Il flop di Berlusconi nella piazza di Salvini

Da Arcore e da Forza Italia lo avevano avvertito. «Sarà un errore andare a Bologna….». I fischi di una piazza Maggiore gelida, a trazione leghista e poco accogliente per il partito del Cav, al di là dei proclami sull’unità del centrodestra, sono un’amara conferma per Silvio Berlusconi. Ospite sgradito alla kermesse che, di fatto, ha incoronato Matteo Salvini e la sua futura leadership. Il Cav? Soltanto un “ricordo”. Ormai sopportato da una piazza che ha fischiato un discorso troppo lungo. Identico a tanti altri già sentiti. Un ritornello stanco, una fotocopia sbiadita del ’94, tra attacchi alle toghe e (presunti) rischi di “regime” evocati per quelle stesse riforme già votate da Fi, in tempi di pax nazarena. Dopo quasi mezz’ora, così, al «quarto punto del programma» sbandierato da Berlusconi, la piazza sbotta: «Basta, via…». E ancora: «Matteo, Matteo...». Un flop mai visto per il Cav.

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BERLUSCONI FISCHIATO. UN FLOP MAI VISTO NELLA PIAZZA DI SALVINI –

«Vado, dobbiamo essere uniti. Anche perché Salvini fa queste fughe in avanti… È bene stargli accanto, non farlo fuggire», si era difeso l’ex premier, spiegando ai parlamentari e ai vertici scettici del partito come Forza Italia non potesse mancare nella piazza di Bologna, pur in “casa” d’altri. Voleva “tallonare” Salvini, il Cav. Ma ha finito per auto-rottamarsi. E consegnare il partito nelle mani del Carroccio. Non è un caso che lo stesso leader della Lega Nord lo avesse fatto capire ben prima che Berlusconi prendesse la parola dal palco: «Indietro non si torna, qui comincia qualcosa di nuovo, guidato dalla Lega. E non è la casa delle libertà». Tradotto, adesso è Salvini con il suo partito ad avere le redini del centrodestra. A poco servono i tentativi forzisti, a microfoni accesi, di allontanare l’Opa salviniana. «Qui non c’è qualcuno che detta la linea. Certo, sapevamo che fosse la piazza leghista, conosciamo le divergenze e le difficoltà, ma da qui dobbiamo ripartire», spiega Gelmini a Giornalettismo. «Qui muore Forza Italia? Fesserie», ribatte Daniela Santanché, tra le poche a farsi vedere sul palco. Con lei anche Giovanni Toti, il governatore azzurro che proprio il Carroccio ha spinto verso la vittoria in Liguria. «La Lega dice che i rapporti di forza sono cambiati? Vedremo, per ora serve riempire questa piazza..», aggiunge pure il consigliere politico di Berlusconi.

FORZA ITALIA, IL FLOP DEL CAV E I MALUMORI INTERNI –

A discorso finito, però, il Cav capisce che è andata malissimo. Peggio che nelle previsioni degli azzurri più scettici, da Altero Matteoli allo stesso Romani. Basta “leggere” l’umore dei militanti per capire come i discorsi sulla giustizia, le accuse alla magistratura, le tasse da abolire, i golpe (presunti) evocati dal Cav ormai non facciano più presa nell’elettorato di centrodestra. Di certo, non in quello leghista, arrivato a Bologna soltanto per cominciare a spingere il suo leader verso Palazzo Chigi e nella battaglia contro Renzi.

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In casa azzurra, così, le proteste non mancano verso quei pasdaran che hanno spinto il Cav nella morsa leghista: «Ve lo avevamo detto….», accusano. Nessuno tra i vertici ha molta voglia di parlare a fine manifestazione. Ma già durante l’evento, da Malan al capogruppo al Senato Romani, fino a Deborah Bergamini, il quartier generale azzurro in trasferta aveva preferito “rifugiarsi” in un angolo alla destra del palco, quasi imbarazzato. Poco importa che alla fine Berlusconi salga sul palco con Salvini e Meloni, stringendosi le mani, come segno della ritrovata intesa. Perché dietro l’alleanza e la formula “uniti si vince“, si nasconde una realtà amara in casa azzurra: ora è la Lega a dominare. E se almeno la leader di Fdi-An studia da possibile candidata unitaria per il Campidoglio, pur glissando sulla possibile corsa, al Cav invece resta ben poco. Forse soltanto i fischi.

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