Mafia Capitale, desecretata la relazione del prefetto

Il prefetto Franco Gabrielli ha rimosso il segreto pubblico dalla relazione amministrativa sugli uffici di Roma Capitale: è la famosa relazione su Mafia Capitale, a cui è allegata la lista dei 101 funzionari che sarebbero in qualche modo entrati in contatto con il sistema del “Mondo di Mezzo” di Salvatore Buzzi e di Massimo Carminati. Il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone potrà ora utilizzare la relazione come prova nel processo per Mafia Capitale che inizia a Piazzale Clodio il prossimo 5 novembre.

MAFIA CAPITALE, DESECRETATA LA RELAZIONE DEL PREFETTO

Ci sono due parti della relazione sulle quali sono accesi i riflettori degli osservatori: la prima è quella che grazie alla desecretazione della Prefettura sarà resa pubblica, si legge, probabilmente nella terza udienza di Mafia Capitale. E’ la lista dei 101 nomi, fra funzionari e dirigenti del Comune di Roma, che hanno avuto un qualche ruolo di contatto – fra i più eclatanti e noti, ai minori e dimenticati – con il sistema di Mafia Capitale.

Il documento, infatti, costituisce una “guida”, predisposta dalla Commissione per agevolare la lettura della corposa Relazione da essa redatta e contiene i nomativi delle persone evocate nella stessa Relazione. Si tratta non solo di dipendenti di Roma Capitale, ma anche amministratori pubblici, soggetti appartenenti o collusi a “Mafia Capitale” ed altre persone, citati, a vario titolo, negli atti pubblici dell’indagine “mondo di mezzo”, sui quali si fonda in larga parte la Relazione della Commissione. Peraltro, il testo di tale Relazione, in adesione ad una richiesta della Procura della Repubblica di Roma, è già stato “desecretato”, in vista di un suo possibile utilizzo nell’ambito della fase dibattimentale del processo al ricordato sodalizio criminale che avrà inizio il prossimo 5 novembre.

Così un comunicato della prefettura di Roma che precisa, peraltro, come “Roma Capitale  non ha mai formalmente rappresentato l’esigenza di acquisire la “lista dei 101”: i provvedimenti amministrativi sui dirigenti più collusi con Mafia Capitale, in numero di 18, sono stati presi in base a comunicazioni dirette fra la Procura e l’Amministrazione capitolina: ” Non si può non rilevare come il clamore mediatico di questi giorni sia il frutto di inesattezze che finiscono per alimentare l’idea – destituita di fondamento e della quale non si avverte il bisogno – di processi non trasparenti, logorando i rapporti di collaborazioni tra le Istituzioni che agiscono nel contesto capitolino”. Sarà dunque presto possibile conoscere il contenuto della lista.

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Lirio Abbate, sull’Espresso, riporta il contenuto della relazione prefettizia.

La chiave è nel capitolo “dieci” del rapporto: quale potere è rimasto nelle mani delle cricche capitoline. Viene analizzato su un triplice fronte: il capitale istituzionale, il capitale politico e quello amministrativo. Questo è il tesoro di Massimo Carminati: «Il milieu di amministratori e funzionari pubblici che sono stati funzionali ai disegni di infiltrazione di “mafia Capitale”».  (…) La commissione rileva «come la costruzione di questo “capitale” sia il frutto di un lavoro condotto in sinergia da Carminati e Buzzi». Un investimento prezioso, che si comprende nelle pagine del capitolo “undici” dedicato a «Il capitale amministrativo». Sembra la tela del ragno. In trentatré pagine «enumera i dipendenti di Roma Capitale che attraverso azioni o omissioni hanno contribuito a piegare la gestione amministrativa dell’ente agli interessi di mafia Capitale».  I commissari riportano una schiera di nomi, «riconducibili al capitale amministrativo», non tutti ancora indagati.

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