allontanare la macchine ed è andato tutto bene.

Cosa senti dai tuoi amici o dai tuoi parenti in Italia?

Dall’Italia mi arriva un’ansia eccessiva. Capisco che i miei genitori passino tutta la domenica su Sky per sentirmi, per assicurarmi che io stia bene…e per scherzare gli dico che fino a quando sentono il mio nome è tutto ok. Al tempo stesso vi sento troppo ansiosi. Un’amico mi ha mandato una foto di Campo dei Fiori, era vuoto.

Sei pentito della tua scelta?

Assolutamente no. Sono contento, sto bene. Mi sono trovato bene sul lavoro, arrivano tante soddisfazioni, tanti complimenti anche da Sky. Al tempo stesso sul lato personale sto bene, non tornerei indietro sinceramente. La qualità della mia vita è migliorata. Ovviamente cerco anche di fare anche altro, qualcosa di più creativo, legato alla mia passione di videomaker, di documentarista.

E’ arrivata qualche proposta dall’Italia?

No. Devo dire che in realtà io lavoricchio con l’Italia. E poi la società per la quale lavoro fa da service per due società italiane. Il mercato del video in Italia è chiuso e sta in agonia. Difficilmente penso possano arrivare offerte. In Italia si cercano solo di comprimere le spese.  Ormai le cose più interessanti sono in autoproduzione.

Come è l’Italia vista da fuori?

A me fa paura. Fa paura Salvini, fa paura Giorgia Meloni che si candida a sindaco diella mia città, di Roma. Vista da qui l’Italia è ancora più triste che vivendola “da dentro”. Sentire gli sproloqui del leader della Lega è difficile. A volte cerco di stare lontano dai media italiani anche due tre giorni. Poi la mia passione civile e politica, mi fa tornare a leggere i giornali. Ma la mia Italia da qui sembra un paese in agonia.

(Foto Credits: Valerio Nicolosi)

 

 

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