Ignazio Marino, l’ira di Matteo Renzi: «Bisognava chiuderla prima»

Il day after a Roma è elettrico: non sono passate nemmeno 24 ore dal clamoroso dietro front del di-nuovo-sindaco-di-Roma Ignazio Marino e la tensione è già alle stelle. Oggi Repubblica e Corriere riportano la reazione di Matteo Renzi al suo ritorno in Italia dall’America Latina. Ritorno che immaginava decisamente diverso.

RENZI E LA GRANA MARINO

Secondo Repubblica

Il fuso orario cubano disturba il premier, ma è nulla rispetto alla grana capitolina e alle continue telefonate di Orfini. «Devi chiudere questa storia, adesso», è il mandato di Palazzo Chigi. Assomiglia a un ordine, in realtà, perché il pasticcio di Roma ha scavato un solco tra i due: «Marino è un irresponsabile e sembra aver perso la testa. Ma tu — attacca il capo del governo — dovevi chiuderla prima, te l’avevo detto. Ora siamo nei casini». […] L’obiettivo minimo è buttarsi alle spalle l’incubo e nominare al più presto (già oggi, se possibile) il commissario prefettizio che traghetti la città al voto. Circolano i nomi di Paola Basilone, Bruno Frattasi e Riccardo Carpino, con quest’ultimo in pole.

Il problema è che la grana Roma potrebbe essere strumentalizzata dalle mille opposizioni al Premier, che fiutato l’odore del sangue cercano di spingere anche Renzi nella fanga capitolina. Secondo il Corriere infatti

Il premier ieri avrebbe voluto godersi il successo della missione in Sud America e buttarsi poi a capofitto sulla legge di Stabilità. In parte lo ha fatto. Ma solo in parte. Perché, per quanto abbia deciso di non farsi «invischiare» dalla «palude» romana, Renzi non ha potuto fare a meno di seguire le vicende capitoline. Per carità, da parte sua c’è ancora il «massimo sostegno» a Matteo Orfini, ma c’è anche tanta impazienza, per una vicenda che si poteva risolvere prima. «Mi è stato detto — si è sfogato il premier con i collaboratori — che bisognava continuare ad appoggiare Marino e che la sua giunta andava rafforzata con degli innesti esterni, ma poi è andata come è andata». E ora bisogna evitare che la situazione diventi «ingestibile»

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