Manovra, critiche anche dalla Corte dei Conti

Ancora critiche sulla legge di stabilità. Questa volta è la Corte dei Conti a sollevare dubbi sulle coperture della manovra di politica economica del governo Renzi. Il provvedimento aveva già scatenato uno scontro tra esecutivo e Regioni, con l’affondo di Chiamparino contro i tagli da 17 miliardi nel trienno 2017-2019. Ma non solo. Durante le audizioni parlamentari, anche i tecnici del Servizio Bilancio di Camera e Senato avevano espresso non poche perplessità su molti aspetti del provvedimento: dall’aumento del tetto contante, alle compensazioni insufficienti per i Comuni legati all’abolizione di Imu e Tasi su terreni agricoli e prima casa, fino agli stessi tagli a patronati e Regioni.

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MANOVRA, LE CRITICHE DELLA CORTE DEI CORTI –

Secondo i giudizi contabili, la legge di stabilità «lascia nodi irrisolti». Il motivo? «Utilizza al massimo gli spazi di flessibilità disponibili, riducendo esplicitamente i margini di protezione del conti pubblici, e lascia sullo sfondo nodi irrisolti (clausole, contratti pubblici, pensioni) e questioni importanti (quali il definitivo riassetto del sistema di finanziamento delle autonomie territoriali». Già il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aveva sollevato critiche simili, sottolineando il rischio di dover prevedere un’ottava salvaguardia sulla questione esodati (la settima è stata inserita nella stabilità, ndr).

Durante la sua audizione, il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, ha sottolineato come la «principale fonte di finanziamento manovrabile degli enti riguarda le abitazioni diverse dalla prima casa, su cui continuerà a vivere il dualismo Tasi-Imu, con la conseguenza che la maggioranza dei servizi indivisibili forniti dai Comuni graverà di regola sui non residenti e quindi soggetti non in grado di operare il ‘controllo politico’ sull’operato degli amministratori attraverso il voto». Ma non solo: Squitieri ha spiegato come la legge di Stabilità «sconta il carattere temporaneo di alcune coperture e il permanere di clausole di salvaguardia rinviate al futuro».

MANOVRA, LA CORTE DEI CONTI: «POTEVA SERVIRE UN INTERVENTO SULL’IVA» –

Il presidente della Corte ha aggiunto come il “riassoribimento” delle clausole nel 2017 e nel 2018 «richiederà l’individuazione di consistenti tagli di bilancio o aumenti di entrate sia pur resi meno onerosi dai benefici di una maggiore crescita». Per questo, ha suggerito Squitieri, «le condizioni economiche del Paese avrebbero potuto consigliare l’adozione di interventi sulla spesa fiscale (riguardanti ad esempio un articolato intervento sulle aliquote Iva agevolate o sulla stessa struttura delle aliquote Iva) eventualmente attutiti (ma non annullati) con misure di sgravio».

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