La storia di Vesna Vulovic

27/01/2012 di Maghdi Abo Abia

L’assistente di volo che cadde da oltre 10.000 metri sopravvivendo

Anche le donne hanno la loro “Chuck Norris”. Avete mai sentito parlare di Vesna Vulovic, la hostess che sopravvisse a una caduta di 10,160 metri? Se non la conoscete, l’Indipendent racconta la sua storia.

MI SENTO IN COLPA – La donna che 40 anni fa fece parlare il mondo di sé vive una vita ritirata con la sola compagnia dei suoi gatti, in un appartamento di Belgrado: “ogni volta che penso all’incidente, mi sento in colpa per essere sopravvissuta, e piango. A volte penso che forse sarebbe stato meglio fossi morta anche io”. La Vulovic, oggi 62 enne, non ricorda nulla di quello che fu l’incidente: “non so nulla. Mi ricordo solo che mi svegliai in un ospedale e chiesi a un dottore una sigaretta”.

L’INCIDENTE – Il 26 gennaio del 1972 il volo JU 367 della Yugoslav Airlines, un DC-9 proveinente da Copenhagen e diretto a Zagabria, cadde nei boschi di Srbská Kamenice, nell’allora Cecoslovacchia. Morirono 23 passeggeri e quattro membri dell’eqipaggio. Vesna Vulovic fu l’unica sopravvissuta, e venne ritrovata tra le macerie. A seguito di una breve indagine, si pensò che l’incidente venne causato da una bomba, piazzata nell’aereo dai membri di un’organizzazione separatista croata.

ESPLOSO O ABBATTUTO? – La Vulovic entrò nel Guinness dei primati per la più alta caduta senza paracadute, 10.160 metri, l’altezza in cui volava l’aereo al momento dello scoppio. Eppure nessuna organizzazione croata rivendicò l’attentato e nel 2009 due giornalisti, Peter Hornung e Pavel Theiner, riuscirono a ottenere alcuni documenti relativi all’incidente da parte delle autorità ceche. Sembra che l’aereo fosse alle prese con un atterraggio di emergenza. A quel punto l’aviazione cecoslovacca lo scambiò per un velivolo nemico e venne abbattuto da un MIG a “soli” 800 metri d’altezza. Bomba o missili?

SONO UN GATTO – La Vulovic nel frattempo è diventata un’eroina yugoslava, tanto da tentare la carriera politica. Di quel giorno, ricorda molto poco: “L’ultima cosa che ricordo prima dell’incidente, è l’imbarco dei passeggeri a Copenhagen, poi niente fino al risveglio dal coma in ospedale”, ha confermato la Vulovic. Ora condivide le difficoltà dei serbi alle prese con la crisi economica. Si taglia e tinge i capelli da sola, e usa “un mascara vecchio di cinque anni per sistemarmi quando la gente vuole fare una foto con me. Non so cosa dire quando gli altri sostengono che io sia stata fortunata…la vita oggi è davvero dura”, ha detto la Vulovic, sopravvissuta dopo una commozione cerebrale, una paralisi alle gambe e la rottura di tre vertebre. Grazie a due operazioni è riuscita a riacquistare l’uso delle gambe. “Sono un gatto, ho molte vite”.

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