Roma, Valeria Baglio: “Che i cittadini romani possano sfiduciare il sindaco”

La crisi politica di Ignazio Marino in Campidoglio ha fatto tornare di stringente attualità le proposte, da molti anni sul tavolo, per una riforma amministrativa dello statuto della Capitale d’Italia: Walter Tocci, ad esempio, così come Roberto Morassut e Marco Causi, ma anche Lorenza Bonaccorsi, stanno riaprendo la discussione sul tema. Al di là di quanto bene o male abbia governato Ignazio Marino, la strumentazione amministrativa di Roma Capitale è adeguata a governare un tessuto urbano così complesso? La risposta unanime è no.

ROMA, VALERIA BAGLIO: “CHE I CITTADINI ROMANI POSSANO SFIDUCIARE IL SINDACO”

Oggi interviene anche Valeria Baglio, presidentessa dell’Assemblea Capitolina uscente, che sull’Unità avanza tre proposte per la modifica delle regole che governano Roma Capitale. La proposta più avanzata è quella del “recall“: uno strumento che consenta ai cittadini, che votano il sindaco, di poterlo anche sfiduciare.

La modalità politica con cui si è realizzata la fine della consiliatura è stata dolorosa e controversa. Tutti noi 19 eletti del Pd nell’Assemblea Capitolina abbiamo dibattuto, ci siamo confrontati e alla fine ci siamo assunti una responsabilità enorme. L’abbiamo fatto con l’animo pesante, pressati da una legge che non ci offriva altra strada: eravamo i rappresentanti eletti e dovevamo in quel momento decidere per i nostri elettori. Ma la legittimità della nostra scelta rischia di indebolire in futuro il valore del voto, cosa che rispetto alla crisi della partecipazione democratica è un fattore non secondario. Abbiamo usato gli strumenti che avevamo ed oggi, ancora una volta, non faccio fatica a dire che quegli strumenti sono insufficienti. Introduciamo allora per le grandi città il meccanismo del recall, ovvero la possibilità direttamente agli elettori con specifici procedimenti straordinari di poter confermare o togliere la fiducia al Sindaco. Creiamo le condizioni perché nelle grandi città i cittadini possano, se in via straordinaria si manifesta la necessità come è successo a Roma, confermare o sfiduciare il Sindaco in corso di mandato.

Le altre due proposte di Valeria Baglio riguardano più specificamente il suo partito, il Partito Democratico: innanzitutto, scrive la Baglio, bisogna garantire la coerenza e l’omogeneità fra i soggetti che votano alle primarie per il candidato sindaco, e quelli che poi voteranno effettivamente per il comune.

Al di là del dibattito che appassiona gli esperti sull’opportunità o meno di affidare ai cittadini la decisione finale sulla candidatura, le primarie sono il tratto distintivo del nostro partito e del nostro rapporto con gli elettori. Anzi direi che sono lo strumento che ci obbliga a prendere decisioni uscendo per le strade ed entrando nei circoli piuttosto che trincerarsi in chiusi uffici politici. Occorre fare particolare attenzione però a chi potrà votare alle nostre primarie. Da alcuni anni portiamo avanti un’anomalia, le nostre primarie infatti sono più che aperte e partecipa anche chi non può votare alle elezioni. Questa caratteristica apparentemente democratica può creare elementi di incertezza ed indebolisce lo strumento stesso. Usando le parole proprie degli appassionati, il selectorate deve avere le stesse caratteristiche dell’electorate, prevedendo magari più appropriati momenti di confronto con gli attivisti privi di diritto di voto.

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Per evitare le infiltrazioni della criminalità organizzata, e quindi quanto accaduto con Mafia Capitale, serve un cambiamento delle pratiche interne del Partito Democratico romano; bisogna, dice la Baglio, prendere sul serio il codice etico del Pd.

 Quando è cominciata l’inchiesta di Mafia Capitale eravamo impreparati sia come rappresentanti e dirigenti politici sia come cittadinanza attiva. Non è una colpa ma è un fatto. Dovremmo dotarci di un nuovo codice etico, che non si limiti ad essere lettera morta o enunciazione di principi vuoti ma che sia una guida ai comportamenti condivisa e certa per chi nel partito democratico svolge ruoli elettivi e di governo. Abbiamo bisogno di diffondere competenze amministrative e politiche specificatamente rivolte a combattere la crisi di legalità della nostra città. Come partito siamo in passato stati premiati per la nostra preparazione ma ora questa preparazione deve crescere ed essere codificata.

In ogni caso, dice la Baglio, la prossima per Roma dovrà essere “una consiliatura costituente” che vada a modificare le regole che governano la macchina romana; i modelli possibili sono tanti, e tutti noti: quello berlinese, londinese, parigino.

Mi convince, il modello di Parigi, dove le amministrazioni periferiche – gli Arrondissement – e l’amministrazione centrale si intrecciano in una serie di ruoli condivisi. Sembra incoerente, ma in una realtà come la nostra, centralismo e decentramento devono convivere in modo che l’uno rafforzi l’altro. Questa città non si governa solo dal Campidoglio, troppo lontano in senso fisico e ideale dai lembi più periferici della città, e allo stesso tempo non si governa solo dai singoli Municipi per i quali è impossibile rappresentare il tutto.

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