Le armi più pericolose nelle mani dell’Isis

Dall’intelligence americana continuano ad arrivare informazioni allarmanti che confermano l’elevata pericolosità dell’Isis. Lo Stato Islamico potrebbe utilizzare armi chimiche e sta lavorando senza soste per metterle a punto. I jihadisti avrebbero inoltre reclutato esperti all’estero e un tecnico che ha lavorato con Saddam Hssein. Scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera:

Gli Usa, insieme agli apparati di Bagdad, hanno individuato un’intensa attività da parte dello Stato Islamico, un programma che non è chiaro quanto sia avanti ma certamente ha attratto risorse. I jihadisti — secondo informazioni rilanciate in queste ore — hanno reclutato esperti all’estero e ingaggiato un tecnico che ha lavorato nel settore all’epoca di Saddam Hussein. Come altri ex ufficiali oggi al vertice del movimento, ha offerto la sua conoscenza in un campo difficile. Non è cosa da poco trasformare sostanze tossiche in armi. Ancora più complesso — dicono — poterle usare in una città occidentale. Devi costruirla, trasferirla in sicurezza e poi impiegarla. Ostacoli pratici che tuttavia non hanno scoraggiato i collaboratori del Califfo.

 

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ARMI ISIS, NELL’ARSENALE ANCHE AGENTI CHIMICI –

L’Isis, che nei messaggi di propaganda non evita riferimenti a qualcosa di «grande», per ora si sono limitati ad uccidere con kalashnikov e cinture esplosive, ma non è escluso che decida di compiere attentati con miscele tossiche, come tra l’altro già fatto da al Qaeda in Iraq tra il 2006 e il 2007. Gli uomini dello stato islamico sono già in possesso di agenti chimici. Spiega ancora Olimpio sul Corriere della Sera:

Lo Stato Islamico, per metà esercito e per l’altra gruppo del terrore, ha ripreso il filo. Il saccheggio di molte caserme del regime siriano forse gli ha permesso di trovare qualche bomba dell’arsenale proibito. Bagdad ha denunciato all’Onu come nel giugno 2014 il nemico abbia occupato il sito di Muthanna dove erano custoditi 2500 razzi (non più utilizzabili) e agenti chimici. E poi sono arrivate le conferme, nel corso del 2015, sull’uso di granate da mortaio «particolari» nella regione di Tel Brak (Siria) contro posizioni dei curdi Ypg e dei peshmerga iracheni a Makhmur. Decine gli episodi. Le analisi hanno svelato che i jihadisti hanno utilizzato prodotti che sono impiegati nell’agricoltura e nel settore civile, come i pesticidi. Gli iracheni sono corsi ai ripari acquistando equipaggiamenti in Russia.

E ancora:

Con l’iprite o altri veleni nelle mani delle cellule infiltrate nel Vecchio Continente, basta anche solo un test per seminare il panico, è sufficiente un tentativo senza successo per accrescere l’insicurezza. Lo scenario non va escluso, però evitando di fare da megafono ai killer.

(Foto di copertina: HAIDAR HAMDANI / AFP / Getty Images)

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